
Gli ultimi dati ci dicono che nel nostro Paese il 12,7% degli studenti in età per conseguirlo non arriva al diploma. Un dato che sfiora il 20% se consideriamo anche la dispersione implicita: il fenomeno rilevato da INVALSI che considera chi, pur con il diploma in mano, non ha acquisito le competenze minime richieste alla fine di tredici anni di scuola.
In Italia più di uno studente su dieci lascia la scuola prima del diploma, in Sicilia il dato raddoppia
È Skuola.net a spiegare nel dettaglio la portata del problema, partendo dalla dispersione comunemente detta “esplicita”. La quota, cioè, di alunni che lasciano la scuola senza ottenere il diploma del secondo ciclo di istruzione, inserendosi nel mondo del lavoro (quando lo fanno) con un titolo di studio che non permette loro di avere adeguate opportunità. Secondo Eurostat nel 2021, come detto, in Italia il 12,7% dei giovani tra i 18 e i 24 anni aveva la sola licenza media. Peggio di noi, in Europa, solo Romania (al 15,3%) e Spagna (13,3%). Il dato già di per sé è allarmante, perché andando oltre le comparazioni con gli altri Paesi europei, riguarda più di 1 giovane su 10 della nostra nazione. Ma appare ancora più inquietante se si va ad osservare il dettaglio regionale (dati Istat). In ben sette Regioni italiane la quota supera la media italiana: Sicilia, Puglia, Campania, Valle d’Aosta, Calabria, Sardegna, Liguria. Non sorprende, purtroppo, che in ben cinque casi si tratti di territori meridionali.
In Sicilia il dato sulla dispersione scolastica è addirittura quasi al doppio rispetto al valore-Paese e nel 2021 raggiunge il 21,2%. In Puglia arriva al 17,6%, in Campania al 16,4%. Scende invece sotto al 15% in Valle d’Aosta (14,1%), Calabria (14%), Sardegna (13,2%) e Liguria (12,9%), ma di certo questo non consola. E non rinfranca neanche il fatto che le altre tredici Regioni presentano cifre dal 12% in giù. Perché quella dove il fenomeno è meno marcato, il Molise, presenta comunque il 7,6% di abbandoni. Una percentuale più alta, ad esempio, della dispersione complessiva presente in Croazia (2,3%), in Grecia (3,2%), in Irlanda (3,3%), nei Paesi Bassi o in Lituania (entrambi 5,3%), in Portogallo o in Polonia (tutt’e due 5,9%), Repubblica Ceca (6,4), in Belgio (6,7%) o in Lettonia (7,3%).
Dispersione implicita, 1 maturando su 10 non ha le competenze di base. Divario tra Nord e Sud Italia confermato anche dall’INVALSI
Parlando della dispersione implicita il discorso non si fa più confortante. Perché se è vero che i dispersi “impliciti”, sulla carta, sono a un passo dal diploma, nella realtà le loro competenze sono pari a quelle di chi non ha proseguito la propria formazione dopo la terza media.La questione è emersa dopo le prime rilevazioni INVALSI di quinta superiore, risalenti all’anno scolastico 2018/19: gli esiti mostravano che una parte di alunni, arrivati ormai alla fine del loro percorso scolastico, non avevano raggiunto in matematica, italiano e inglese le nozioni di base che avrebbero dovuto ottenere frequentando regolarmente la scuola durante gli ultimi cinque anni. Quella volta gli studenti implicitamente “dispersi” si fermarono al 7,5%.
Dopo gli anni della pandemia, nel 2021, la situazione si è fatta ancora più grave: la percentuale della dispersione scolastica implicita ha raggiunto il 9,8%, e in alcune regioni del Meridione ha superato ampiamente valori a due cifre (Calabria 21,8%, Campania 19,9%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,6%, Sardegna 18%, Basilicata 13,5%, Abruzzo 11,4%). Nel 2022 si trattava del 9,7% degli alunni di quinta superiore, con miglioramenti rilevanti in Puglia e Calabria, seppur non tali da evitare di rientrare tra le regioni dove il dato è più alto, cioè Campania (19,8%), Sardegna (18,7%), Calabria (18,0%), Sicilia (16,0%), Basilicata (12,8%), Puglia (12,2%), Abruzzo (10,8%), Lazio (10,7%).
Dal PNRR 1,5 miliardi contro la dispersione scolastica
Un quadro, questo, che rimarca ancora una volta come, soprattutto nel Sud del nostro Paese, per la scuola (e non solo) sia più difficile dare a tutti le stesse possibilità. Che il governo del merito possa cambiare davvero le cose? Saranno i dati a dircelo. Nel frattempo, il PNRR ha previsto un piano da 1,5 miliardi contro la dispersione scolastica e le povertà educative e per superare i divari territoriali. Dopo una prima fase dedicata all’edilizia scolastica e agli Avvisi per gli Enti locali, a giugno 2022 è entrata nella seconda, quella dedicata alle scuole, con fondi che arriveranno direttamente agli Istituti scolastici per migliorare i risultati negli apprendimenti di studentesse e studenti. Il finanziamento, diviso in tre tranche, stanzia risorse fino al 2026. Ed è sicuramente un inizio.