
Una multa da 50 euro per aver giocato a pallone all’aperto. È quanto accaduto a un gruppo di ragazzini di seconda media sull’isola di Murano, a Venezia.
I fatti risalgono al 12 settembre scorso, quando i Carabinieri sono intervenuti nell’area delle ex Conterie, dopo alcune segnalazioni da parte dei residenti infastiditi dal rumore.
Ma quello che poteva rimanere un episodio isolato si è trasformato in un caso pubblico, per via della reazione - più che civile - degli studenti e della loro insegnante, che ha di fatto avviato una riflessione collettiva.
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“Come dobbiamo crescere?”
“Col telefono no, col pallone no, giocando no, è una vergogna!”, si leggeva nei giorni seguenti tra i tanti messaggi che si scambiavano i ragazzi dell'isola. Così, guidati dalla loro professoressa di italiano, hanno deciso di rompere gli indugi e di fare un po' di "rumore", scrivendo una lettera indirizzata al Sindaco di Venezia, per esprimere il loro disappunto e chiedere un cambiamento del regolamento comunale.
“Cosa dovremmo fare per passare il tempo come si faceva una volta?”, scrive uno studente, come riporta il 'Corriere del Veneto'. Un altro, più diretto, accusa: “Invece di multare dei bambini che vogliono solo giocare pensate a problemi più gravi come i borseggiatori, i padroni dei cani che non raccolgono i bisogni, i vandali che distruggono le nostre città”.
Una lezione di educazione civica
“Su diciotto miei alunni, dieci sono stati multati quel giorno ed erano molto arrabbiati”, ha spiegato la docente. “Ho detto loro: trasformiamo questa vostra protesta in un’occasione per far sentire la vostra voce, per chiedere un cambiamento del regolamento”. Prima di scrivere, la classe ha analizzato insieme le norme comunali e discusso sul ruolo delle forze dell’ordine. “Ho spiegato anche che i Carabinieri lo hanno rispettato, se c’è una segnalazione o una denuncia sono tenuti a intervenire”, ha aggiunto l'insegnante.
Regole troppo rigide?
A Murano, infatit, il regolamento di polizia urbana consente di giocare a pallone solo in due zone specifiche: campo San Bernardo e parco Angeli, e soltanto fino agli 11 anni. La zona dove i ragazzi si sono ritrovati quel pomeriggio, non rientra nelle aree autorizzate. Anche se, come fanno notare, fino a pochi anni fa quell’area nemmeno esisteva ed è stata recentemente riqualificata.
La sanzione, 50 euro a testa, è arrivata per disturbo alla quiete pubblica, ma i giovani non ci stanno. “Il campo San Bernardo è pieno di bar, panchine, alberi e tantissima gente, secondo me è più adatto il campo Signoretto”, scrivono. E ancora: “L’anno scorso in campo si allenavano i ragazzi del Venezia Calcio. Perché loro sì e noi no?”.
Proposte concrete dai ragazzi
I messaggi non si limitano alla protesta. I ragazzi hanno anche avanzato suggerimenti specifici per una città più a misura di giovani. “Ci servirebbero più spazi dove poter giocare liberamente senza limiti di età”, propone una studentessa. Un compagno suggerisce di alzare il limite almeno a 15-17 anni. “Non è giusto che solo i bambini piccoli possano andare in bicicletta”, aggiunge, riferendosi al divieto previsto dallo stesso regolamento per tutti gli altri.
“Chi cresce qui è molto fortunato", ha commentato la professoressa, "perché non ci sono le auto e si può stare in campo come si faceva una volta. Da parte mia ho voluto trasformare un episodio spiacevole in un’attività didattica e di partecipazione civile”.
Un incontro con il Sindaco
Il caso ha avuto un'ampia risonanza non solo tra le famiglie ma anche a livello istituzionale. I genitori, chiamati in caserma per il pagamento della multa, si sono detti sorpresi e amareggiati. Il Sindaco ha promesso un incontro con le famiglie coinvolte per affrontare direttamente la questione.
I ragazzi, intanto, aspettano una risposta. E la loro domanda resta sospesa tra le righe delle lettere scritte a mano: “Cosa dobbiamo fare per giocare?”