Imma Ferzola
Autore
tre fasi invecchiamento

Non è un processo lineare, né tantomeno uniforme. L'invecchiamento si manifesta in tre momenti ben precisi della vita, secondo quanto emerge da uno studio approfondito pubblicato su Nature Ageing.

Non si tratta di un semplice accumulo graduale di danni, ma di veri e propri "salti" fisiologici, picchi in cui il corpo cambia marcatamente, spesso accompagnati da un incremento del rischio di malattie croniche.

Gli scienziati stanno cercando di capire cosa regoli questi momenti chiave, con l’obiettivo di decifrare i meccanismi biologici dell’ageing e agire in modo più efficace sulla prevenzione.

Indice:

  1. Un enigma evolutivo ancora irrisolto
  2. L’influenza di genetica e ambiente
  3. Tre picchi chiave nell’invecchiamento umano
  4. I marcatori biologici e l’orologio epigenetico

Un enigma evolutivo ancora irrisolto

Il motivo per cui invecchiamo rimane in parte un mistero. Tutti gli esseri viventi, animali compresi, sono soggetti all’invecchiamento, ma la durata della vita varia enormemente da una specie all’altra. Si tratta di una strategia evolutiva: la natura “sceglie” quanto far vivere un organismo in base alla sua capacità di trasmettere i propri geni con successo.

"Solo ora stiamo iniziando a capirne i meccanismi e se e come possiamo rallentarlo", spiega Marta Kovatcheva, ricercatrice all’Ifom di Milano e direttrice del Laboratorio di plasticità cellulare e invecchiamento.

Il suo lavoro, riconosciuto a livello internazionale con il premio Eacr-Mark Foundation-Pezcoller Foundation Rising Star 2025, punta a identificare i segnali biologici che determinano l’invecchiamento e la comparsa delle malattie legate all’età.

L’influenza di genetica e ambiente

Secondo Kovatcheva, l’ambiente gioca un ruolo determinante, più ancora della genetica. "Più a lungo vivi, più importante diventa la tua genetica", sottolinea. Ma anche nei centenari, il patrimonio genetico spiega solo una parte (circa il 25-35%) della longevità.

Il resto dipende da stili di vita, esposizioni ambientali e condizioni socio-economiche. Malattie come il cancro, ad esempio, sono in parte legate a mutazioni genetiche ereditarie, ma spesso non sono prevedibili con precisione, proprio perché intervengono molti altri fattori.

Fumo, alimentazione, attività fisica, inquinamento, stress e consumo di alcol: sono tutte variabili che influenzano l’accumulo di danni nelle cellule e nei tessuti. È proprio questo accumulo progressivo a innescare l’invecchiamento e, di conseguenza, a compromettere gradualmente la funzionalità degli organi.

Tre picchi chiave nell’invecchiamento umano

Un importante studio condotto su oltre 4.000 persone in Europa e negli Stati Uniti ha identificato tre momenti precisi in cui l’organismo registra un’accelerazione nei processi di invecchiamento: intorno ai 35, ai 60 e agli 80 anni.

Questi picchi coincidono con cambiamenti significativi nei livelli di proteine plasmatiche e altri parametri biologici.

"Cosa significhino esattamente non è ancora chiaro, ma trovano riscontro anche nelle osservazioni epidemiologiche", afferma Kovatcheva. Non è un caso, ad esempio, che intorno ai 60-65 anni si osservi un forte aumento delle diagnosi multiple di malattie croniche.

Questo rappresenta una soglia critica, in cui la resilienza del corpo comincia a diminuire sensibilmente. Il cancro, invece, si comporta diversamente: il rischio aumenta con l’età, ma non segue questi picchi, bensì una crescita costante e progressiva.

I marcatori biologici e l’orologio epigenetico

Una delle frontiere più interessanti della ricerca sull’invecchiamento riguarda i marcatori biologici, in particolare i cosiddetti “orologi epigenetici”. Questi strumenti si basano sulla misurazione della metilazione del DNA: un tipo di modifica chimica che cambia con l’età e può rivelare l’età biologica di una persona, indipendentemente da quella anagrafica.

Steve Horvath, genetista e biostatistico, ha dimostrato che i pattern di metilazione possono essere predittivi del rischio di mortalità e dello stato di salute complessivo. Tuttavia, sono dinamici e sensibili a fattori esterni, come infezioni o cambiamenti ormonali, e variano tra diversi tipi di cellule.

Secondo Kovatcheva, l’integrazione dell’intelligenza artificiale permetterà presto di sviluppare "orologi multiparametrici", basati su grandi quantità di dati raccolti su microbiota, DNA ed espressione genica.

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