
Gli ultimi dati sul voto nelle democrazie occidentali però riportano elevate percentuali di astensionismo. L'Italia non fa eccezione: nel 2018 la percentuale di chi non ha votato ha infatti raggiunto il 30%, mentre quest'anno è attesa una platea di non votanti vicina al 35%. Ma cosa succede se non si va a votare? Ci sono delle conseguenze per chi deciderà di astenersi? Scopriamolo insieme.
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Cosa succede se non vado a votare?
Come recita l'Articolo 48 della Costituzione: ”Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi d’indegnità morale indicati dalla legge”. Ciò significa che il diritto di voto si può perdere commettendo reati gravi, o perdendo la capacità di intendere e di volere. Sul piano giuridico quindi, chi non vota non rischia nulla. Smontiamo quella che è una delle bufale più frequenti, secondo cui chi non vota per un certo numero di volte rischia di vedere ritirata la propria tessera elettorale. Anche in caso di astensionismo recidivo, ovvero non votare per più volte di seguito, l'elettore non perde il diritto di voto.Tuttavia ci sono delle conseguenze sul piano politico. Rinunciare al voto significa mettere in mano agli altri le decisioni che ci riguardano da vicino: saranno i votanti a decidere per gli astenuti. Va detto però che – molto spesso – l'astensionismo coincide con una forma di protesta verso lo scenario politico. Una denuncia dell'immobilismo o – come è capitato – della corruzione dell'attuale classe politica.