
A lezione di cittadinanza. Il ministero dell’Istruzione, negli ultimi tempi, sta puntando molto sul rafforzamento dell’insegnamento dell’educazione civica a tutti i livelli d’istruzione. A partire dalla consegna di una copia della Costituzione italiana nelle mani di ogni studente. Per conoscere le basi della nostra democrazia e imparare le regole della convivenza civile. Perché questa materia fondamentale non sempre è considerata al pari di discipline come la matematica o l’italiano. Così, molto spesso, s’inserisce nella didattica senza aver un ruolo bene preciso. In Italia, ad esempio, esiste il percorso "Cittadinanza e Costituzione", che comprende educazione ambientale, educazione stradale, educazione sanitaria, educazione alimentare, Costituzione italiana (con due ore mensili affidate al professore di storia). Ma, all’atto pratico, non si pone grande attenzione all’effettivo svolgimento degli argomenti. Del resto non è materia curricolare, nessuna valutazione.
L'educazione civica in Europa
E nel resto d’Europa, come stanno messi? A dircelo è l’ultimo rapporto Eurydice “Citizenship Education at School in Europe 2017”, che offre un quadro comparativo dei diversi approcci all’educazione alla cittadinanza presenti nel Vecchio Continente. Va subito detto che l’educazione civica è presente praticamente ovunque come materia obbligatoria, sebbene non necessariamente a tutti i livelli di istruzione. Ma la sua collocazione varia da Paese a Paese. Tre le modalità principali con cui viene insegnata: come disciplina separata, integrata in discipline più ampie o in aree di apprendimento come le scienze sociali o gli studi linguistici, oppure come insegnamento crosscurricolare (trattato da più insegnanti).
Come s'impara a essere cittadini
Ma come sono distribuiti questi modelli tra i vari Paesi? La maggior parte dei sistemi educativi adotta gli ultimi due approcci e, oltre 30 dei 42 sistemi educativi esaminati, utilizza uno di questi a tutti i livelli dell’istruzione generale. Solo 20 sistemi educativi, però, offrono discipline obbligatorie separate nell’ambito dell’istruzione di tipo generale, con differenze sostanziali tra loro relativamente alla durata dell’offerta.
Il numero di anni è la variabile più importante
Anche se il parametro più importante prende in considerazione il numero di anni scolastici in cui viene insegnata l’educazione alla cittadinanza - nel caso in cui venga impartita come disciplina separata – che può oscillare da 1 a 12 anni. Ad esempio, 13 sistemi educativi la insegnano solo a partire dal livello secondario di istruzione. Al contrario, nazioni come la Francia, l’Estonia e la Finlandia (con una certa flessibilità a livello secondario superiore) la offrono senza interruzione nell’arco di tutta la vita scolastica dei ragazzi, già a partire dal livello primario. In Grecia e in Romania, invece, viene offerta anche come disciplina obbligatoria separata (distribuita tra il livello primario e secondario) ma non in modo continuativo.
Nei percorsi professionali si rimane un po' indietro
Differenze nel modo di educare alla cittadinanza si possono riscontrare anche a seconda del tipo d’indirizzo scolastico (superiore). Perché, in alcuni contesti, nell’istruzione e nella formazione professionale il ruolo dell’educazione civica è piuttosto limitato. In genere, infatti, gli studenti che frequentano questi percorsi hanno un numero inferiore di discipline che integrano temi di educazione alla cittadinanza. E ci sono anche casi in cui tali insegnamenti non rientrino affatto nei piani didattici dei singoli indirizzi.
Le attività di cittadinanza extracurricolari
Non solo lezione in aula. In molte nazioni nel ‘pacchetto’ sull’educazione civica rientrano anche attività extracurricolari. Importanti perché consentono agli alunni di scegliere forme nuove per imparare le regole di cittadinanza: con lo sport, con la politica, con il volontariato, con attività a tutela dell’ambiente, dell’arte o della cultura. In Europa, sono 29 i che Paesi offrono esperienze del genere, soprattutto alle scuole medie e superiori.
La valutazione delle competenze: 4 Paesi fanno gli esami
Infine un accenno all’accertamento delle competenze acquisite, alla verifica sullo stato di maturità civica delle nuove generazioni. E qui le cose cambiano. Perché è vero che in 26 sistemi educativi sono previste linee guida nazionali per la valutazione in classe. Ma solo 4 Stati, tra quelli analizzati, hanno introdotto esami di valutazione obbligatori (con questionari standardizzati): sono Francia, Lettonia, Polonia, Svezia (fino allo scorso anno nel club ristretto c’era anche l’Irlanda). E gli altri? Ben 17 sistemi educativi organizzano una qualche forma di valutazione nazionale nelle discipline (separate) che trattano o che includono una qualche forma di educazione alla cittadinanza. Verifica che invece altrove – Italia compresa - rimane opzionale.Marcello Gelardini