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Adolescenti e denaro, gli “influencer” sono gli amici: 6 su 10 comprano per imitarli

A 15 anni i ragazzi, con in tasca uno smartphone e qualche euro di "paghetta", possono acquistare online qualsiasi cosa, da videogiochi ad accessori, fino all’abbigliamento. Quello che però l’indagine OCSE PISA 2022 sulle competenze finanziarie si chiede, è quanto questi adolescenti dallo sguardo fisso sugli e-commerce siano in grado di gestire i loro soldi.

In Italia persistono i divari territoriali, scolastici e di genere: questo emerge dal rapporto presentato oggi dall’Istituto INVALSI e Banca d’Italia.

Nonostante ciò, gli adolescenti italiani non si sentono spaventati quando si tratta di comprare qualcosa, anzi: la maggioranza pensa di saper gestire il denaro. Peccato che, almeno fino al momento della consultazione del 2022, a scuola e in famiglia non se ne parla quanto si dovrebbe. 

Una tendenza poi emerge in maniera evidente: il ruolo fondamentale dei coetanei - gli amici - nelle scelte che implicano l’uso dei soldi, per imitare mode e stili di vita. Basti pensare che 6 su 10 hanno comprato qualcosa perché lo avevano gli amici e circa 1 su 3 vuole tenere il passo con il loro stile di vita. Sono circa 98.000 gli studenti italiani di 15 anni che si sono messi alla prova sulle competenze finanziarie, ottenendo un punteggio simile agli studenti norvegesi e spagnoli, ma più basso di quelli di Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Austria, Polonia, Portogallo e Ungheria, stabilendosi al di sotto della media OCSE. 

Siamo a quota 484: meglio di 10 anni fa, quando avevamo raggiunto 17 punti in meno, ma sostanzialmente stabili rispetto al 2015 dopo una piccola flessione nel 2018. Va comunque registrato un aumento degli studenti che raggiungono il livello più alto di performance (+3 punti percentuali), passando dal 2% nel 2012 al 5% nel 2022. Un dato importante, se consideriamo che il numero dei “top perfomer” nostrani è decisamente più basso rispetto ai livelli internazionali.

Le solite differenze tra Nord e Sud, ma il Mezzogiorno migliora

Ciò che salta all’occhio, come sottolinea Skuola.net, sono le differenze, anche profonde, che continuano a presentarsi tra gli studenti, quelle “malattie” italiane che vedono sempre presente il gap tra chi vive al Nord e chi vive al Sud, di chi appartiene a generi diversi, di chi ha condizioni economiche migliori o peggiori, di chi frequenta una tipologia di scuola piuttosto che un’altra.

Una notizia non-notizia, perché periodicamente le rilevazioni sull’Istruzione mostrano un’Italia a due marce. Per quanto riguarda la financial literacy, gli studenti del Nord Est e del Nord Ovest ottengono un punteggio medio - rispettivamente 506 e 509 - statisticamente più alto delle altre aree geografiche e della media nazionale. Si tratta di valori che, se fossero replicati anche nel resto del Paese, porterebbero l’Italia a superare la media OCSE. Invece al Centro (484 punti) ma soprattutto al Sud (448) e al Sud Isole (461) si cala letteralmente a picco. 

Non basta: nelle aree del nord la percentuale di studenti al di sotto del Livello 2, quello considerato sufficiente, è circa l’11% ed è invece di ben il 30% nel Sud. Allo stesso modo la quota più elevata di studenti al Livello 5, dove si collocano i punteggi più alti, si osserva nel Nord Ovest (9%), mentre si dimostra decisamente più contenuta nel Sud (2%). Non sono dati positivi, ma c’è una nota che può accendere le speranze. Rispetto al 2012, infatti, sia i ragazzi del Nord Ovest che quelli delle Isole registrano un miglioramento significativo, rispettivamente di 23 e 31 punti. 

Nei licei studenti più preparati, peggio i professionali

L’eterna questione dell’esistenza di scuole “di serie A” e “di serie B” in Italia - a cui prima poi si dovrà porre rimedio - sembra trovare l’ennesima conferma. Non è poi forse sorprendente, infatti, il fatto che gli studenti dei Licei conseguono il punteggio più elevato (507), seguiti dagli studenti degli Istituti Tecnici (478). In basso, gli studenti degli Istituti Professionali (409) e della Formazione Professionale (411) ottengono un punteggio inferiore agli altri tipi di scuola e simile tra loro. Allo stesso modo, a non raggiungere il livello minimo di competenza è circa 1 studente su 10 nei Licei, ma arriva a quasi 5 su 10 nell’istruzione e nella formazione professionale.

Le ragazze perdono terreno rispetto ai ragazzi

Tra i dati trova riscontro un’altra annosa problematica, quella delle differenze di genere. Il tema dei soldi come “roba da uomini” sembra un preconcetto difficile da sradicare, e che si riflette nell’educazione. Tanto che i maschi superano le ragazze in financial literacy di 20 punti. Una situazione particolarmente italiana visto che, a livello medio OCSE, la differenza a favore degli studenti di genere maschile è di soli 5 punti. Tra il 2012 e il 2022, inoltre, il divario di genere in Italia è aumentato di 12 punti, soprattutto perchè il punteggio medio è migliorato in modo più marcato per i ragazzi.

I giovani? Risparmiatori per natura

Famiglie e scuole? Per quanto riguarda la financial literacy potrebbero fare di più. A casa si tratta il tema dei soldi soprattutto per i possibili acquisti dello studente, mentre si parla meno di questioni economiche generali e del budget della famiglia. E sono entrambe tematiche che, in Italia, si affrontano in misura minore rispetto alla media OCSE

Nonostante questo, 8 su 10 pensano di saper gestire il proprio denaro. Non solo: dalla rilevazione emergono interessanti aspetti delle abitudini di spesa dei giovanissimi. Prima di acquistare, ad esempio, più di 7 studenti italiani su 10 confrontano i prezzi di diversi negozi e quelli tra un negozio tradizionale e uno online, e poco più della metà aspetta che il prodotto diventi più economico. Tuttavia, sono le ragazze a confrontare i prezzi di diversi negozi più dei ragazzi. 

Altre caratteristiche dei nostri studenti? Sono risparmiatori, visto che il 91% ha messo da parte qualcosa negli ultimi 12 mesi. In più, il 71% pianifica obiettivi di risparmio per determinati beni che vuole comprare o attività che desidera fare. Sono numeri sostanzialmente in linea con la media OCSE (al 93% e al 73%). Invece, per analizzare il ruolo della scuola, agli studenti è stato chiesto se negli ultimi dodici mesi, in classe, avessero mai sentito parlare o imparato qualcosa in merito a 16 termini di educazione finanziaria.

Il risultato è che conoscono il significato di meno della metà dei termini proposti: 6 termini su 16, un termine in meno rispetto alla media OCSE. Inoltre, In Italia gli studenti hanno meno opportunità che altrove di svolgere attività o compiti legati al mondo economico e finanziario. A tale proposito, c’è però da dire che qualcosa si muove. Il Ddl Capitali, infatti, approvato a inizio 2024, ha introdotto l’educazione finanziaria nelle scuole.

Gli influencer più seguiti? Gli amici 

Un “difettuccio”, se così si può chiamare, è la tendenza di seguire la massa, o per lo meno i propri amici, anche quando questo è controproducente: così il 61% degli studenti italiani dichiara di aver comprato qualcosa perché lo avevano gli amici e il 43% dice di spendere più di quanto vorrebbe quando è con la sua cerchia. Inoltre, il 38% compra spesso quello che gli amici consigliano e il 30% ammette di voler tenere il passo con il loro stile di vita. Eppure solo il 18% riconosce che hanno una forte influenza sulle proprie decisioni di spesa.