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Giovane in difficoltà con la scuola

Una parte consistente di studenti, nel nostro Paese, si ferma in anticipo, ritirandosi ancora prima di vedere il traguardo ormai considerato minimo: il diploma di Maturità. E poi c’è chi, pur con l’agognato titolo in tasca, si blocca, non riuscendo più a riprendere in mano la propria vita.

Anche perché forse quel titolo è solo un pezzo di “carta” a cui non corrispondono reali competenze di base. 

È l’Italia dei giovani che abbandonano la scuola, che non studiano, non lavorano e non si formano. È l’Italia dei Neet, dipinta dall’ultimo report del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC). Anzi sarebbe più corretto parlare di una Italia a due facce: quella del Nord, allineata ai migliori paesi europei, e quella del Sud, dove le cose vanno decisamente peggio. 

Un rapporto di cui Skuola.net oggi riprende i dati relativi al fallimento delle politiche educative: la dispersione scolastica e la caduta dei giovani nel girone infernale dei Neet

Indice

  1. Una generazione sospesa
  2. Il Sud affonda, il Nord resiste (quasi)
  3. Dispersione implicita: a scuola senza imparare
  4. Neet, il Mezzogiorno resta indietro

Una generazione sospesa

Nel 2023 il 10,5% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ha conseguito solo la licenza media senza proseguire gli studi: gli addetti ai lavori la chiamano “dispersione scolastica”. A questo si associa un altro dato allarmante: il 16,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni è fermo al palo: non frequenta l’università o percorsi di livello di terziario, non risulta impegnato in corsi di formazione e nemmeno lavora.

Tutto questo, tradotto in termini reali, significa un’intera generazione sospesa, lontana dai radar delle opportunità formative e professionali. Anche se i numeri, va sottolineato, variano molto a livello regionale e risentono fortemente del background familiare di provenienza. Non è certo un caso che laddove la povertà minorile relativa è cresciuta, gli indici di dispersione scolastica e dei Neet si attestino su livelli più alti. 

Il Sud affonda, il Nord resiste (quasi)

Le preoccupazioni maggiori arrivano principalmente dal Sud: in Campania, ad esempio, la percentuale di early school leaver (chi lascia la scuola dopo la terza media) raggiunge il 16%, mentre in Sicilia e Sardegna si supera addirittura il 17%, con numeri che rimangono lontanissimi dagli obiettivi europei.

Succede, però, lo stesso anche in alcune aree del Nord: nella Provincia Autonoma di Bolzano, ad esempio, ad aver abbandonato prematuramente i banchi risulta il 16,2% dei ragazzi. Ma, in questo caso, va detto che in tanti risultano impegnati in altri percorsi formativi di tipo privato. 

Nelle altre regioni, la tendenza rimane al di sotto della media nazionale, con menzione speciale per il Lazio e le Marche: in entrambe l’abbandono scolastico è sceso al 6,1%. 

Dispersione implicita: a scuola senza imparare

La dispersione scolastica, però, non è solo una questione di aule che si svuotano. Anche tra chi resta a scuola, infatti, i livelli nelle competenze scolastiche raggiunte si attestano su livelli che spaventano: il 38,5% del campione preso a riferimento, pur avendo conseguito il titolo di studio, non ha infatti raggiunto le competenze minime in Italiano, mentre il 44,2% mostra evidenti lacune nelle materie scientifiche. È la cosiddetta “dispersione implicita”.

In media, dunque, circa 4 studenti su 10 faticano nella comprensione di un testo scritto, nell’uso efficace della lingua italiana, nelle operazioni di base.

Ma, di nuovo, l’indagine evidenzia un divario territoriale significativo tra Nord e Sud, con il Mezzogiorno che si colloca ben al di sopra - in negativo - della media nazionale. A soffrire maggiormente sono la Sicilia, che svetta negativamente con il 48,8% di “dispersi impliciti”, seguita da Sardegna (46,3%), Molise (46,2%), e Puglia (42,9%).

Tra le regioni più virtuose, invece, spiccano le Marche (29,4%), il Veneto (31,5%), la Toscana (31%) e il Piemonte (31,4%). 

Una disparità territoriale che tende ad ampliarsi ulteriormente misurando anche le competenze numeriche. Qui, Sicilia (54,8%), Sardegna (52,9%), Molise (56,7%) e Puglia (49,7%) registrano dati ancora peggiori, con oltre la metà degli studenti in seria difficoltà.

Di contro, le regioni del Nord si difendono meglio: in Trentino (30,9%), Veneto (33,8%), Marche (33,4%) e Lombardia (34,8%), la quota di studenti in difficoltà resta significativa, ma contenuta.

Neet, il Mezzogiorno resta indietro

Infine, non va meglio anche sul fronte dei Neet, con Sicilia e Campania che si confermano maglie nere con un tasso corrispettivo del 27,9% e del 26,9%: quasi il doppio rispetto alla media nazionale e agli esempi virtuosi di Veneto (10,5%) e Valle d’Aosta (9,9%). Segue, non di molto, la Puglia, con il 22,2% di giovani che non studiano né lavorano.