
Per la scuola è ormai una tradizione iniziare, con i primi freddi, la stagione dell’ostruzionismo. Molti gli spunti per poter dire che le cose non vanno: dalla didattica alle strutture fatiscenti, fino ai servizi che mancano. A dircelo i circa 2500 studenti delle superiori che hanno partecipato a una web survey di Skuola.net. Circa 1 su 4, infatti, ha visto bloccare la didattica a causa delle proteste studentesche. Tra questi, per più della metà si è trattato di autogestione (il 50%, cui va aggiunto un 6% di ‘non partecipanti’), mentre il 28% ci ha detto che c’è stata una vera e propria occupazione (il 17% da partecipante attivo, l’11% da osservatore).
Le autogestioni
Tra chi ha partecipato all’autogestione, il giudizio è positivo: per il 43% è stata ben organizzata, con corsi e lezioni alternative apprezzate dai ragazzi. Per il 40%, invece, pur essendo stata strutturata a dovere, ha visto una partecipazione non così ampia. Solo il 17% la giudica negativamente: per il 15% è stata organizzata male, per il 2% appena è stata un fallimento.I motivi dell’autogestione? Si va dalle polemiche sui contenuti della legge di riforma ‘La Buona Scuola’ ai problemi interni alla scuola (che, assieme, si dividono equamente la metà delle motivazioni: 25% per entrambe). Senza trascurare il malumore per le poche iniziative del Governo a favore dei giovani (10%) e per i problemi sociali (9%). Anche se qualcuno ammette di aver partecipato solo per divertirsi assieme ai compagni: è il 12% del totale.
Come mai questi ragazzi non hanno scelto una forma più estrema di protesta? La maggior parte – il 38% - dice di non aver occupato semplicemente perché non ne ha avuto modo, mentre una buona fetta di studenti (il 22%) pare non condividere l’occupazione come forma di protesta costruttiva. Una minoranza quelli che hanno ripiegato sull’autogestione per non violare la legge (6%), per il divieto dei genitori (4%) o per paura di ritorsioni da parte dei professori (6%). Anche perché, in fondo, i docenti non si sono opposti più di tanto all’autogestione: solo nel 12% dei casi hanno promesso conseguenze negative; mentre nel 59% delle situazioni hanno mantenuto un atteggiamento d’indifferenza e nel 29% hanno addirittura appoggiato la protesta.
Le occupazioni
Solo in pochi, dunque, hanno scelto l’occupazione. Sfidando consapevolmente le regole, visto che l’89% di loro sa benissimo che occupare la scuola è illegale. Il 55% lo ha fatto perché la ritiene la mossa più efficace, l’11% per emulare i compagni. Anche se, pure qui, non mancano i furbi: il 14% si è accodato per divertirsi con gli amici, l’8% per non fare lezione. Ma, a prescindere dalle motivazioni, anche le occupazioni sono state giudicate positivamente dalla maggioranza: il 49% ci ha detto che è stata ben organizzata, il 16% ‘così così’.Più alta, rispetto alle autogestioni, la quota degli scontenti: per il 22% è stata male organizzata, il 13% la considera un fallimento. Più incentrati sulla propria scuola e non sui problemi generali sembrano i motivi che hanno portato alle occupazioni. Nel 41% dei casi si è trattato di una protesta contro la cattiva gestione degli spazi e della didattica nel proprio istituto. Il 27%, invece, dice di averlo fatto per opporsi alla ‘Buona Scuola’. Il 12% per stimolare il Governo a prendere iniziative in favore dei giovani. Solo l’11% per stare più tempo con i compagni di classe.
Quello che cambia di più, rispetto alle autogestioni, è l’atteggiamento dei docenti. I prof, in base a quello che ci hanno riportato i ragazzi, hanno minacciato ritorsioni per gli ‘occupanti’ nel 36% dei casi. Non è comunque bassa la percentuale di professori che, più o meno apertamente, si sono schierati con gli studenti: il 46% non reagendo affatto, il 18% dicendosi d’accordo con l’iniziativa.
Chi non partecipa
E chi non ha partecipato né all’autogestione né tantomeno all’occupazione? Non sono in molti, in totale non superano il 17% tra quelli che hanno avuto ondate di protesta nella propria a scuola. Qualcuno lo ha fatto perché le ritiene perdite di tempo (29%), altri perché apertamente contrari ai motivi scatenanti (19%), altri ancora per l’opposizione dei genitori (14%), senza tralasciare quelli che ne hanno approfittato per studiare per migliorare i propri voti (13%).Marcello Gelardini