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I 10 tipi di giocatori di calcetto che incontrerete una volta nella vita articolo

Il calcetto, dopo la nascita, la laurea e un posto di lavoro a tempo indeterminato, è un elemento imprescindibile per la vita di milioni di studenti e lavoratori. Ecco chi incontrerete sul campo da gioco almeno una volta nella vita.

Tra un esame e l'altro c'è sempre tempo per una delle passioni preferite da tutti gli studenti (o lavoratori) universitari: il calcetto settimanale. Le amicizie non contano più sul rettangolo da gioco. Nemmeno i legami di parentela. Così capita che ogni persona che incrociate sul campo si trasformi in qualcosa di irriconoscibile: chi diventa un vero e proprio 'killer di tibie' e chi tende ad emettere epiteti strani con il cielo.
Li riconoscerete subito. E tu che tipo di giocatore di calcetto sei? Riconosciti in questi 10 ritratti.

Il Julian Ross blasfemo

Come potete intuire dal nome siamo di fronte ad una tipologia di giocatore dalla classe immensa ma qualche piccolo problema di fiato da prendere in considerazione. Non svolge attività fisica da quando Max Pezzali ha lasciato gli 883. Il piede, in ogni caso, è rimasto sopraffino. Ogni passaggio, tiro, cross impreciso questa tipologia di Julian Ross blasfema, parte con epiteti sonoramente potenti che neanche quell’angelo di Germano Mosconi può pareggiare. Più che un giocatore di calcetto è una figura sicuramente atea. Probabilmente scomunicato dalla nascita. Insomma, un santo d’uomo.
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Quello che organizza

Fategli due statue: la prima perché ogni settimana ha la voglia di sbattersi nella programmazione del calcetto (l’ultimo torneo che sta organizzando è il Mizuno B5 Football Cup in riva al mare ad inizio Giugno), la seconda perché fa sempre e solo quello in vita fregandonesene altamente della carriera universitaria e/o lavorativa. Natale e Ferragosto compresi. Non molla mai niente.
Ah per la cronaca, anche noi di SOS Studenti saremo presenti con una nostra squadra. Partecipate anche voi utilizzando questo codice: TORNEOSOSSTUDENTI.

O' Fenomeno

Non fatevi fregare dal titolo fuorviante. O’Fenomeno non si tratta del ‘Ronaldo’ del campetto, ma del classico giocatore che ci crede tantissimo. A suon di doppi passi mal riusciti (l’unico eseguito e realizzato è datato un ventennio fa) e giocate di dubbio gusto, il fenomeno si giustifica ad ogni errore dando la colpa ai suoi compagni di squadra. Il problema, secondo lui, è il passaggio mal impostato e a 3.5 cm lontano dalla posizione richiesta.
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Il fighetta

Fascetta, gel, copricollo, scarpe fluo firmate, maglietta originale del Barcellona, occhiali da sole, borsone e cuffiette. Atteggiamento da prepartita chiaro: scende in campo per scrutare la folla presente (un paio di vecchietti raccolti dal bar accanto filtrati di bianchini), segno della croce una volta sul terreno da gioco, assaggia l’erba sintetica e comincia a salutare la propria ragazza presente in ‘tribuna’. Tutto questo rigorosamente con Numb dei Linkin Park nelle orecchie… da buon calciatore di ottava categoria che ci crede tantissimo deve farsi vedere. Poi sul campo FA PENA.
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Mr. Tibia e Peroni

Partiamo dal presupposto che gliene frega nulla di giocare bene o giocare male, l’importante è giocare. Il secondo ‘comandamento’ che si da’ questa tipologia di calciatore è il seguente: non avrai altro dio se non la tibia del tuo avversario. Per questo motivo tende a finire la classica partita con gli amici con un paio di tibie portate a casa. Il suo modello di vita è Kim Jong, il famoso attivista nord coreano di Green Peace (o almeno lui ha capito questo dai documentari). Tanto rompiscatole quando bonaccione fuori dal campo.
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Il 5 minuti

Uno dei più imbarazzanti. Dopo 5 minuti di gioco ed un paio di scatti in avanti, il ragazzo in questione è già in debito d’ossigeno. Chiede il cambio ai suoi ma il problema è che siete contati. Gioca tutta la partita in clamorosa difficoltà psico-fisica. E’ già tantissimo se termina la partita senza crolli cardiovascolari. Solitamente impostato in difesa per correre il nulla. AMEN bomber, sei la gioia di tutti i medici e del sistema sanitario nazionale.
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Il trash talker

Siete obbligati. Purtroppo siete obbligati ad invitarlo. Avete trovato 9 giocatori e vi serve il 10imo. Le avete tentate tutte, dal cugggggino di Napoli, nonostante abitiate a Milano, alla madre di un amico. Nessuno conferma. Ripetiamo, siete obbligati ad invitare il trash talker, il giocatore più fastidioso del globo. Appena tocchi palla comincia ad insultare te e la tua famiglia senza apparenti demeriti tuoi personali. Cerca il contatto fisico sempre e comunque: sui calci d’angolo non stupirti se, durante il posizionamento, ti arriva una gomitata gentilissima in pancia. L’ignoranza di chi non sa giocare e non gliene frega neppure nulla: vuole il sangue, vuole prenderti a male parole. Se poi avete anche un arbitro a disposizione, preghiamo per lui.
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"No ma è 5 anni che non gioco"

“No raga, non mi ricordo più come si gioca… non fatemi correre. E’ tanto che non tocco un pallone”. Dopo 5 minuti di match ha già coperto una distanza di 10 km, segnato 8 volte, assisistito 5 compagni e distribuito una decina di assist. Per scoprirlo, fatevi dare nome e cognome dell’interessato, scrivetelo su google e provate a contare le presenze in Lega Pro dello stesso. Diffidate sempre e comunque di questa tipologia di persona. “Eh ma raga… non sono in forma”. Sì, anche Cristiano Ronaldo lo dice spesso.

Il lamentone

Molto simile nei modi di fare al trash talker, solo meno violento e più bonario. Il problema è che rompe le scatole su ogni cosa: dall’orario della partita, al pallone troppo gonfio, al costo, ai compagni, sul terreno di gioco… Solitamente accompagna il fare polemico con una scarsezza qualitativa d’altri tempi. Prima del match è il classicone che spara solite cose esagerate del tipo: “Vi dribblo tutti e faccio 10 gol di fila. Ho giocato contro Del Piero nelle giovanili della squadra (stranamente) satellite della Juventus”. Buon erede di Ciccio Gullo.
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"La doccia a casa"

Partitaccia sotto ettolitri di pioggia, terreno più o meno fangoso (nonostante l’erba sintetica), maglietta di Batistuta ai tempi della Fiorentina rigorosamente acrilica e via che si va a puzzare in maniera clamorosa. Il problema è che nel consueto post partita del “dai andiamo a farci una birra” è il primo a dire:

“No raga, io non posso devo andare a casa a lavarmi”.

Il dubbio nasce spontaneo: perché non ti lavi nelle docce dello spogliatoio. Uno dei più grandi misteri irrisolti nella vita dell’essere umano. Dite la verità… anche voi, nel vostro gruppo, avete un ‘oggetto misterioso’ di questo tipo.
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Il pezzente


“Ragazzi, ve lo dico prima della partita così sapete tutti quanto pagare: sono 4 euro a testa, mi raccomando portate tutti i soldi e non fate i furbi altrimenti si alza la quota per ognuno di noi”.

Avete già capito cosa farà IL pezzente. Immancabilmente si presenta all’appuntamento senza portafogli e, se vi va bene, con due euro in moneta + la solita giustificazione del caso:

“Scusate raga, a parte che secondo me cosa troppo, ma ho solo due euro… la prossima copro io eh, tranquilli.”

Forse una delle persone più odiose del gruppo, ma per raggiungere il giusto numero siete sempre costretti ad invitarlo.

Data pubblicazione 7 Aprile 2016, Ore 15:30
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