
Esistono personaggi del passato che hanno combattuto per ideali virtuosi, considerati oggi eroi della legalità, poiché sono stati in grado di agire per una causa oggettivamente buona, magari per difendere qualcuno o proteggere qualcosa, come la giustizia.
Per questo noi studenti abbiamo tanto da imparare da loro. Sono stati uomini che sarebbe stato bello incontrare dal vivo, per apprendere il loro pensiero.
1. Giovanni Falcone
E' stato un magistrato italiano e uno dei maggiori esponenti della lotta alla mafia. Nasce nel rione Kalsa di Palermo; in un primo tempo sembra destinato a intraprendere la carriera militare ma poi cambia idea, iscrivendosi a giurisprudenza. Diventa magistrato nel 1964, a 25 anni. Per scoprire legami mafiosi usa nelle sue indagini un metodo molto semplice, ossia seguire il giro che compie il denaro. Insieme ad altri giudici decide di mettere in atto un strategia e istituire una vera e propria squadra composta da magistrati per indagare i fenomeni mafiosi: il cosiddetto “pool antimafia”. Lo scopo era unire le competenze di vari professionisti impegnati in diversi processi ed evitare che la morte di uno dei giudici per mano di mafia potesse interrompere le indagini. Egli ottiene il suo più grande successo il 16 dicembre del 1987 con il maxi processo di mafia che vedeva alla sbarra 474 imputati tra boss e politici e che si conclude con 19 ergastoli e 2.665 anni di carcere; quel giorno in aula scoppia una rivolta. Il 21 giugno 1989 Giovanni Falcone scampa miracolosamente a un attentato nei pressi della villa affittata per le vacanze, consapevole che dietro al tentativo fallito vi fossero uomini di mafia. Il 23 maggio 1992 però avviene la strage. Mentre Falcone percorre l’autostrada A29 in direzione Palermo, la sua auto e quella della scorta vengono fatte esplodere nei pressi di Capaci con 500 kg di tritoli posti sotto l’autostrada. Il giudice perde la vita insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta.Per l’attentato viene condannato il boss mafioso Giovanni Brusca.
2. Paolo Borsellino
Nasce a Palermo nel quartiere della Kalsa e si laurea in Giurisprudenza il 27 giugno 1962 all'età di 22 anni. Nel 1963 supera il concorso per entrare in magistratura e nel 1967 diventa pretore a Mazara del Vallo, mentre nel 1969 è pretore a Monreale. Nel 1975 viene trasferito a Palermo e a luglio entra nell'ufficio istruzione affari penali. Il 1980 vi è l'arresto dei primi sei mafiosi grazie all'indagine condotta da Basile e lui stesso, ma nello stesso anno vi è la morte del primo e la scorta per la famiglia Borsellino. In quell'anno viene costituito il cosiddetto “pool antimafia”, di cui faceva parte anche il collega Falcone. Nel 1985 vengono uccisi da Cosa Nostra, a pochi giorni l'uno dall'altro, i commissari Beppe Montana e Ninni Cassara’. Falcone e Borsellino vengono trasferiti nella foresteria del carcere dell'Asinara, dove iniziano a scrivere l'istruttoria per il maxi processo; il 19 dicembre 1986 Borsellino viene trasferito alla Procura di Marsala. La sua tragica morte, che ancora oggi ricordiamo, avvenne il 19 luglio 1992. Quel giorno con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si reca insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vive sua madre. Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione con circa 100 kg di tritolo a bordo esplode, uccidendolo. Per la strage di via D’Amelio, il 3 luglio 2003, la Cassazione ha confermato le condanne all'ergastolo inflitte ai mandanti dell’eccidio.
3. Nelson Mandela
Premio Nobel per la pace 1993, nasce a Mvezo, il 18 luglio 1918. Politico sudafricano, è stato il primo Presidente del Sudafrica dopo la fine dell'apartheid e leader del movimento anti-apartheid; organizzò anche azioni di sabotaggio e guerriglia. Segregato e incarcerato per lunghi anni durante i Governi sudafricani pro-apartheid prima degli anni '90, è oggi universalmente considerato un eroico combattente per la libertà."Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta" scrisse. Il numero che lo contrassegnava nella prigione di Robben Island era “46664”: prigioniero n°466, incarcerato nel 1964. La scopo del regime di apartheid era ridurre tutti coloro che lottavano per il diritto alla libertà a un numero senza più nome. La liberazione di Mandela avvenne l'11 febbraio 1990 in seguito a pressioni e alle proteste della Comunità Internazionale. Oggi "46664" è un'icona delle lotte che la Fondazione Nelson Mandela promuove nel mondo per l'uguaglianza, la libertà e i diritti di ogni essere umano ad iniziare dalla battaglia contro l'AIDS. Egli divenne il primo presidente nero del Sudafrica, governando il Paese dal 1994 al 1999. Nel 1999 abbandonò la vita politica, continuando a impegnarsi nel sostegno alle organizzazioni che lottavano per i diritti. Morì il 5 dicembre 2013 a Johannesburg, all'età di 95 anni.
4. Mahatma Gandhi
Nasce a Porbandar il 2 ottobre 1869, e muore a Nuova Delhi il 30 gennaio 1948. Mohandas Karamchand Gandhi è noto come il Mahatma Gandhi (mahatma, "grande anima"). Politico indiano e principale teorizzatore della dottrina della non-violenza, ha lasciato scritto:"Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere. Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra mezzo e fine vi è esattamente lo stesso inviolabile nesso che c'è tra seme e albero. Se il fine è la vita, il mezzo deve essere la promozione della vita. La non violenza è la virtù dell'uomo forte".
Quella che compare al centro della bandiera dell'India non è una semplice ruota: è un "chakra", un arcolaio, l'oggetto che Gandhi definì "la bomba atomica della non-violenza" e dal quale non si separava mai. Tutti gli indiani avrebbero dovuto filare almeno un'ora al giorno, sosteneva, e poi tessere il khadi, il tipico tessuto indiano. In questo modo l'India avrebbe potuto boicottare le merci britanniche (soprattutto tessili) e liberarsi dal giogo dell'imperialismo. Fino a pochi anni fa la bandiera dell'India doveva, per legge, essere di khadi.
5. Martin Luther King
La lotta per cambiare la situazione in America e guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi razza è stata la scelta di fondo della breve vita di Martin Luther King. Esistevano in America fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri; a teatro le balconate erano altrettanto separate e così i posti negli autobus pubblici. Il suo desiderio si vede espresso in queste sue parole, pronunciate durante il celebre discorso del 28 agosto 1963 al Lincoln Memoria, Washington D.C.: "Io ho un sogno, che un giorno... piccoli bambini e bambine negri potranno stringere le mani con piccoli bambini e bambine bianchi, come fratelli e sorelle...".Pastore della Chiesa Battista, politico e attivista statunitense per i diritti civili del popolo
afro-americano, nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia), nel profondo sud degli States.
Nel 1957 fonda la "Southern Christian Leadership Conference" (Sclc), un movimento che si batte per i diritti di tutte le minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non-violenza di stampo gandhiano, suggerendo la nozione di resistenza passiva. Per citare una frase di un suo discorso: "...siamo stanchi di essere segregati e umiliati. Non abbiamo altra scelta che la protesta. Il nostro metodo sarà quello della persuasione, non della coercizione... Se protesterete con coraggio, ma anche con dignità e con amore cristiano, nel futuro gli storici dovranno dire: laggiù viveva un grande popolo, un popolo nero, che iniettò nuovo significato e dignità nelle vene della civiltà".
Il culmine del movimento si ha proprio il 28 agosto 1963 durante la marcia su Washington. È stato il più giovane Premio Nobel per la pace della storia, riconoscimento conferitogli ad Oslo nel 1964, all'età quindi di soli trentacinque anni. Durante gli anni della lotta, King viene più volte arrestato, e molte manifestazioni da lui organizzate finiscono con violenze e arresti di massa; egli continua a predicare la non violenza pur subendo minacce e attentati. Nel mese di aprile dell'anno 1968 si recò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città (bianchi e neri), che erano in sciopero; proprio in questa occasione venne ucciso da colpi di fucile. Approfittando dei momenti di panico che seguirono, l'assassino si allontanò indisturbato. Erano le ore 19 del 4 aprile.
Simone, studente dell'I.I.S Leonardo Da Vinci di Roma