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E se le campagne di odio contro la comunità LGBTI+ avessero una regia unica? articolo

Uno studio condotto da una società spagnola specialista di campagne web commissionato da alcune ONG spagnole ha rilevato diversi indizi secondo cui esistono "strategie organizzate" sul social network X per "stigmatizzare e umiliare" le persone LGTBI+, campagne che il social network "consente nella totale impunità".

Secondo i rappresentanti delle comunità LGBTI+ spagnole ad oggi, su questa piattaforma non esiste alcun tipo di strumento di controllo dei bot, il che lascia le persone appartenenti a gruppi in situazioni di vulnerabilità completamente esposte e indifese di fronte a possibili campagne di targeting.

Il rapporto analizza 1.356.641 messaggi pubblicati sul web tra il 17 giugno e il 20 luglio dell'anno scorso, un periodo che va dal momento in cui il partito di estrema destra Vox ha esposto uno striscione raffigurante una mano che getta nella spazzatura la bandiera LGTBI+ fino alla fine della campagna per le elezioni generali, passando per la celebrazione del Pride spagnolo.

I due lati della medaglia

Di questi messaggi, raccolti sotto hashtag e parole chiave come #Orgullo2023, #OrgulloHeterosexual o #NoALaIdeologíaDeGénero, l'86% apparteneva a un collettivo unitario e solo il 14% si esprimeva liberamente contrario alla celebrazione del Pride. Tra gli utenti dietro a queste pubblicazioni negative, la ricerca ha individuato quelle che vengono definite come due "sotto-comunità contrarie al Pride": il "femminismo transeclusivo", che rappresenta il 53% degli utenti analizzati, e l'estrema destra, che costituisce il restante 47%. Il primo gruppo è composto da utenti che si definiscono femministi e che si oppongono all'inclusione delle donne trans nella lotta per l'uguaglianza di genere, mentre il secondo è composto da profili che si oppongono frontalmente alle celebrazioni del Pride e al collettivo LGTBI+ da posizioni conservatrici, secondo lo studio.

Il rapporto evidenzia che entrambe le "sotto-comunità" condividono "una grande vicinanza e segni che contengono quantità significative di account fraudolenti e nomi ricorrenti". Questo tipo di nomi è presente nel 53,9% dei profili nel caso del "femminismo transeclusivo" e nel 51,7% nel caso dell'estrema destra, rispetto al 43% dei profili in generale su questa piattaforma di social media.

Bot utilizzati per campagne denigratorie

Inoltre, lo studio evidenzia che questi profili sono stati creati nel 2021 a un ritmo molto superiore rispetto al resto degli account su questa piattaforma di social media e hanno una media di pubblicazioni giornaliere molto elevata: 16 (estrema destra) e 13,2 ("femminismo transesclusivo") rispetto ai 5,4 degli utenti in generale. Secondo questa analisi, tutti questi indizi sono indicazioni che molti di questi profili potrebbero essere potenzialmente fraudolenti e potrebbero trattarsi di bot o account professionali dedicati a condurre campagne diffamatorie. È un caso che le piattaforme  - e non solo loro - dovranno analizzare con molta attenzione anche in Italia e nel resto d’Europa.

Antonio Libonati