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in che modo viene messo il 5 in condotta

Con lo stanziamento di 230 milioni annui per coprire le spese di funzionamento, eredità de La Buona Scuola, ci aspettavamo che il contributo scolastico volontario - ma poi in fondo in fondo necessario e quindi obbligatorio - di fatto sparisse.

Erano 10 anni che non si raggiungevano queste cifre, distribuite per la prima volta secondo un criterio logico di assegnazione delle risorse alle tipologie di scuole più bisognose (tecnici e professionali, con i loro laboratori, in primis). E invece l’annuale indagine di Skuola.net, conferma dei netti passi in avanti ma non la morte di certe cattive prassi.

Contributo volontario, 1 scuola su 4 lo considera obbligatorio

Secondo una web survey condotta intervistando circa 1.100 studenti di scuole medie e superiori, circa il 70% sostiene che la scuola abbia richiesto un contributo all’atto dell’iscrizione all’anno successivo. Tra questi, il 57% conferma di essere stato informato sulla possibilità di scaricare l’importo dalle tasse, ma solo il 44% dice che la scuola ha comunicato a chiare lettere che il contributo è di natura volontaria. Anzi, per il 26% la somma è pretesa come obbligatoria. E se - da bravi cittadini – il 75% degli intervistati è intenzionato a pagare, circa il 68% sostiene di aver ricevuto pressioni da parte dell’istituto: attraverso circolari (33%), comunicazioni ai genitori (12%), o semplici richiami verbali (23%).

Dagli avvisi alle minacce il passo è breve: “Se non paghi non t’iscrivi”

Dalle pressioni alle minacce: succede anche questo. Per fortuna, tuttavia, la maggioranza (64%) dichiara di non averne ricevute. Quando invece si cerca di spingere le famiglie a pagare, l’argomento più battuto sembra la mancata finalizzazione dell’iscrizione (12%). Ma ci sono situazioni in cui il mancato pagamento può comportare l’esclusione dalle gite di istruzione (6%) o addirittura dall’esame finale (5%).

Skuola.net, osservatorio permanente dei soprusi

Sono fenomeni noti da anni a Skuola.net, che raccoglie le segnalazioni di abuso ricevute dalle famiglie (oltre un migliaio nell’ultimo lustro). Nel catalogo delle irregolarità acclarate negli anni, si va dalla semplice omissione di informazioni sulla natura libera del contributo fino alle minacce di bocciatura o di esclusione da questa o quella attività. Nell’ultimo anno, tuttavia, le segnalazioni sono diminuite. Cosa è successo? Basti sapere che sotto l’egida del duo Tremonti-Gelmini il fondo di funzionamento delle scuole è stato praticamente azzerato, per poi essere riportato a livelli più congrui nel 2011 (110 milioni di euro) fino ad arrivare agli attuali 230 stabiliti dalla Buona Scuola. E si vede.

Segnalazioni contributo scolastico by Skuola.net on Scribd

Quasi 1 famiglia su 3 ‘costretta’ a sborsare tra gli 80 e i 120 euro

In alcune scuole, però, nonostante il citato aumento del fondo di funzionamento sembra che l’importo chiesto sia – inoltre – addirittura aumentato rispetto agli scorsi anni, lo dice il 24% degli intervistati. Ma a quanto ammonta la somma? La fetta maggiore – il 34% - si colloca nella fascia 80 -120 euro, un altro 30% in quella 40-80, ma ben il 15% è chiamato a sborsare tra i 120 e i 160 euro. Cifre che non dipendono solamente dal ‘buon cuore’ delle scuole ma che risentono del costo dell’organizzazione nei vari indirizzi di studio. Sono soprattutto i ragazzi delle medie a spendere meno di 40 euro. Tra i liceali, la maggioranza (36%) spende tra gli 80 e i 120 euro per il contributo, e solo il 16% supera i 160 euro.

Ma c’è chi sta anche peggio: sono i tecnici e i professionali

Non è un caso che i contributi più alti vengano richiesti negli istituti tecnici e professionali: quelli che, tra laboratori e aule speciali, devono mettere a bilancio le spese maggiori. Se circa il 30% paga tra gli 80 e i 120 euro, è circa il 27% a pagare oltre 160 euro.

Ma il contributo è fondamentale per far funzionare le scuole

Non si tratta di piccole somme, per questo è possibile che le scuole prevedano delle riduzioni in base al reddito. E’ circa il 28% degli intervistati a confermarlo. Ma una volta messo mano al portafoglio, non sempre è possibile sapere come verranno impiegati i soldi: il 59% ne è all’oscuro. Tra chi invece sa come saranno spesi, la stragrande maggioranza dice che saranno usati per comprare beni di prima necessità (fogli, carta igienica, gesso, ecc.).

Marcello Gelardini

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