
Ogni anno, il 20 maggio, il mondo celebra la Giornata mondiale delle api per ricordare quanto questi insetti siano fondamentali per l’equilibrio del nostro Pianeta.
E non si tratta di un semplice omaggio simbolico: la sopravvivenza stessa di moltissime colture alimentari dipende dal lavoro instancabile delle api e degli altri impollinatori.
Senza di loro, la riproduzione di piante e frutti – dalle mele ai pomodori, dai mirtilli alle zucchine – sarebbe compromessa.Istituita dalle Nazioni Unite nel 2017, questa ricorrenza cade nel giorno della nascita di Anton Janša, pioniere sloveno dell’apicoltura moderna. Ma oggi, a oltre tre secoli da allora, le api sono in grave pericolo: il loro numero sta calando drammaticamente, e con loro rischiano di sparire interi equilibri ambientali ed economici.
Agricoltura intensiva, pesticidi, crisi climatica e povertà floreale minacciano ogni giorno questi insetti. E il danno tocca da vicino anche la nostra sicurezza alimentare.
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Un servizio naturale da 153 miliardi di euro
Le api e gli altri impollinatori contribuiscono, fa sapere un approfondimento sul tema realizzato dal ‘Corriere della Sera’, alla riproduzione del 75% delle colture agrarie mondiali. In tutto il mondo esistono circa 20.000 specie di api, oltre 1.000 solo in Italia.
Tra tutte, la più efficiente è l’ape da miele: come indicato dai dati dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), i membri di un singolo alveare possono visitare fino a 20 miliardi di fiori l’anno, coprendo decine di chilometri quadrati.
Un lavoro che ha un valore economico globale stimato in 153 miliardi di euro all’anno (di cui 2-3 miliardi solo in Italia).
Eppure, proprio questo patrimonio naturale è a rischio: centinaia di milioni di api muoiono ogni anno, e il dato è probabilmente sottostimato.
Nutrimento scarso e fioriture sfasate
Una delle cause principali della crisi delle api è la carenza di cibo. I cambiamenti climatici alterano le fioriture, che possono arrivare troppo presto o troppo tardi rispetto al ciclo vitale degli impollinatori. Gelate, siccità, piogge torrenziali: tutti fenomeni che riducono nettare e polline, indispensabili alla sopravvivenza delle colonie.
A peggiorare la situazione è l’introduzione di varietà autofertili (come alcuni tipi di girasole o erba medica) che non hanno bisogno di impollinazione e non offrono alcuna fonte di nutrimento per gli insetti. Spesso, gli stessi agricoltori non sanno che queste sementi possono essere inospitali per le api.
I pesticidi: una trappola invisibile
Un’altra grande minaccia è rappresentata dai pesticidi. Le analisi di laboratorio rilevano che quasi il 50% delle api morte presenta tracce di fitofarmaci. Il fenomeno è legato a un modello di agricoltura intensiva, praticato su oltre 3,8 milioni di ettari in Italia, dove la produzione di massa si traduce in uso massiccio di agrofarmaci: fungicidi, insetticidi, erbicidi.
Sostanze, queste, che indeboliscono o uccidono gli impollinatori, danneggiano il suolo e rendono necessario l’uso di sempre più concimi e trattamenti, in un circolo vizioso che mette a rischio la salute dell’ambiente.
Le contromisure dell’Unione Europea
La strategia UE “Farm to Fork” (dalla fattoria alla tavola) sta però promuovendo una transizione verso un’agricoltura sostenibile, riducendo l’uso di sostanze chimiche. Dal 2023 al 2027 sono stati stanziati 218 milioni di euro per premiare chi protegge gli habitat degli impollinatori, 780 milioni per chi rinuncia ai diserbanti, e 819 milioni per favorire la rotazione delle colture. Oltre 2 miliardi vanno invece all’agricoltura biologica.
Nel solo 2023, 822.000 ettari sono stati coltivati secondo pratiche biologiche, e oltre 4 milioni di ettari hanno ricevuto incentivi per una gestione più attenta alla biodiversità. Segnali positivi, ma ancora insufficienti a compensare l’impatto di un’agricoltura che troppo spesso ignora le esigenze degli impollinatori.
Senza api, niente biodiversità
Nonostante gli sforzi, però, ogni anno vengono ancora utilizzate quasi 20.000 tonnellate di principi attivi non ammessi in agricoltura biologica. Spesso, agli apicoltori non viene nemmeno comunicato quando si effettua un trattamento chimico sui campi vicini agli alveari.
Nel tentativo di “sostituire” le api, si guarda ai droni impollinatori, ma i costi, l’efficienza e l’impatto ambientale di queste tecnologie non sono paragonabili al contributo naturale delle api. In gioco c’è la biodiversità: il mosaico di piante, fiori e animali che mantiene in equilibrio il pianeta. Perché, come più cento anni fa scriveva Maurice Maeterlinck, premio Nobel per la Letteratura nel 1911: “Si stima che più di centomila varietà di piante scomparirebbero se le api non le visitassero”. E, con loro, molto altro ancora.