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L’emergenza freddo continua, in molte zone d’Italia basta uscire in strada per capirlo. Le nevicate sono abbondanti, gli spostamenti sono resi difficili dal ghiaccio, le temperatura sono prossime allo zero e le persone sono sempre più in difficoltà, soprattutto in quelle regioni poco attrezzate per tamponare una situazione del genere.

Da questo quadro, naturalmente, non sono escluse le scuole. Abbiamo già parlato delle aule fredde, dei termosifoni spenti, delle lezioni in cappotto che in queste settimane stanno riempendo le pagine dei giornali. Ora proveremo a costruire una mappa sintetica d’Italia per capire qual è la situazione e come stanno reagendo gli studenti nelle diverse aree del nostro Paese.

Aule fredde nella metà delle scuole

Più di 1 ragazzo su 2, infatti, dice che ci sono stati dei disagi a scuola a causa del freddo. La situazione più grave – come prevedibile – al Sud, dove il 74% dei 1800 studenti interpellati da Skuola.net ha detto di aver dovuto fronteggiare in vario modo l’emergenza freddo. I problemi maggiori in Puglia e Sicilia. Ma anche il Centro – soprattutto nel Lazio – e il Nord (in Liguria quasi la metà dicono di aver avuto disagi) non sono stati risparmiati. Le regioni più attrezzate? Quelle dell’arco alpino (Piemonte, Veneto e Trentino su tutte), ma c’era da aspettarselo.

La didattica va avanti regolarmente ma ci si copre bene

Ma che tipo di contromisure sono state messe in campo nelle scuole al freddo? Lo abbiamo chiesto a quella parte del campione che ci ha confessato di aver passato un periodo turbolento nel proprio istituto. E' ben il 47% di questi ragazzi a dire di aver continuato a svolgere regolarmente lezione, nonostante i disagi provocati dal gelo, munendosi di sciarpe, cappelli, piumini, nei casi più estremi di stufette elettriche per sopportare il gelo delle aule. Una situazione che conoscono bene gli studenti, ad esempio, di Campania e Umbria.

Al Sud, per 1 studente su 5 scuole chiuse

Qualcuno di loro, però non ha resistito e ha scelto di rimanere a casa dalle lezioni: per il 12% (ma in Liguria e nelle Marche si arriva a quasi 1 caso su 3), le classi sono rimaste semivuote. Qualche volta sono stati addirittura i professori a rinunciare. Scuole chiuse, invece, per circa il 14% di chi ha denunciato disagi. Ma al Sud le condizioni, anche in questi giorni, sono impraticabili ed è circa il 20% degli studenti a dire che il proprio istituto ha chiuso i battenti. Una quota che in Puglia è salita anche oltre il 30%. Ma ci sono stati anche casi in cui si sono adottate soluzioni "morbide": orario ridotto per il 6%, cambio di aula per il 3%. La prima soluzione particolarmente quotata in Lombardia, la seconda in Emilia.

I riscaldamenti continuano a non funzionare

Perché sul banco degli imputati ci sono ancora loro: i riscaldamenti. La web survey ha preso di nuovo in esame la quota di ragazzi che hanno rilevato disagi causa freddo. Un terzo di loro si lamenta che i termosifoni vengono accessi troppe poche ore al giorno, situazione che peggiora nel Lazio (si arriva al 40%) e in tono leggermente minore in Abruzzo. Molti altri (27%) dicono che il riscaldamento funziona solo in alcune aree della scuola. E poi ci sono gli impianti rotti: lo sostiene il 16%, con picchi in Sicilia e Calabria. Nella prima lo denuncia 1 su 4, nella seconda addirittura 1 su 3.

Cresce la protesta, sciopero strada maestra

Le reazioni, però, non si sono fatte attendere. Tra chi ha vissuto disagi, più di 2 studenti su 3 dicono che nel proprio istituto ci sono state delle forme di protesta. Nel 44% dei casi per iniziativa degli stessi ragazzi, in un 4% per voce dei professori, in un altro 20% gli studenti e i docenti si sono coalizzati. I più battaglieri sembrano essere i liguri e i campani, nelle Marche invece i prof più agguerriti. La via più battuta? Sicuramente lo sciopero, che al Sud raggiunge picchi del 33% (soprattutto in Calabria, ma pure in Liguria non si scherza). In alternativa si scrive una lettera di protesta indirizzata alla scuola (16%). Al Centro e in Puglia si preferisce manifestare, in Emilia molto gettonata l’autogestione.

Marcello Gelardini