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[img alt="la statua della spigolatrice di Sapri" width="800" height="458"credits:"Fonte foto:IlFattoQuotidiano.it"]/news_foto/2021/09/spigolatrice-ok.jpg[/img]

Da giorni quotidiani, tv e social non fanno che parlare della polemica sorta attorno al caso della statua della Spigolatrice di Sapri, inaugurata domenica scorsa nell'omonima cittadina campana in provincia di Salerno. Una volta presentata davanti alla cittadinanza e a diverse autorità, e appena le foto della statua hanno iniziato a circolare, l'opinione pubblica si è divisa sull'argomento.

Da un lato chi vorrebbe abbattere la statua, per via delle forme in evidenza, dall'altro chi ritiene esagerata la polemica nata sul caso. Emanuele Stifano, l'artista che ha realizzato l'opera, si dice invece soddisfatto del risultato finale. Noi di Skuola.net abbiamo pensato di ripercorrere la polemica e di raccontarvi le origini della Spigolatrice di Sapri, partendo dalla poesia a lei dedicata.

La spigolatrice di Sapri: la statua al centro della polemica

La statua, tanto discussa, vuol celebrare il fallito tentativo di insurrezione anti borbonica nel Cilento e rappresenta una spigolatrice di grano, la stessa a cui è dedicata la poesia di Luigi Mercantini. Le forme della donna rappresentata però non sono piaciute ad una parte dell'opinione pubblica che le ha ritenuto troppo sensuali. Di questo avviso l'ex senatrice Manuela Repetti che si, come riportato dal ilgiorno.it è opposta all'inaugurazione della statua definendola “sessista”. Dello stesso parere anche Laura Boldrini che, sempre come riportato dalla testata sopracitata, commenta la vicenda come “figlia del maschilismo italiano”. C'è chi invece non la vede in questo modo come il parlamentare 5S Franco Castiello che spedisce le accuse al mittente sostenendo la tesi secondo la quale la statua raffigurerebbe in maniera esatta “le fattezze fisiche delle donne meridionali”.

La spigolatrice di Sapri: la risposta dell'artista Emanuele Stifano

Immediata la risposta di Emanuele Stifano, lo scultore cui è stata commissionata l'opera, che si è difeso tramite un post pubblicato su Facebook:”Se fosse stato per me, avrei fatto una figura completamente nuda. Lo stesso vale per il Palinuro di qualche anno fa e per le statue che farò in futuro, semplicemente perché sono amante del corpo umano in generale e mi piace lavorarci. Penso comunque che sia inutile dare spiegazioni a chi vuole assolutamente vederci depravazioni o cose varie”

La spigolatrice di Sapri: la statua procace e il sessismo?

Uno dei termini che più è stato usato all'interno della polemica sulla statua che raffigura la Spigolatrice di Sapri è 'sessismo'. Ma qual è esattamente il significato di questo termine? Ecco la definizione del Vocabolario Treccani in merito:
"Termine coniato nell’ambito dei movimenti femministi degli anni Sessanta del Novecento per indicare l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale; anche, con sign. più generale, tendenza a discriminare qualcuno in base al sesso di appartenenza."

La spigolatrice di Sapri: la poesia e il suo significato

A questa figura, la Spigolatrice di Sapri, è dedicata anche la famosa poesia di Luigi Mercantini che racconta la spedizione di Carlo Pisacane nel 1857 a Sapri, nel tentativo di sollevare la popolazione contro il regime borbonico. Purtroppo la spedizione fallì nell'indifferenza della gente, ancora alle prese con elementari problemi di sopravvivenza e incapace di cogliere i valori e gli ideali che si celavano dietro la spedizione. La vicenda è “raccontata” secondo il punto di vista di una spigolatrice del luogo, e assume quindi toni popolari.
Il testo della poesia di Mercantini:

«Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!' '
Me ne andavo al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Sceser con l’armi e a noi non fecer guerra,
ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
“Siam venuti a morir pel nostro lido”.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: “Dove vai, bel capitano?”
Guardommi, e mi rispose: “O mia sorella,
Vado a morir per la mia patria bella”.
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: “V’aiuti il Signore!”
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontrâr con li gendarmi,
e l’una e l’altra li spogliâr dell’armi:
ma quando fûr della Certosa ai muri,
s’udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra ’l fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Eran trecento e non voller fuggire,
parean tre mila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a loro correa sangue il piano:
fin che pugnar vid’io per lor pregai,
ma a un tratto venni men, né più guardai:
io non vedea più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!»

La spigolatrice di Sapri e la campagna fallita di Pisacane: l'evento storico

I fatti, cui si ispira Luigi Mercantini, risalgono al 1857. Il 25 giugno, il patriota Carlo Pisacane si imbarca da Genova, con un ristretto numero di mazziniani, su un piroscafo di linea: direzione Tunisi. Al loro fianco sarebbero dovute esserci altre imbarcazioni, con armi e rinforzi, ma le persone incaricate del compito non riescono a concludere l'incarico. Pisacane decide di non rinunciare all'impresa e, due giorni dopo, lui e il suo gruppo sbarcano a Ponza liberando 320 detenuti. Due giorni dopo, il 28 giugno, il piroscafo arriva a Sapri. Qui il patriota non trova l'appoggio sperato, al contrario, al suo arrivo gli si para davanti un intero plotone di contadini armati di forconi, informato nel frattempo dalle autorità borboniche del fatto che a bordo della nave vi fossero delinquenti ed ergastolani anziché patrioti.
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