
Parlare di Gaza in una classe italiana oggi può essere una mossa scivolosa. Lo sa bene Laura (nome di fantasia), insegnante di ruolo in una scuola media di Palermo. Da tempo, lei, cerca di aprire uno spazio di confronto con i suoi studenti, ma ogni volta si trova davanti a muri di diffidenza e accuse di politicizzazione.
Un'esperienza, la sua, che mostra quanto il tema sia divisivo, non solo in Tv o sui social, ma anche nei corridoi delle scuole. Eppure, Laura va avanti per la sua strada, convinta che educare significhi anche affrontare questioni difficili, dando agli studenti gli strumenti per capire la complessità del mondo.
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Le prime reazioni
Come racconta in un'intervista rilasciata a 'Fanpage', già all'indomani del tristemente famoso 7 ottobre 2023 - quando i miliziani di Hamas fecero una strage di cittadini israeliani, uccidendo e rapendo a tappeto, scatenando la feroce reazione di Israele - la prof fece una lezione cercando di spiegare quello che stava succedendo in Medio Oriente.
Ma, già allora, alcuni genitori andarono a lamentarsi dalla preside, definendola ‘sinistroide'. "Spero che la scuola si riprenda il ruolo che non ha più, quello di educatore”, ha dichiarato la docente.
Quella prima lezione ha segnato un punto di non ritorno: per alcuni genitori Laura ha “oltrepassato il limite”, mentre per lei non era che un atto dovuto per rendere i ragazzi più consapevoli.
Una missione piena di ostacoli
Così, la docente da due anni prova a raccontare la realtà di Gaza, approfondendo argomenti come la Palestina, Israele e il terrorismo. Ma i rischi sono alti: “Spero un giorno di poter parlare con gli studenti tranquillamente senza l'assillo della denuncia, del genitore che ti aspetta fuori, della dirigente che ti riprende. Quello di Gaza non è un argomento neutro non è possibile pensare di affrontarlo senza subire qualche tipo di ritorsione”.
Ogni lezione è un esercizio di equilibrismo: con i ragazzi più grandi affronta i concetti di cittadinanza e terrorismo, con i più piccoli si limita a spiegare parole come diritto e a stimolare un dialogo collettivo.
Lo sciopero del 22 settembre
Il giorno dello sciopero nazionale per Gaza, Laura non ha avuto dubbi e si è unita al corteo di Palermo: “È stato un momento emozionante. Ho riconosciuto colleghi, e anche alcuni studenti con i loro genitori. È stato un momento molto forte che ha confermato quanto anche i più giovani abbiano bisogno di essere informati, e non possiamo ignorare che la scuola abbia un ruolo in questo”.
Quell’"assenza" però non è stata ben digerita nell’istituto: “La mia partecipazione non è stata accolta con favore dall'istituto, è stata definita 'politica'. Ma quando sono andata in classe ho spiegato ai ragazzi perché ero assente. Sono rimasti molto colpiti, penso che abbiano bisogno di parlarne e continuerò a farlo, ma non in maniera clandestina”.
La mozione dell’Usb e le resistenze
In parallelo, il sindacato Usb Scuola ha invitato i docenti a discutere una mozione nei collegi, per chiedere alle scuole di prendere posizione sulla questione Gaza-Israele: “Le istituzioni scolastiche di questo paese devono dichiarare senza mezzi termini che non è più accettabile la distruzione di Gaza e la morte di migliaia di palestinesi, il 30% dei quali bambini", si legge. "Chiediamo a tutti voi di condividere con colleghi e colleghe questa mozione, di portarla nei collegi docenti e di inserirla all’ordine del giorno”.
Laura ha provato a portarla nella sua scuola, ma la dirigente ha evitato di affrontare la questione: rinvii, silenzi, attese.
Dibattito acceso in tutta Italia
Il caso di Laura, tra l'altro, non è affatto isolato. Come spiega Luigi Del Prete, responsabile scuola dell’Usb, “ci sono forti resistenze da parte dei direttori scolastici a fare in modo che i collegi docenti affrontino la discussione”.
E quando mozioni di apertura vengono approvate, le polemiche non mancano: “Un istituto comprensivo di Biella lo ha fatto e, in quel caso il dirigente scolastico è stato attaccato da Fratelli d'Italia per aver inserito sul sito la mozione che era stata approvata all'unanimità dal collegio docenti”.