
L’Europa c’è. Almeno nell’immaginario dei più giovani, i quali si sentono parte di un’Unione che, invece, non sempre ha avuto davvero presa tra le generazioni precedenti. L’identità europea, infatti, è cresciuta nel tempo, e questo è chiaro se si confrontano i primi dati raccolti nel 2009 con quelli di oggi. Questo emerge dall'indagine Iccs Iea 2022, presentata presso l’Università LUMSA di Roma, che ha misurato gli aspetti dell'educazione civica e alla cittadinanza che hanno rilevanza nel contesto europeo.
Raccontando, quindi, la coscienza civica di coloro che sono nell’età in cui questa inizia a formarsi, la prima adolescenza.Europa, la speranza di una vera Unione tra le nuove generazioni
Tra i ragazzi europei di circa 14 anni circolano idee di sostenibilità, tutela dell’ambiente, fiducia nelle istituzioni europee, appartenenza a un contesto internazionale. In barba a un mondo che sembra estremizzarsi sempre di più intorno a polarismi e intolleranze.
L’Europa dei giovanissimi è il continente in cui, infatti, i confini tendono ad attenuarsi per dare spazio a un orizzonte più vasto. Il 95% complessivo sostiene di avere un forte senso di identità per l'Europa, considerando tra i vantaggi dell’Unione la cooperazione tra i paesi su diverse questioni, dalla salvaguardia dell'ambiente e l'adozione di politiche comuni.
I ragazzi italiani vorrebbero un’Europa davvero unita
Guardando nel dettaglio ai dati sul nostro Paese, gli alunni italiani manifestano la stessa tendenza, se non ancora più accentuata di quanto appena visto. L’88% dei nostri 14enni si sente parte dell'Ue, contro il dato medio europeo dell'81%, il 92% è orgoglioso che il proprio Paese sia un membro dell'Ue (il dato medio europeo è del 91%) e il 74% si vede prima come cittadino europeo e poi del mondo (il dato europeo è del 78%). Il 94% si sente parte dell'Europa (dato medio europeo 89%) e, per la stessa percentuale, è orgoglioso di vivere in Europa.
Addirittura l’88% degli studenti italiani ritiene che gli Stati europei dovrebbero avere un esercito comune europeo per le missioni internazionali. Il dato medio europeo è simile, l'86%.
E ancora, quasi tutti (94%) gli studenti italiani ritengono che gli Stati europei dovrebbero adottare regole comuni per prevenire e contrastare il terrorismo (dato medio europeo 92%), mentre il 75% appoggerebbe l’idea di avere lo stesso ordinamento per contrastare l'ingresso illegale dai paesi non europei (dato europeo 82%). In tanti (90%) ritengono che ci sarebbe bisogno di un regolamento unitario riguardo l'accettazione di persone che scappano dalla persecuzione nei loro Stati di origine per ragioni di nazionalità, etnia, religione o opinioni politiche (dato medio europeo 86%) e il 92% sarebbe favorevole ad adottare regole comuni per ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche tra le persone ricche e quelle povere (dato medio europeo 88%). La stessa tendenza nel voler fare “fronte comune” si riscontra tra la maggioranza degli studenti (87%) anche in ambito sanitario, per affrontare, ad esempio, eventuali malattie infettive oppure nella gestione dell’ingresso illegale dai paesi non europei (75%).
La traballante fiducia nelle Istituzioni
Più della metà degli studenti tra i paesi partecipanti esprime una fiducia completa o abbastanza elevata nella Commissione europea (61%) e nel Parlamento europeo (62%), ma i numeri sono in calo nel 2022 rispetto al 2016. In media, comunque, la fiducia degli studenti nelle istituzioni europee è superiore a quella nei confronti dei governi nazionali (51%). Dati che non soddisfano del tutto, soprattutto se messi a paragone con quelli appena visti.
Che la direzione in cui si è incanalata oggi la politica “adulta” sia ormai appannaggio di un mondo visto come lontano e “datato”? Il report IEA ICCS fa pensare che, con le frange più giovani della popolazione, è pronta a farsi spazio una mentalità più aperta alla cooperazione internazionale, che si aspetta un maggiore impegno per la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Probabilmente, tra chi erediterà il pianeta, non si tratta più di ideologia, ma di sopravvivenza.