paolodifalco01
di paolodifalco01
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grandi classici in spiaggiaL'estate è arrivata ed è già tempo del meritato riposo in spiaggia sotto l'ombrellone dove, tra infradito e telo mare, non può mancare un buon libro da leggere.

A tal proposito, ci sono dei libri che vanno letti almeno una volta nella vita: storie che sono incentrare sull'essenza più autentica dell'essere umana, sui sentimenti che hanno guidato l'uomo di ogni tempo o che hanno raccontato mondi alternativi quasi profetici.

Eccone alcuni a cui non si può assolutamente rinunciare.

"Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello

Ultimo romanzo di Luigi Pirandello, in quest'opera emerge a pieno il suo pensiero: tutta l'esistenza del protagonista, Vitangelo Moscarda, viene messa in crisi da una semplice e casuale osservazione della moglie sul suo naso che è un po' storto. Un dettaglio di cui lui nn si era mai accorto e che distruggerà la sua identità.

Un romanzo amaro dove a fare da padrone è l'umorismo di Pirandello e dove si porta all'estremo la scomposizione del personaggio. La crisi di quest'ultimo, inoltre, verrà utilizzata da Pirandello per mostrare la crisi della società, di tutti quelli che non riescono a capire quello che passa per la testa di Vitangelo.

"David Copperfield" di Charles Dickens

Protagonista di questo libro è David, un ragazzo che ha perso il padre e che vive un’infanzia felice con la madre fino a quando quest’ultima sposa il signor Murdstone, un uomo crudele che la porterà alla tomba. Privo di affetti e dopo una serie di esperienze negative e avvilenti, David riesce a trovare un po’ di felicità presso la zia Betsey che accetterà di prendersi cura di lui.

Quest'ultima lo manderà a studiare a Canterbury presso la casa del suo avvocato. Così David, con il passare degli anni, diventerà cronista parlamentare conquistando anche una fama letteraria e le avventure che caratterizzeranno la sua vita prenderanno ispirazione da esperienze vissute dallo stesso Dickens che riuscirà a scrivere una delle "commedie umane" più lette di ogni tempo.

"Il nome della rosa" di Umberto Eco

Il narratore di questo giallo medievale è Adso da Melk, che, diventato ormai anziano, parla delle vicende che sono accadute in un monastero benedettino alla fine del 1327 quando era ancora un novizio. Al suo fianco c'è il suo maestro Guglielmo de Baskerville, un frate francescano inviato al monastero per un’importante missione diplomatica.

Sarà proprio Guglielmo a dover risolvere una serie di misteriosi delitti che accadono all’interno della comunità dei monaci durante la loro permanenza. Sempre lui andrà a scoprire che quel filo invisibile che va a collegare tutti i vari delitti è un antico manoscritto presente nella biblioteca dell’abbazia a cui è praticamente impossibile accedere.

"I miserabili" di Victor Hugo

Una delle opere imprescindibili della letteratura francese ottocentesca è invece questo romanzo in cui Victor Hugo riesce a racchiudere una buona parte delle vicende storiche della sua patria. Qui, tuttavia, non troviamo solo le grandi vicende storiche che si sono succedute nel tempo, dalla battaglia di Waterloo alle barricate del 1832, ma anche le storie di personaggi, come il vescovo Myriel, la triste Fantine, la piccola Cosette, che sono totalmente inventati dalla mente dello scrittore e che risultano essere ancora molto attuali.

Attraverso la sua penna lui riesce a parlare della miseria e della povertà che allora facevano da padroni nelle fredde strade di Parigi e che vengono descritte con amore e commiserazione, due sentimenti che portato il lettore a immaginare Hugo vicino, a livello fisico ed emotivo, ai suoi personaggi.

"Cecità" di José Saramago

In questo libro il premio Nobel portoghese descrive una vicenda non molto lontana da quella da cui stiamo faticosamente cercando di uscire: una misteriosa epidemia andrà a colpire la popolazione di una non nota città dove le persone diventano improvvisamente cieche.

La reazione degli abitanti è però feroce e sembra essere dettata dalla paura e dal terrore così i malati vengono rinchiusi in dei manicomi per cercare di limitare il contagio. A questo punto accade che pazienti e aguzzini perdano completamente la loro umanità lasciando prendere il sopravvento all'egoismo e all'indifferenza.

Paolo Di Falco

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