
Sta attirando l’attenzione una nuova mania della Gen Z, che negli ultimi tempi sembra star spopolando sui social. Non sono in pochi, infatti, ad aver notato l’attrazione dei giovani per una stanza in particolare della casa: il bagno. Dietro questa preferenza ci sarebbe una motivazione profonda, una risposta sintomatica ad una società sempre interconnessa e sovrastimolata. Ecco perché il bagno è la stanza preferita della Gen Z.
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Il “bathroom camping”: una fuga dalla realtà
Nel silenzio di un bagno, lontano da telefoni, notifiche e chiacchiere, la Gen Z ha trovato un rifugio. Una nuova tendenza, diventata virale sui social, sta trasformando questa stanza in un luogo di benessere mentale e pausa emotiva. Il fenomeno, ribattezzato “bathroom camping”, consiste nel chiudersi in bagno per qualche minuto — o anche per ore — senza fare nulla, se non stare con se stessi. Sembra semplice, quasi banale, ma in un mondo sempre connesso, questa pratica è diventata una forma di disconnessione estrema. E per molti giovani, un modo per ritrovare calma, sicurezza e spazio personale. Ma si tratta solo di un momento di relax... o di un campanello d’allarme?
Il bagno come terapia
Nel gergo dei social, questo gesto si chiama “raw dogging”, ed è qualcosa di più di una pausa dal rumore esterno: è una vera e propria forma di autoterapia spontanea. Chi pratica il “bathroom camping” sceglie di staccare completamente, eliminando qualsiasi stimolo esterno: niente telefono, niente musica, niente persone. Solo silenzio, chiusura e tempo per sé.
Il bagno diventa così l’ultimo spazio inviolabile, dove ritrovare un momento di tranquillità senza dover giustificare la propria assenza o gestire l’ansia da prestazione sociale.
Un rifugio sicuro
Tra i contenuti più visti su TikTok, spiccano testimonianze di ragazzi che usano il bagno come luogo di rifugio durante le feste, oppure per decomprimere dopo giornate stressanti. Molti lo scelgono per leggere, meditare, ascoltare musica o semplicemente stare in silenzio.
Ma c’è anche chi ne parla in modo più intimo e profondo: “Mi sentivo al sicuro solo in bagno”, racconta qualcuno. Qualcun altro aggiunge: “Lo usavo sempre quando i miei genitori litigavano e mio padre si ubriacava. La mia porta non aveva serratura, ma restavo lì per ore. In realtà è un po’ triste”. Segni che, per molti, questo spazio è diventato un punto fermo in mezzo al caos emotivo.
Pausa rigenerante o segnale d’allarme?
Secondo gli esperti, il “bathroom camping” non è sempre indice di disagio. Anzi, può rappresentare un modo sano per ricaricare le batterie mentali, proprio come una passeggiata o un momento di solitudine cercata. Il bisogno di stare soli, specialmente in un ambiente protetto, può essere un segnale positivo di autoconsapevolezza.
Tuttavia, come avverte la psicologa Cynthia Vinney in un’intervista su ‘Psycle Health’, questa pratica può anche essere il sintomo di qualcosa di più profondo. Nei casi più estremi, ad esempio, può manifestarsi in comportamenti come restare a lungo sotto la doccia senza motivo, associati a stati depressivi.