
Passare ore sotto le coperte senza dormire, solo per scrollare TikTok, guardare una serie o leggere un manga: è questo il cuore del bed rotting, termine inglese traducibile come “marcire a letto”. Un nome che suona inquietante, ma che in realtà descriverebbe una delle abitudini più discusse della GenZ. Per alcuni è una coccola necessaria contro stress e iperconnessione, per altri un segnale preoccupante di isolamento e inattività.
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original sound - Sierra
Il fenomeno ha conquistato i social e soprattutto, appunto, TikTok dove milioni di video raccontano il bed rotting come una nuova forma di self-care 2.0: niente palestra, niente agenda piena, niente FOMO.
Solo tempo sospeso, coperta, snack e notifiche.
Indice
Cos’è il bed rotting
Il bed rotting consiste nel restare a letto, anche per diverse ore o, nei casi eccessivi, per un’intera giornata. Non si tratta di dormire, ma di dedicarsi ad attività leggere: guardare la TV, mangiare patatine, scorrere Instagram o semplicemente isolarsi dal mondo. Non a caso, è un comportamento che molti praticano nel weekend, quando si cerca una pausa dal lavoro o dalla scuola prima del ritorno alla routine del lunedì.
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Sweet Talk - Samantha Jade
I lati positivi: una ribellione allo stress
Per gli esperti, il bed rotting non è necessariamente dannoso. Può essere visto come una strategia di recupero contro stress, burnout e stanchezza accumulata. Restare più a lungo a letto significa anche concedersi tempo per passioni spesso rimandate: un libro lasciato a metà, un anime in lista da mesi, o il comfort food preferito senza sentirsi giudicati.
Alcuni psicologi sottolineano che un giorno “off” dal mondo esterno può diventare un vero toccasana per ricaricare le batterie mentali ed emotive.
I rischi: quando diventa troppo
Il confine tra cura e problema è però sottile. Se il bed rotting diventa una routine quotidiana, può portare più danni che benefici. Tra i principali rischi: perdita di produttività e accumulo di impegni, peggioramento dell’ansia e del senso di colpa, alterazione del ritmo circadiano e della qualità del sonno e difficoltà in ambito lavorativo, scolastico o familiare.
Nei casi più estremi, il bisogno compulsivo di rifugiarsi a letto può essere un campanello d’allarme di disturbi emotivi o depressivi.
Il letto e il sonno: un legame da non confondere
Secondo gli esperti del sonno, il letto dovrebbe essere associato solo a dormire e intimità. Usarlo per guardare la TV o stare ore al cellulare crea una confusione inconscia nel cervello, che smette di percepirlo come luogo di riposo. Risultato? Aumento dei problemi di insonnia e peggioramento della qualità del sonno.
Una pratica simbolo della GenZ
Il bed rotting riflette bene le contraddizioni della generazione più connessa di sempre. Da un lato, la pressione a essere costantemente “on”: performanti, disponibili, reperibili. Dall’altro, il bisogno di fermarsi e rallentare, quasi in segno di resistenza culturale.