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ragazzino mentre utilizza lo smartphone

Un ricovero anomalo quello avvenuto all'ospedale San Luigi di Orbassano, a Torino, dove un ragazzo si è presentato al pronto soccorso con i sintomi tipici di una crisi d'astinenza

La causa, però, non era la mancata assunzione di sostanze varie ma il divieto imposto dai genitori di utilizzare il suo smartphone.

Proprio così.

A spiegare quello che può essere accaduto è stato il Prof. Gianluca Rosso - il medico psichiatra in quel momento di guardia all'ospedale - che al ‘Corriere della Sera’ ha raccontato di aver trovato il giovane in uno stato di forte agitazione psicomotoria

Il ragazzo ha avuto bisogno di terapie ansiolitiche per superare la crisi ed è stato poi dimesso con la raccomandazione di intraprendere un percorso per gestire meglio il suo rapporto con il telefono.

Indice

  1. Non una droga, ma un meccanismo potente
  2. Gli effetti della dipendenza da smartphone
  3. Gli adolescenti: più sensibili
  4. Vietare non basta: servono regole e comprensione

Non una droga, ma un meccanismo potente

La crisi è scattata dopo che i genitori, esasperati dall’attaccamento del figlio al suo smartphone, hanno deciso di mettere un punto, provocando così una reazione fisica all’astinenza da dispositivo. 

Per capire cosa ha portato a una reazione così intensa, come riporta ‘Fanpage’, Giuseppe Lavenia - psicologo e psicoterapeuta - spiega che la chiave sta nel meccanismo che si crea nel nostro cervello quando sviluppiamo una dipendenza, anche se essa non è da una sostanza chimica. 

“È possibile”, spiega l’esperto, “che un ragazzo privato bruscamente dello smartphone mostri sintomi simili a una crisi di astinenza. Ma bisogna fare attenzione alle parole: non parliamo di una dipendenza da sostanza, parliamo di una dipendenza comportamentale”. 

Gli effetti della dipendenza da smartphone

Cosa succede esattamente nella nostra testa? Con lo smartphone, in pratica, si crea un legame simile a quello che si instaura con sostanze come alcol o droghe. 

"Tutte portano a uno stimolo continuo del sistema dopaminergico al quale il cervello si abitua", sostiene lo psicologo. 

La dopamina è un neurotrasmettitore fondamentale che regola, tra le altre cose, l'umore, il piacere e i meccanismi di dipendenza. "Proprio questo porta la persona ad avvertire la necessità continua dello stimolo", prosegue.

Gli adolescenti i più sensibili

Il problema è anche che il cervello umano, soprattutto degli adolescenti, è particolarmente sensibile a questo tipo di stimoli: "Si abitua velocemente al circuito di gratificazione immediata attivato dagli schermi: like, notifiche, scroll, giochi, chat”. 

“Quindi”, continua Lavenia, “quando questo meccanismo si interrompe bruscamente, non si verifica una crisi ‘chimica’, ma possono manifestarsi crisi emotive e comportamentali molto intense, con sintomi come ansia, irritabilità, difficoltà a dormire e persino tremori”.

Vietare non basta: servono regole e comprensione

La soluzione, quindi, non è semplicemente togliere lo smartphone. "Questi ragazzi”, sottolinea Lavenia, “non hanno bisogno solo di un sedativo d'urgenza in pronto soccorso, hanno bisogno di adulti capaci di capire, accompagnare ed educare. Il divieto non può essere l'unica arma ma, invece, è necessario che imparino a costruire regole, limiti e soprattutto relazioni". 

È fondamentale, in altre parole, che le famiglie aiutino i ragazzi a sviluppare un rapporto più sano con la tecnologia, stabilendo regole chiare sull'utilizzo e promuovendo alternative. 

Lo psicologo, infine, ricorda che anche lo Stato e il sistema sanitario dovrebbero riconoscere la dipendenza tecnologica come un problema sanitario reale.