
Dai dati sulla sicurezza stradale in Italia emerge un legame chiaro tra cultura e comportamenti alla guida. Secondo la sorveglianza Passi dell’Istituto Superiore di Sanità, chi possiede un livello di istruzione più alto tende a proteggersi di più: casco, cinture e seggiolini per bambini non sono solo obblighi di legge, ma vere e proprie abitudini consolidate.
Indice
Quando il titolo di studio fa la differenza
Il divario è netto. Tra i laureati, il 37% dichiara di indossare sempre la cintura anche nei sedili posteriori, contro il 29% di chi ha un’istruzione più bassa.
Un trend simile riguarda l’uso del casco in moto: 98% tra i più istruiti, 84% tra i meno istruiti.
Numeri che raccontano non solo un diverso grado di consapevolezza, ma anche l’impatto che l’educazione può avere sul senso di responsabilità personale e collettiva.
Quando entrano in gioco le difficoltà economiche
Le disparità aumentano ulteriormente quando al basso titolo di studio si sommano situazioni economiche precarie. In questi casi, l’uso dei dispositivi di sicurezza cala ancora di più: solo il 28% di chi dichiara problemi economici utilizza sempre la cintura posteriore, contro il 38% di chi non ha difficoltà. Anche l’uso del casco si riduce, passando dal 97% al 91%. Le differenze regionali restano marcate, con il Sud ancora in ritardo rispetto al resto del Paese.
Seggiolini per bambini: un’abitudine ancora fragile
Il mancato utilizzo dei seggiolini resta uno dei punti critici. A livello nazionale riguarda il 17% degli intervistati, ma al Sud la percentuale sale al 24%.
Anche in questo caso la condizione economica e il livello di istruzione si confermano fattori determinanti. Sebbene i dati mostrino un lento miglioramento negli ultimi anni, la sicurezza dei più piccoli continua a dipendere fortemente dal contesto familiare e sociale.
Alcol e guida: giovani sotto osservazione
L’indagine segnala anche un altro comportamento a rischio: la guida dopo aver bevuto. Nel biennio 2023-2024, il 6% degli intervistati ha ammesso di essersi messo al volante dopo aver consumato alcol, almeno una volta nel mese precedente.
Tra i 18 e i 21 anni, il dato è del 5%, nonostante per questa fascia d’età il limite legale sia zero. Gli uomini risultano più esposti (7%) rispetto alle donne (3%), e la fascia 25-34 anni è quella più coinvolta. Secondo l’analisi, il fenomeno risulta leggermente più diffuso nelle regioni del Nord.