
La scuola è il luogo di formazione dei cittadini del prossimo futuro e presto potrebbe diventare anche centrale per l'integrazione dei minori stranieri. Per la verità lo sarebbe già oggi: gli istituti scolastici, infatti, sono posto di inclusione e apertura, dove i giovanissimi studiano insieme senza alcuna distinzione di tipo etnico, religioso o culturale.
E proprio al percorso di studi si legherebbe a doppio filo lo Ius Scholae, riforma di legge che subordina l'acquisizione della cittadinanza italiana al compimento di un ciclo di studi in Italia.
Ius Scholae, cosa prevede?
In principio fu lo Ius Soli (la legge sul conferimento della cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia da genitori regolarmente residenti nel nostro Paese), poi Ius Scholae.
La norma è contenuta nel testo base per la riforma della cittadinanza, che consentirebbe ai minori figli di migranti di ottenere la cittadinanza italiana dopo aver frequentato almeno cinque anni di scuola. Nel dettaglio, il testo su cui questi giorni si sta dibattendo prevede:-
il riconoscimento della cittadinanza italiana per “il minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età” qualora “abbia risieduto legalmente e senza interruzioni” nel paese e “abbia frequentato nel territorio nazionale, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione”
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il riconoscimento da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, dei requisiti essenziali che i percorsi di istruzione e formazione professionale devono possedere per essere considerati titoli idonei per l’acquisto della cittadinanza;
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la presentazione della domanda di cittadinanza, prima del compimento del diciottesimo anno di età, va presentata da parte di almeno un genitore legalmente residente in Italia (o chi esercita la capacità genitoriale), all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza.
Ius Scholae: le posizioni dei partiti politici
Dello Ius Scholae si parlerà ancora a lungo. Non solo perché la proposta tiene banco ormai da diverso tempo ma anche per via del fatto che la maggioranza di governo starebbe pensando a una sua possibile applicazione. In particolare, è stata Forza Italia – nei panni del Presidente Antonio Tajani – a parlare della necessità della riforma, annunciando un'imminente proposta di legge che sarà presentata tra settembre e ottobre. Il numero uno di Forza Italia ha sottolineato come lo Ius Scholae godesse del pieno appoggio del defunto fondatore di FI, Silvio Berlusconi. La proposta di Forza Italia prevede il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri che completano “un percorso di studi completo di 10 anni, anziché di cinque”, come riportato da 'IlSole24Ore'.
L'iniziativa di FI ha evidenziato una certa convergenza sul tema con il Partito Democratico, ma non con gli alleati di governo. La Lega infatti frena, affermando che “non è una priorità” e “non è nell’agenda di governo”. Fratelli d’Italia, pur avendo mostrato aperture in passato, al momento non sembra invece interessato a riaprire la questione. E non è detto che non possano esserci attriti anche con il centro-sinistra: la proposta di FI, infatti, appare decisamente più restrittiva rispetto a quella del PD - condivisa in larga parte da tutta l'opposizione - che comprende anche lo Ius Soli, norma verso cui gli azzurri hanno sempre mostrato dissenso.
Come si ottiene la cittadinanza italiana oggi?
Ad oggi, la legislazione italiana sulla cittadinanza contempla solo lo Ius Sanguinis, norma introdotta nel 1992 secondo cui una bambina o un bambino hanno nazionalità italiana solo se ce l'ha anche uno dei due genitori. Il principio alla base dello Ius Sanguinis, dunque, è quello secondo cui la cittadinanza si può acquisire per discendenza o filiazione. Mentre chi nasce da genitori stranieri, pur su suolo italiano, può richiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto diciotto anni e aver risieduto in Italia legalmente e ininterrottamente.