
“Che ci fate qui?”, ho chiesto io, sorpreso. “Il nonno voleva fare l’intervista sul rientro a scuola”. “Ma era in programma per la settimana prossima!”, ho detto io. Rick si è messo la spara-porte in tasca, ha preso una sedia e si è accomodato a gambe incrociate. “Sì, che ci vuoi fare”, ha detto. “Sai, il tempo è relativo”.
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Primo giorno di scuola: intervista immaginaria a Rick e Morty
“Sc-scusa per l’intrusione”, ha miagolato Morty, a testa bassa.“Mai scusarsi, Morty”, lo ha subito corretto Rick. “Non ti ho proprio insegnato niente”.
“Tu s-sei un pessimo maestro”, ha replicato Morty.
Rick si è girato verso di me. “Stai registrando?”.
“No”, ho fatto io. “Non sapevo nemmeno del vostro arrivo…”.
“Bene”, ha detto Rick, che è poi tornato a rivolgersi al nipote: “Ritira subito quello che hai detto! Non ti azzardare a farmi fare brutta figura”.
“Ho detto la verità: tu sei un pessimo maestro”.
“Morty, come osi? Io ti ho dato tutto, senza di me non saresti niente! E ora che fai? Mi dici queste cose? Ingrato di un ragazzino”.
“Ingrato? Io ingrato?”.
A quel punto, per placare gli animi, sono intervenuto io: “Okay, ragazzi, facciamo questa intervista?”.
Entrambi hanno annuito.
“Bene”, ho detto. “Non ho preparato le domande, quindi cominciamo con qualcosa di semplice: Morty, come è stato il tuo primo giorno di scuola?”.
“Uno s-schifo!”, ha risposto lui. “E sai perché? P-perché non c’è mai stato! Ero a lezione di b-biologia quando è arrivato il nonno che con una scusa mi ha fatto uscire dalla classe”. Morty ha sollevato le braccia e si è messo a urlare: “Mi ha praticamente rapito. Ha usato la spara-porte e mi ha portato qua”.
“Rapito?”, ha chiesto Rick. “Ora rapito mi sembra un parolone”.
“Mi hai p-preso contro la mia volontà, come sempre. Io a quest’ora dovrei essere a scuola! Come lo c-chiami q-questo? A me sembra tanto un rapimento”.
“La lezione era praticamente finita”, ha ribattuto Rick.
“Era soltanto la p-prima ora!”.
“Hai imparato di più stando 5 minuti con me che in anni di scuola! Il tuo adorato nonnino non è mai andato a scuola eppure è il non plus ultra dell’intelligenza”.
“Tu non sei il mio adorato nonnino!”.
“Sì, invece!”.
“No, e poi non è q-questo il p-punto!”.
“E di grazia, quale sarebbe il punto, Morty?”.
Chiaramente, la situazione stava nuovamente degenerando. E io ero ancora in ciabatte.
“Stooop”, sono intervenuto. “Perché non ci calmiamo tutti? Rick, perché hai prelevato tuo nipote da scuola e lo hai portato qui? Il nostro appuntamento era per la settimana prossima, non potevi aspettare?”.
Lui ha alzato le spalle, sbuffando. “A casa mi annoiavo”.
Morty si è portato una mano alla faccia. Dopodiché ha mandato un indice verso il nonno: “Lo v-vedi come sei? Lo v-vedi? Io non ti sopporto più!”.
“Uo uo uo, parole forti”, ha detto Rick, che poi gli ha proposto: “Che c’è, vuoi litigare con me?”.
“Oookay”, ho detto io. “Questo no”.
“Mi sono spinto troppo in là, vero?”, ha chiesto Rick.
Morty ha incrociato le braccia e si è girato dall’altra parte, verso la finestra. “Io ti odio”, ha sussurrato.
“Va bene, Morty, va bene, lo accetto. Io accetto sempre le critiche costruttive, lo sai, ma così non va”. Rick ha cominciato a maneggiare con il suo orologio digitale. “Meglio ricominciare l’intervista”.
Morty si è voltato di scatto, con gli occhi pieni di una rabbia urgente. “Non lo fare!”.
Troppo tardi. Proprio mentre stavo per chiedere cosa stesse succedendo, ho iniziato ad avvertire una grande sonnolenza. Le luci si sono affievolite sempre di più e in un attimo non ho più visto o sentito niente.
Era mattina, e io stavo buttando giù la bozza di un articolo nella mia stanza. All’improvviso ho sentito un rumore accompagnato da una voce alle mie spalle: “Eccoci qui! Spero di non disturbare ma ho pensato di anticipare di qualche giorno la nostra intervista!”. Quando mi sono girato mi sono trovato davanti a Rick e Morty, in persona.