L'approccio della Generazione Z al lavoro è decisamente diverso da quello degli adulti. Gli ultimi due anni, contrassegnati dalla pandemia di Covid19, hanno portato ragazze e ragazzi a riflettere e ad interrogarsi su quello che si aspettano dal mondo del lavoro.
Lavorare sì, ma senza sacrificare il proprio tempo libero in cambio di stress lavorativo. E' il fenomeno del “quiet quitting” che negli ultimi tempi spopola sulla piattaforma di TikTok e che spinge sempre più giovani a
rinunciare a qualche euro in più in busta paga in cambio di una maggiore serenità.
”Quiet quitting”: meno lavoro e più salute mentale
Non si tratta però di un fenomeno – come direbbe qualcuno - “all'italiana”. La pratica infatti si sta diffondendo anche in Paesi estremamente produttivi come Stati Uniti e Cina, dove il fenomeno si chiama “mo yu”, letteralmente “toccare i pesci”.
Preferire la salute mentale e il benessere psicofisico rispetto agli straordinari lavorativi: questa è la ricetta dei più giovani. Prendendo in considerazione il recente studio della Gallup, dal titolo “State of the global workplace 2022 Report”, la Generazione Z sembrerebbe avere più di qualche ragione. Dall'analisi è infatti emerso come appena
il 33% dei lavoratori dipendenti si considera in una condizione di crescita e benessere. Il 44% si dice stressato e ritiene la propria occupazione demotivante. Di riflesso, in Paesi come l'Inghilterra, solo il 9% dei lavoratori si dice “entusiasta” della propria occupazione.