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studente erasmusIn questi giorni sono in scadenza, tra le diverse università italiane, i termini per candidarsi alle partenze 2023/24 del programma di interscambio studentesco Erasmus. Per molti giovani è la prima vera possibilità di vivere un periodo di studio all’estero, un’esperienza di vita oltre che un ottimo biglietto da visita da esibire sul proprio curriculum una volta ottenuto il titolo.
Non si può dire però che partire è nelle possibilità di tutti. E, purtroppo, la borsa di studio spesso non basta per sopravvivere uno o più semestri in una città estera. A testimoniarlo è l’ultimo rapporto CNSU sulla condizione studentesca (datato 2022), che rielabora per la maggior parte dati dai rapporti “Social and Economic Conditions of Student Life in Europe” che fanno riferimento alla VI e VII indagine Eurostudent.

Perché la voglia di viaggiare è ben presente tra i nostri studenti. L’Italia, infatti, è il primo paese in Europa per percentuale di studenti interessati e intenzionati a trascorrere un periodo di studio all’estero durante gli anni dell’Università: lo afferma ben il 58%. Dopo di noi ci sono la Georgia (57%) e la Turchia (55%). Interessante notare che i paesi del nord Europa si fermano ben al di sotto di questa percentuale: in Francia, ad esempio, solo il 40% ha manifestato questa volontà; in Svizzera appena il 27%. In coda a tutti ci sono i giovani Lituani, tra cui solo 16% farebbe le valigie.

Partire per motivi di studio all'estero, sì ma...

Purtroppo però, non sempre questo desiderio può realizzarsi. A ostacolare maggiormente la possibilità di fare un’esperienza di studio all’estero è la problematica finanziaria, percepita come impedimento fondamentale per il 64%. Tra le altre possibili cause di rinuncia ci sono la separazione dalla famiglia e dagli affetti (44%) e la perdita di occasioni di lavoro retribuito in patria (44%). Ma c’è anche chi vede come causa del blocco l’allontanamento dal proprio ambiente (35%), la mancanza di reali motivazioni (29%), l’ipotetica mancanza di benefici per gli studenti (28%) e la difficile integrazione del programma di studio (28%).

Insomma, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E, infatti, ciò che emerge dal rapporto “Social and Economic Conditions of Student Life in Europe” (che si concentra sulle principali modalità: Erasmus, Stage/Tirocinio e “Altro” nel periodo 2018-21) , l’Italia figura tra le ultime 7 nazioni per studenti effettivamente coinvolti in programmi di mobilità internazionale. Così, anche se il dato di studenti universitari che effettuano l’Erasmus (7%) è nella media con tutti gli altri paesi, questi ci superano - a volte anche nettamente - se guardiamo anche agli altri programmi. Non può che preoccupare, poi, il netto divario tra i numeri di chi sarebbe intenzionato a partire e quelli di chi, poi, riesce a farlo veramente.

Studiare all'estero? Ai soldi ci pensa soprattutto la famiglia

L’impatto economico, come abbiamo già visto, rappresenta la principale difficoltà percepita dagli studenti che vorrebbero intraprendere un’esperienza di questo tipo. E non potrebbe non essere così, visto che le borse di studio di provenienza Europea, sommate a sovvenzioni speciali/prestiti, arrivano a coprire appena il 34% delle spese. Il resto del carico, per la maggior parte, è sulle spalle della famiglia: siamo secondi solo alla Svizzera, che lo ha valutato al 55%, per quanto riguarda il finanziamento completo del periodo all’estero a carico dei genitori o chi per loro.
C’è comunque un dato positivo: il sostegno delle borse di studio di provenienza Europea è aumentato rispetto a quanto delineato dal rapporto precedente (anni 2016-2018), passando dal 9% all’attuale 21%. Se pensiamo che la vita in una città universitaria all’estero può arrivare a costare quasi uno stipendio, capiamo quanto possa essere gravoso, in assenza di un contributo sufficiente ad ammortizzare le spese, l’impegno di una famiglia nel mantenere uno studente fuori dall’Italia.

Studiare all'estero può costare un occhio

Riportiamo qualche esempio: l’affitto di un appartamento in centro a Parigi può costare ben oltre i mille euro al mese, a Dublino supera 1.500 euro e a Londra può arrivare a costare circa 2mila euro. Decisamente meno costose le città spagnole, come Barcellona o Madrid, dove in zona centrale è possibile cavarsela con poco meno di mille euro. Ma sotto i 500 euro troviamo solamente Zagabria, Budapest, Mosca (dati precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina), Tbilisi, Bucarest e Ankara.

Senza contare un abbonamento ai trasporti pubblici che, nella capitale francese o ad esempio a Monaco di Baviera, oltrepassa i 250 euro mensili. Sono leggermente più economiche Lussemburgo e Londra, che si stagliano leggermente sotto quota 250 euro. Via via a scendere le altre città, fino alle più economiche, Ankara e Tbilisi, per le quali bisogna comunque considerare 50 euro al mese per muoversi con i mezzi pubblici. Tutte spese alle quali si deve, inoltre, aggiungere il necessario per assicurarsi i pasti giornalieri e per pagare le bollette.

Borse di studio, bastano per fare le valigie?

Per permettere a tutti coloro che vorrebbero fare un esperienza di studio all’estero di poter partire, quindi, servirebbe mettere mano al portafoglio. Ma a quanto ammontano le borse di studio per gli studenti Erasmus? Gli importi delle borse di mobilità per studio sono modulate in riferimento al costo di vita nel Paese di destinazione, e fino al 2021 corrispondevano a 300 euro per il gruppo 1 (Danimarca, Finlandia, Irlanda, islanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Regno Unito, Svezia) e a 250 euro per il gruppo 2 (Austria, Belgio, Germania, Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Cipro, Paesi Bassi, Malta) e gruppo 3 (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Macedonia, Turchia)

Leggermente superiori sono quelle destinate ai tirocini: 400 euro per chi si reca nei paesi del gruppo 1 e 350 per chi va in quelli del gruppo 2 e 3. Per l’anno 2021/2022 l’importo base per la mobilità per studio ha subito un incremento di 50 euro per i gruppi 1 e 2, mentre è rimasto invariato l’importo per la mobilità per tirocinio. A queste cifre vanno poi sommate le integrazioni alla borsa di mobilità internazionale in base ai parametri ISEE degli studenti, che vanno da 0 ad almeno 500 euro, e altre iniziative in corso di realizzazione in questi anni che hanno il fine di aumentare il bacino di studenti italiani che passano un periodo formativo all’estero. Sperando che alla fine chi sogna di spiccare il volo abbia il supporto necessario per farlo.

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