
Dopo il giudizio di inammissibilità del referendum sull'eutanasia, la Corte costituzionale ha bocciato anche il quesito referendario sulla legalizzazione della cannabis, accogliendo solamente le quattro proposte in tema di giustizia. Se da un lato, sul piano politico, sono tanti i partiti che hanno auspicato un intervento del Parlamento sull'eutanasia attraverso l'approvazione di un disegno di legge in discussione alla Camera, sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis e l'eliminazione delle pene detentive ad essa collegata non vi è al momento alcuna novità. Nel frattempo, però, sono state numerose le voci critiche da parte dell'opinione pubblica contro le decisioni della Corte. Andiamo a vedere perché i due quesiti sono stati ritenuti inammissibili e quali sono state le critiche mosse.
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L'inammissibilità dell'eutanasia e la legge alla Camera
Partiamo col dire che il quesito sull'eutanasia è stato rigettato dalla Consulta in quanto il referendum non avrebbe preservato "la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana" Secondo i giudici, nel caso di vittoria del referendum, le norme che resterebbero in piedi non assicurerebbero la tutela minima delle persone più deboli e più espostene.A seguito della bocciatura, quindi, non si terrà il referendum sull'eutanasia legale promosso dall'associazione Luca Coscioni, che aveva raccolto oltre 1 milione e 200mila firme. L'obiettivo era quello di depenalizzare l'omicidio del consenziente attualmente punito dall'articolo 579 del codice penale con una reclusione da 6 a 15 anni.
Sul tema dell'eutanasia resta però un vuoto legislativo apertosi già a seguito della vicenda dell'attuale tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, in occasione della morte volontaria di Fabiano Antoniani, avvenuta in Svizzera . In quell'occasione la Corte costituzionale, con la sentenza 242 del 2019, dichiarò parzialmente incostituzionale il reato di aiuto al suicidio invitando il Parlamento a intervenire con una legge.
Disegno di legge che attualmente si trova in discussione alla Camera ma che è però relativo al suicidio assistito, ovvero la possibilità per il malato di autosomministrarsi il medicinale letale fornito da un medico, che in determinate situazioni diventerebbe non punibile. Diversa dal suicidio assistito è però l'eutanasia, non inclusa nel disegno di legge, dove si ha l’intervento materiale del medico che somministra il farmaco.
L'inammissibilità del quesito sulla cannabis
Per quanto riguarda invece il quesito referendario sulla cannabis, così come spiegato dal presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato, questo è stato bocciato perché:"E' articolato in tre sotto quesiti ed il primo prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo sarebbe sufficiente a farci violare obblighi internazionali".L’obiettivo del referendum era però quello di depenalizzare la coltivazione della cannabis ed eliminare le pene detentive per qualsiasi condotta collegata, tranne nel caso del traffico illecito e, sul piano amministrativo, quello di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità per la guida di ciclomotori per chiunque viene trovato in possesso di sostanze stupefacenti.
Le reazioni
Se la destra esulta e secondo la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni:"La bocciatura del quesito è una vittoria", Marco Cappato invece critica l'operato della Corte:"Non sono stati nemmeno in grado di connettere correttamente i commi della legge sulle droghe. Un errore materiale che cancella il referendum".A criticare la scelta è anche la ministra del M5S per le Politiche Giovanili, Fabiana Dadone:"Dispiace prendere atto del fatto che due questioni, che evidentemente scuotono le sensibilità dei singoli cittadini, forse anche più dei quesiti sulla giustizia, non siano state ammesse al voto referendario", mentre il presidente di Più Europa Riccardo Magi sottolinea che:"Il contrasto con le normative internazionali non si comprende, ci sono Paesi che aderiscono a quei trattati e che hanno legalizzato, pensiamo al Canada".
Paolo Di Falco