
Skuola.net è sempre stata dalla parte dei ragazzi, e lo saremo sempre. Ma in casi come questi, vale la pena di cercare di capire cosa sta saltando per la testa a qualcuno di loro.
Piccolo riassunto delle puntate precedenti: recentemente un ragazzo interrogato dal professore, decide di fare il prepotente e di uscirsene in maniera minacciosa e - a dire il vero - alquanto infelice: "Chi è che comanda?", "Dammi sei, mettiti in ginocchio" cercando di strappargli dalle mani il registro. E i compagni? Lì a fare il video per metterlo in Rete, esaltando il bulletto e umiliando ulteriormente il prof. Sì, perché il video non rimane tra quei venti alunni, di quella classe, di quell'istituto tecnico di Lucca: le immagini si diffondono su Internet e diventano di dominio pubblico, fonte di divertimento (per molti) e di pena (per pochi). Finché il caso non diventa nazionale e scattano le denunce.
Poi la stampa - e quindi, il pubblico, cioè tutti noi - decide che la cosa è davvero interessante, e scova altri video del genere: uno salta fuori proprio questa mattina, guarda caso proveniente dalla stessa scuola, con un ragazzo che ha deciso di dimostrarsi ben più "eroico" del primo. Infatti - che genio! - ha indossato un casco integrale da moto e ha deciso di minacciare il professore mimando una testata. Un altro da Velletri, ancora oggi, ha tenuto a far sapere alla professoressa che l'avrebbe voluta "squagliare nell'acido". Che gran successo avrà questo video (immancabilmente girato dai "picciotti"), quante condivisioni, quanti like, e quanto parlare farà! Magari si va sui giornali, magari si diventa famosi. Magari hanno pensato questo, nel momento in cui hanno schiacciato il tasto rec, i ragazzotti della classe, e tutti quelli che hanno cliccato su "condividi".
Ma mica si finisce qui. Video di questo genere, sul "mondo alla rovescia", dove studenti armati di smartphone diventano i "boss" di una scuola che non ha più autorità, ce ne sono a bizzeffe. Studenti contro studenti, prof contro studenti, studenti contro prof. Ricordiamo il più recente caso della docente disabile legata e colpita dai propri alunni. Eppure, come puntare il dito contro questi giovani? Del resto, se sono gli stessi adulti (nella fattispecie parenti, genitori, ecc.), fin troppo spesso, a contestare il ruolo e il valore dell'istruzione a suon di aggressioni e minacce più o meno velate in caso di brutti voti o similari, c'è poco da stupirsi. Per rendersene conto, basta seguire la cronaca degli ultimi mesi. A proposito, occhio al periodo degli scrutini finali, non sia mai si bocci qualcuno: altrimenti, c'è da credere che per qualche ardito insegnante il viaggio dell'estate 2018 sarà quello verso il pronto soccorso.
Eh, ma c'è qualcosa che non va. Non pensate? Fermi tutti, non vogliamo fare i benpensanti e sparare a zero sugli studenti di oggi, come fanno in tanti: i violenti sono sempre esistiti, in tutte le scuole e in tutte le epoche. Purtroppo, aggiungiamo. E i vigliacchi, pure. Ma se i primi sono sempre stati una minoranza, e lo resteranno, il mondo odierno ha dato ai secondi armi di "distruzione di mass...media" di grossa potenza. Da mettere, poi, anche un po' al servizio dei prepotenti (indiscussi protagonisti del film) pur rimanendo i veri registi della sopraffazione e dell'umiliazione: eccoli, i vigliacchi. Dietro la macchina da presa, a scegliere le immagini giuste, creare il video. E poi condividere, mettere like. E poi "ah, che ridere", condividere ancora e ancora. Un gran successo di pubblico al botteghino che incoraggia e giustifica la scelta di certi "plot". Perché, in fin dei conti, che facciamo di male? Chissà chi è quello che le prende e quello che le dà, chissà quando è successo, chissà se è vero o si tratta solo di una "fake news". Puro spettacolo davanti al quale battere le mani o bacchettare, da spettatori.
Tutto è troppo lontano, dietro uno schermo, per avere davvero importanza. Di chi è la colpa di tutto questo, non lo sappiamo e non siamo qui per analizzarlo. Esisteranno saggi e libri che i sociologi avranno pena di scrivere sull'argomento.
Ma quello che è evidente è che ultimi ad avere un ruolo, qui, sono i deboli, i percossi, gli umiliati. E, ancora dopo di loro, in fondo in fondo al barile, i coraggiosi. Quelli che dicono stop, fermati, questo non si fa: il controllo sociale. Loro proprio, cerchiamo. Dove siete finiti?