
È capitato almeno una volta a qualunque studente universitario di chiedersi se gli convenisse accettare un voto non del tutto soddisfacente o tentare di migliorarlo alla seduta successiva.
Un dubbio che, nella frenesia della sessione d'esami, può trasformarsi in un vero grattacapo: da una parte la voglia di alzare la media, dall’altra la consapevolezza di dover ripetere tutto daccapo e di perdere tempo.
A confrontarsi su questo dilemma sono stati tanti studenti, in un thread aperto su Reddit con la seguente domanda: “In base a cosa rifiutate o accettate un voto di un esame?”.
Qualcuno stempera subito con un po’ di ironia: “Il voto è >= 18? Si accetta. Il voto è < 18? Purtroppo non si può accettare”.
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Hai l'energia per rifare l'esame?
Tra i primi interventi c'è chi riporta una prospettiva molto pragmatica: “Si accetta sulla base di quanta voglia ho di ripetere l'esame”.
Molti universitari, infatti, si ritrovano in questa logica: se la materia pesa, se la sessione è piena, se non ci si sente pronti a rimettere mano ai libri, il voto viene preso così com’è. Altri ragionano, invece, in maniera più strategica, cercando di capire se lo sforzo extra possa portare a un salto in alto significativo.
Quanto hai studiato conta (eccome)
Un utente riassume il problema con una formula che suona quasi come una legge non scritta: “Inversamente proporzionale a quanto hai studiato. Se hai preso 24 studiando 3 gg rifiuta, studiando una settimana arrivi a 30. Se hai preso 21 studiando 3 mesi prendilo, non hai altri 6 mesi da buttare”.
Un ragionamento che in parecchi possono comprendere bene: a volte il margine di miglioramento c’è, altre volte rifare tutto richiede energie che non si hanno più. E non è detto che ne valga la pena.
Non esiste una regola universale: il valore dell'esperienza personale
Un’altra voce racconta di un percorso fatto di successi ma anche di tentativi meno fortunati: “Ho rifiutato 18 che ho trasformato in 30 e ho rifiutato 26 che alla mandata dopo sono rimasti 26 e ho portato a casa senza batter ciglio”.
Il commento prosegue, perciò, ricordando che ogni caso è diverso: “Non ci sta una regola, fai quello che ti senti di fare ma con cognizione di causa”.
Il fattore tempo e il rischio di accumulare esami
C’è, poi, chi considera il rifiuto un rischio da valutare con attenzione, soprattutto quando il carico di studio è pesante: “Conviene sempre mostrare maturità per quanto si è fatto ed accettare… Se rifiuti un esame poi devi ripreparare lo stesso + gli altri. Se continui a rifiutare si accumulano esami da ridare + quelli nuovi. È la ricetta perfetta per buttarti giù da un palazzo (purtroppo non sono troppo ironico)”.
L’eccezione, secondo questo utente, sarebbero solo i parziali o gli esami che si studiano in poco tempo o che si conoscono già molto bene.
Triennale, magistrale e aspettative diverse
Un altro studente racconta, invece, come il proprio approccio sia cambiato nel tempo: “In triennale ho accettato tutto… in magistrale sto rifiutando un po' di voti bassi, tipo un 21 e ci ho preso poi 30. Dipende da troppi fattori personalmente”.
Per alcuni, in ogni caso, il passaggio alla magistrale porta obiettivi più alti, oppure la necessità di mantenere una certa media per accedere a percorsi specifici.
Quando rifiutare serve davvero
Un utente cerca di contestualizzare il discorso portando un esempio concreto: “A luglio dovevo dare Economia Politica 1 ma ero riuscito a studiare solo una parte… allo scritto presi 21, quindi decisi di rifiutare”.
Proseguendo con il resoconto della seconda chance: “A settembre l'ho ridata, ho preso 25 e l'ho accettato perché non mi interessava prendere di più”.
La scelta di rifiutare, in questo caso, nasceva soprattutto da un motivo: “Il primo 21 lo rifiutai perché mi abbassava parecchio la media, altrimenti me ne sarei sbattuto e avrei accettato”.
Guardare al percorso nel complesso
C’è anche, però, chi riflette a posteriori su come le scelte fatte abbiano inciso sul voto di laurea: “Avevo la mentalità del ‘studia per avere 30 ma accetta tutto sopra il 18’… maledico di aver accettato un 19 in chimica”.
Il commento, per questo, diventa quasi uno sfogo: “Mi ha abbassato tantissimo la media e non mi ha permesso di chiudere con il 110… stessa cosa alla magistrale, ho accettato un 22 e un 23 e per colpa della mia poca voglia non ho potuto chiudere con un 110”.
E si conclude con un messaggio motivazionale, rivolto a chi si trova in questo periodo davanti a tali scelte: “Rifiuta i voti che pensi non combacino con la tua media o con quello che potresti dare e punta in alto”.