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Generazione Erasmus: più alcol e tabacco all’estero, ma in regola con gli esami

Partire per crescere: è questa la lezione principale che imparano i ragazzi che vanno in Erasmus. Dal sondaggio condotto da Skuola.net - su un campione di 6000 universitari tra i 19 e i 25 anni - è infatti emerso che per il 37% dei partecipanti al programma di viaggi-studio lo scopo è innanzitutto quello di fare un’esperienza di vita. Seguito dal desiderio di imparare meglio una lingua straniera (17%) o avere più opportunità di lavoro (15%). Il divertimento è il chiodo fisso solo del 10%, anche se per tutti (o quasi) avere una relazione (breve o lunga che sia) è un must: solo 1 su 4 finisce in bianco.

Un'occasione per innamorarsi

Una delle sorprese della ricerca riguarda proprio gli affetti che nascono fuori dall’Italia: ben il 57% dei giovani Erasmus perde la testa e sceglie di far continuare la relazione nata all’estero anche dopo il rientro a casa. Non solo avventure quindi, anche se pure quelle non mancano di certo: un buon 15% dei partecipanti al sondaggio afferma di aver avuto più di dieci partner nel corso dell’esperienza fuori casa; ma sono molti di meno di quel 33% che, complice il colpo di fulmine, ha avuto una relazione con una persona sola. Non male se consideriamo che il ‘taglio medio’ di un Erasmus è di 3 mesi (così per il 56% degli intervistati).

Tanto divertimento

Ma Erasmus è sinonimo anche di ‘bella vita’. I dati confermano le sensazioni che si hanno quando si affronta questo tema: i giovani si divertono parecchio. Con la tendenza a eccedere in vari campi. A partire dal cibo: il 44% di chi parte afferma di essere ingrassato, anche di molti chili. Ben il 38% del campione, poi, ha cominciato a fumare e il 21% di quelli che già lo facevano ha intensificato il consumo di tabacco. E il 60% dei giovani Erasmus confessa di aver fatto uso anche di droghe (solo leggere?) ma, tra tutti questi, la metà lo ha fatto raramente e giusto per “sperimentare”. Il 54% dei ragazzi, infine, ammette di esagerare con l’alcol più spesso del solito.

Generazione Erasmus: più alcol e tabacco all’estero, ma in regola con gli esami

E lo studio?

E lo studio, in tutto ciò, che ruolo riesce a ritagliarsi? La piacevole sorpresa è che non ne risente. Visto che il 67% dei ragazzi ha dato tutti gli esami previsti nel piano di studi. Solo il 16% è rimasto indietro sul ruolino di marcia. Le ragioni di queste difficoltà nel dare gli esami vanno ricercate, per il 76% di loro, in problemi con l’università ospitante (o di altra natura) e non nella scelta di prediligere il divertimento, che coinvolge solo il 17% di quelli che hanno difficoltà con gli studi.

Un'esperienza positiva

Il ritratto che esce fuori dell’Erasmus è, dunque, quello un’esperienza sicuramente positiva; sia a livello formativo sia a livello ricreativo. Tanto è vero che l’83% del campione partirebbe di nuovo e l’81% torna a casa sentendosi persino più cittadino europeo. E non è difficile capire perché: dopo l’Erasmus, il 58% dei ragazzi giudica il proprio livello di conoscenza della lingua avanzato (il 34% si sente C1 e il 24% afferma di aver raggiunto addirittura il livello C2). Tra gli altri aspetti da valutare c’è, infine, quello economico: il 38% degli studenti giudica la somma percepita tramite borsa di studio sufficiente, il 27% la definisce addirittura abbondante. Ma 1 studente su 3 ritiene che la cifra ricevuta per partecipare al programma sia stata inadeguata. A seconda dei paesi si può spendere meno di 200 euro al mese (per il 13%) ma anche più di 1000 euro (per il 21%). I più si attestano tra i 400 ed i 600 euro (per il 30%). E chi sceglie di non partire? Il 40% del campione che afferma di non aver intenzione di partire lo fa in misura maggiore per disinteresse (56%) e solo nel 12% dei casi per l’elevato costo dell’esperienza.

Ilaria Roncone, Marcello Gelardini

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