
WhatsApp, Facebook, Snapchat, YouTube: sono loro le nuove armi dei bulli. Il cyberbullismo sta infatti trasformando il fenomeno bullismo, amplificando l’eco delle quotidiane violenze – fisiche e psicologiche – a cui sono sottoposti ogni giorno migliaia di ragazzi (soprattutto all’interno delle mura scolastiche) per mano dei loro coetanei.
Secondo le ultime statistiche sarebbero addirittura l’8,5% del totale i ragazzi tra i 14 e i 19 anni vittime di bullismo in Rete (numeri in crescita del 2% rispetto solamente allo scorso anno). Ma va ancora peggio se ci concentriamo sulle fasce d’età più piccole, perché tra gli 11 e i 13 si sale fino al 10%, praticamente 2 studenti in ogni classe sarebbero potenziali vittime. Sono i dati preoccupanti raccolti dall’Osservatorio Nazionale sull’Adolescenza attraverso le testimonianze di circa 5mila ragazzi italiani.
Tra i più grandi diminuisce il bullismo ma aumenta la violenza
Anche se l’attacco frontale rimane lo strumento preferito dai bulli, spesso sommato a quello virtuale. Il 28% degli adolescenti tra i 14 ai 19 anni - quasi 3 su 10 - subisce soprusi a scuola. Mentre tra i pre-adolescenti (11-13 anni) si può arrivare anche al 30%, anche questo un dato in forte incremento rispetto allo scorso anno, quando si aggirava intorno al 20% (+10 % in un dodici mesi). Il bullismo, dunque, è molto più frequente nelle scuole secondarie di primo grado, diminuendo con il crescere dell’età. Anche se, tra i più grandi, le azioni messe in atto e la tipologia dei soprusi diventano più pesanti.
Il cyberbullismo ha soprattutto un nome: WhatsApp
Chat e Social Network: al giorno d’oggi si emargina soprattutto così. L’esclusione dai gruppi WhatsApp, in primis da quello di classe, è infatti una delle forme più diffuse di cyberbullismo. Il 30% degli adolescenti è stato escluso intenzionalmente da un gruppo WhatsApp. Il 35% tra gli 11 e i 13 anni. Ma il dato più allarmante è che, oltre 4 adolescenti su 10 (41%) dichiarano di aver filmato o fotografato un compagno con l’intento di prenderlo in giro. La vittima, a quel punto, si rifugia in sé stessa legandosi a pochissimi elementi della classe – quelli che ritiene più sensibili - e facendo affidamento su di loro; anche se comunque non capisce la motivazione di ciò che accade, il senso di tutta quella cattiveria gratuita nei suoi confronti.
La vittima difficilmente racconta
Bisognerebbe spingere i ragazzi ad aprirsi di più. Perché uno dei problemi più grandi è che non si confidano con nessuno. Il 74% delle vittime di bullismo e cyberbullismo dice di non aver mai parlato con i genitori di quello che subisce a scuola e sul web. L’87% dei ragazzi presi di mira in classe - circa 9 su 10 vittime - non lo racconta neanche agli insegnanti, mostrando scarsa fiducia nella scuola come possibile soluzione.
In pochi conosco le insidie di Internet
Anche se quello che manca è soprattutto un’educazione all’uso consapevole di Internet, per conoscerne insidie e pericoli. Tantissimi ragazzi, infatti, mettono nei guai un proprio compagno con una naturalezza estrema. Il 12% dice di aver diffuso attraverso i social network informazioni false, foto o prese in giro di un coetaneo, oltre 1 adolescente su 10 si diverte invece a diffamare i compagni presi di mira sui social. Il 4% dei ragazzi, invece, si è divertito a fare un filmato ad un compagno mentre veniva picchiato, senza intervenire.
Fenomeno ‘sexting’ in crescita
Cyber-educazione che, inevitabilmente si lega anche all’assenza di un’educazione all’affettività e alla sessualità. Il sexting, ossia l’abitudine di ‘fare sesso’ attraverso l’invio via chat di video o foto sessualmente espliciti, in un solo anno è passato dal 6,4% al 10%. Adolescenti che si consegnano volontariamente al rischio di diffusione di materiale intimo in rete, inconsapevoli delle reali conseguenze delle proprie azioni.Marcello Gelardini