
L'Italia ha dato i natali ad alcuni dei più grandi scienziati, artisti e poeti del mondo. E forse, in molti, è rimasta l'idea che il nostro sia un popolo di creativi. Tuttavia, la realtà potrebbe essere deludente: non ce la caviamo così bene con il pensiero creativo.
Questo è quanto emerge dall'indagine Ocse Pisa 2022 sul "Creative thinking", pubblicata lo scorso giugno e presentata ieri, 8 ottobre, in un webinar curato da Invalsi per i dati italiani. I nostri quindicenni hanno ottenuto un punteggio di 31 punti su 60 in "pensiero creativo", inferiore alla media Ocse di 33 punti.Il risultato risulta distante dai risultati dei paesi con le migliori performance. A livello internazionale, i campioni del pensiero creativo sono Singapore, Corea, Canada e Australia, con una media di almeno 37 punti. In Europa, sono gli studenti di Estonia, Finlandia e Danimarca a primeggiare, guardandoci dall'alto dei loro 36 (Estonia e Finlandia) e 35 (Danimarca) punti.
C'è comunque chi fa peggio. In fondo alla classifica troviamo l'Albania con 13 punti, le Filippine con 14 punti insieme all'Uzbekistan, e il Marocco e la Repubblica Dominicana con 15 punti.
Bene ma non benissimo
Tuttavia, ci sono anche aspetti positivi nella nostra situazione: il 76% degli studenti italiani ha raggiunto almeno un livello base di competenza nel pensiero creativo, rimanendo in linea con la media Ocse. Questi studenti dimostrano di essere capaci di generare idee appropriate per compiti espressivi e di risolvere problemi da semplici a moderatamente complessi. Purtroppo, le buone notizie finiscono qui: il 22% degli studenti italiani ha raggiunto i livelli più alti, ma questa percentuale di top performers - coloro, cioè che hanno raggiunto i livelli 5 e 6 - è inferiore rispetto alla media internazionale.
Un Paese a due marce
L'Italia sembra fare fatica a pensare fuori dagli schemi, ma questa non è una regola assoluta. Le differenze territoriali, scolastiche e di genere rivelano sorprese.
Gli studenti del Nord Italia ottengono un punteggio medio di 34 punti, superiore alla media Ocse mentre nel Sud Italia, invece, la media scende a 28 punti. Anche gli studenti dei licei totalizzano 34 punti, e lascia interdetti notare la divergenza tra indirizzi scolastici: gli Istituti Professionali e i Centri di Formazione Professionale si fermano a 24 punti, dieci punti in meno rispetto agli indirizzi liceali.
Le ragazze si dimostrano più creative dei ragazzi, con uno scarto di circa 2 punti. Anche lo status socioeconomico degli studenti incide: gli studenti più avvantaggiati ottengono risultati superiori di 8,6 punti rispetto ai compagni svantaggiati, anche se questa differenza è meno marcata in Italia rispetto ad altri paesi.
La creatività può essere allenata e sviluppata
"Il pensiero creativo può essere sviluppato e insegnato, non deve essere visto come un talento innato e riservato a pochi eletti, ma una competenza che può essere coltivata e sviluppata in tutti gli studenti. Gli insegnanti giocano un ruolo chiave in questo processo", ha spiegato Laura Palmerio, responsabile dell'Area Indagini internazionali di Invalsi. Eppure, il 50% degli studenti italiani è convinto che l'intelligenza sia un tratto innato, mentre per la creatività il dato sale al 61%.
Questa convinzione può e deve essere superata. Partendo dal fatto che il 90% dei giovani italiani trova piacere nell'apprendere cose nuove, l'85% prova soddisfazione a fare qualcosa di creativo, e il 76% ama i giochi che stimolano la creatività: sono dati superiori alla media internazionale.
La scuola ha un ruolo chiave nel promuovere il pensiero creativo, ma deve saper raccogliere la sfida. "Nel momento in cui ci allontaniamo da quelli che sono gli ambiti più tradizionalmente o comunemente frequentati nelle nostre scuole - ha aggiunto il presidente Invalsi, Roberto Ricci- i motivi di attenzione devono essere sempre molto forti. Io credo che si aprano delle riflessioni molto importanti anche sulla modalità tipica del nostro Paese di proporre nella didattica determinati contenuti".