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Tutte le novità per l'anno scolastico 2025-26

Finisce l’era degli smartphone in aula. La condotta torna a contare di più nella valutazione degli studenti, fino ad avere voce in capitolo sulla promozione - anche alle scuole medie - e sull’esito degli esami di Terza Media e Maturità. E proprio l’esame di Stato, dal 2026, cambierà volto e nome tornando ad essere, appunto, chiamato come un tempo.

Sono questi i pilastri su cui si baserà la “ristrutturazione” della scuola a partire dall’anno 2025/26 - riepilogati e spiegati dal portale Skuola.net - in attesa della rivoluzione annunciata per l’anno scolastico successivo, quando verranno introdotte le Nuove Indicazioni Nazionali che cambieranno i programmi scolastici.

Intanto, da settembre la parola d’ordine è “tolleranza zero” verso tutti quei comportamenti che rischiano di compromettere il percorso educativo e formativo degli studenti.

Un segnale forte, che si accompagna a un nuovo giro di vite su bullismo e cyberbullismo, ancora oggi tra le priorità assolute nell’agenda del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Si tratta, dunque, di un pacchetto di interventi che ridisegna il ruolo della scuola italiana: non solo luogo di apprendimento, ma anche palestra di cittadinanza.

Indice

  1. La stretta definitiva sugli smartphone
  2. La centralità del voto in condotta
  3. Maturità: dal cambio di nome al restyling dell’esame
  4. Lotta aperta al bullismo e al cyberbullismo
  5. Il 20 gennaio sarà la Giornata del Rispetto

La stretta definitiva sugli smartphone

Dove i telefonini non potranno più entrare nemmeno alle superiori: con una circolare inviata alle scuole il 16 giugno 2025, il Ministero dell’Istruzione e del Merito mette totalmente fine alle distrazioni “digitali” in classe, estendendo il divieto di utilizzo degli smartphone - già in vigore per le scuole primarie e secondarie di primo grado - anche alle secondarie di secondo grado.

Una misura, questa, che nei piani del MIM vuole restituire centralità all’attenzione in classe, rafforzando altresì il rapporto con i docenti e valorizzando la qualità delle relazioni tra studenti. Ma anche intervenendo sui preoccupanti effetti sullo sviluppo cognitivo che può avere la dipendenza da smartphone.

Da un punto di vista pratico, saranno le singole scuole a dover decidere come applicare la norma e le conseguenti sanzioni per i trasgressori: assisteremo quindi a varie soluzioni, dal semplice divieto all’obbligo di consegna ai docenti all’ingresso delle lezioni, passando per l’installazione di armadietti in cui riporli.

Non sono previste deroghe nemmeno per la didattica digitale - si dovranno impiegare in quel caso tablet o pc - ma l’utilizzo del telefono sarà comunque consentito solo agli studenti con bisogni educativi speciali che abbiano bisogno espressamente dello smartphone.

E chi non rispetta le regole? La violazione dovrà comportare sanzioni disciplinari - come indicato dal Ministero dell’Istruzione - ma saranno sempre i singoli istituti a decidere quali nei propri regolamenti: al Galvani di Pordenone - scuola che ha fatto molto parlare di sé in queste settimane - si parte, ad esempio, con una nota sul registro, ma nei casi di recidiva si può arrivare a provvedimenti ben più seri, finanche alla sospensione.

Attenzione però: non si tratta di uno stop generale alla tecnologia a scuola ma della volontà di stimolarne un utilizzo saggio. La decisione ministeriale nasce, infatti, da una preoccupazione crescente, condivisa anche a livello internazionale. Diverse organizzazioni, tra cui l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), hanno infatti evidenziato una correlazione tra l’uso eccessivo di smartphone e social media e il peggioramento del rendimento scolastico, con effetti collaterali che possono incidere anche sul benessere psicologico degli adolescenti.

Prendendo in prestito le parole di una celebre scrittrice del secolo scorso - “Se due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova” - anche l’Italia ha indagato sul tema. L’Università di Milano-Bicocca, con la ricerca “Eyes Up”, ha dimostrato come l’uso intensivo dei dispositivi digitali e dei social possa influire negativamente sui processi di apprendimento, confermando la necessità di un intervento strutturale.

La centralità del voto in condotta

Proseguendo nell’excursus, un altro cardine del nuovo anno scolastico 2025-26 - destinato a incidere anche su quelli successivi - sarà la riforma della condotta, fortemente voluta dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Dopo l’assaggio introdotto con la Maturità 2025, il pacchetto di norme entra ora a pieno regime, trasformando il voto in comportamento in una componente strutturale del percorso educativo e formativo dello studente.

La novità principale, su questo punto, riguarda il peso attribuito proprio al voto di condotta, che tornerà ad essere valutata anche alle scuole medie, dopo qualche anno di assenza. Anche qui - come avviene già alle superiori - un cinque corrisponderà ad una bocciatura o alla mancata ammissione agli esami di fine ciclo. Con la differenza, rispetto al passato, che questa eventualità potrà verificarsi anche in caso di “gravi e reiterate violazioni del regolamento di istituto” e non solo in casi estremi, come era finora. 

In caso di sospensione, poi, gli studenti non potranno starsene a casa “a giocare alla Playstation” - come ama ripetere il Ministro Valditara - ma nei casi più lievi andranno comunque a scuola per svolgere attività connesse all’educazione civica, mentre nei casi più gravi - sospensioni superiori a due giorni - dovranno svolgere attività di volontariato in strutture indicate dal MIM. 

Inoltre, alle superiori il sei in condotta determinerà un debito formativo da colmare a settembre o in sede di colloquio all’esame di Maturità, attraverso la discussione di un elaborato realizzato dallo studente su tematiche di cittadinanza e costituzione assegnate dai docenti per farlo riflettere sui propri comportamenti. 

Ma non potrà sorridere nemmeno chi non supera l’otto in condotta: in questo caso si potrà perdere un punto sul voto finale di Maturità per ogni anno degli ultimi tre in cui si verificherà questa condizione. 

Maturità: dal cambio di nome al restyling dell’esame

A proposito di esami di Maturità, anche le prove finali del secondo ciclo di istruzione saranno presto interessate da un importante rinnovamento, pensato per allineare l’esame alle sfide educative e sociali di oggi. Tra le novità in arrivo, annunciate da Valditara già per l’edizione 2026, c’è innanzitutto un paventato cambio di nome: si torna a chiamarlo “esame di Maturità”, archiviando l’esame “di Stato”.

A livello di svolgimento, invece, emerge la volontà di modificare la struttura delle prove, con un’attenzione particolare data allo sviluppo delle competenze trasversali e del problem solving, considerate oggi essenziali per la formazione dei cittadini e dei futuri professionisti.

Confermati, comunque, i due scritti. Ma se la prima prova di italiano non subirà alcuna modifica, la seconda - dedicata alle discipline caratterizzanti i vari percorsi di studio - verrà aggiornata per rispecchiare meglio i programmi dei diversi indirizzi. Per i licei scientifici, in particolare, la prova di matematica avrà un nuovo volto: accanto ai tradizionali esercizi compariranno quesiti di logica e comprensione del testo, così da valutare non solo la preparazione tecnica, ma anche la capacità di ragionamento critico.

Leggero restyling previsto anche per il colloquio orale, che diventerà ancora più multidisciplinare, offrendo così ai docenti delle commissioni più flessibilità durante l’interrogazione del candidato. Maggiore rilevanza sarà attribuita pure all’esperienza dei PCTO, destinata a incidere più profondamente sulla valutazione finale e a restituire una fotografia più completa del percorso dell’ultimo triennio.

Un cambio di rotta pensato per rendere l’orale davvero decisivo, superando le distorsioni della cosiddetta “scena muta” che aveva caratterizzato l’ultima edizione. Lo ha chiarito senza mezzi termini il Ministro Valditara, preannunciando che dal prossimo anno chi si rifiuterà di rispondere alle domande in sede di colloquio sarà bocciato, a prescindere dai risultati ottenuti negli scritti.

E, mentre si susseguono ulteriori indiscrezioni, una certezza c’è già: con l’ordinanza n.105 del 28 maggio 2025, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha fissato le date del prossimo esame. La prima prova scritta della Maturità 2026 si terrà giovedì 18 giugno alle ore 8:30. La seconda prova è prevista il giorno successivo, venerdì 19 giugno, sempre alle 8:30. Una piccola ma significativa novità, visto che da tradizione l’esame prendeva il via mercoledì.

Lotta aperta al bullismo e al cyberbullismo

Altro fronte su cui il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha deciso di intervenire - e che si lega a doppio filo alla riforma della condotta - riguarda il contrasto al bullismo e cyberbullismo, fenomeni che negli ultimi anni hanno assunto un peso sempre più rilevante nella vita scolastica e che il Decreto Legislativo 12 giugno 2025, n. 99 affronta con strumenti più moderni e incisivi.

Le scuole avranno un ruolo sempre più centrale: ogni istituto dovrà nominare un docente referente dedicato - cosa che già doveva essere in base alla legge 71/2007 ma si sa, nella scuola “repetita juvant” - predisporre codici interni di condotta e attivare tavoli permanenti di confronto tra studenti, famiglie, insegnanti e specialisti. Le famiglie dei minori coinvolti dovranno essere informate tempestivamente, così da costruire una rete di responsabilità condivisa tra scuola e genitori.

Un tassello fondamentale di questa riforma sarà il potenziamento del servizio nazionale “Emergenza Infanzia 114”, operativo H24 su tutto il territorio. Attraverso chat, sistemi di messaggistica e persino la geolocalizzazione - previa autorizzazione - le vittime di episodi di bullismo o cyberbullismo possono ricevere supporto psicologico, giuridico e pedagogico immediato, con la possibilità di segnalazioni dirette alle autorità competenti nei casi più gravi. I dati raccolti in forma anonima dal servizio saranno poi trasmessi al Ministero, che li utilizzerà per promuovere campagne di sensibilizzazione e attività educative mirate.

Accanto a questo, il decreto affida all’ISTAT un compito cruciale: realizzare rilevazioni biennali per monitorare la diffusione e le caratteristiche dei fenomeni, individuare le aree più a rischio e comprendere le ricadute psicologiche sugli studenti. L’azione istituzionale sarà quindi affiancata da campagne nazionali promosse dalla Presidenza del Consiglio, per diffondere la cultura del rispetto e dell’uso consapevole della rete, coinvolgendo non solo la scuola, ma anche famiglie, enti locali, associazioni e Terzo settore.

Il 20 gennaio sarà la Giornata del Rispetto

Infine, non manca un forte richiamo alla dimensione culturale: è stata infatti istituita la “Giornata del Rispetto”, che si celebrerà ogni anno il 20 gennaio. Sarà l’occasione per tutte le scuole per dedicare momenti di riflessione, laboratori e attività a temi come inclusione, legalità e cittadinanza attiva. 

Senza dimenticare un richiamo esplicito al ruolo dei genitori, che il decreto inquadra non solo come figure educative ma anche come responsabili, ai sensi dell’articolo 2048 del Codice Civile, dei comportamenti online dei propri figli minorenni.

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