
La generazione hashtag o # è la generazione degli adolescenti che comunicano attraverso i social network e le chat di messaggistica istantanea, che vivono lo smartphone come una protesi della loro identità, diventato ormai parte integrante della loro vita.
È la generazione delle foto, dei messaggi vocali, degli screenshot, dei social network, delle short communication e delle smart tv, dove tutto è interconnesso, e si è sempre connessi alla rete (tratto dal libro Generazione Hashtag di Maura Manca, Alpes editore).
Tutto questo ha creato un linguaggio tipico adolescenziale, nascosto dietro #, composto di parole create anche all’occorrenza. Ha favorito quindi comportamenti e manie, a volte caratteristici, altre preoccupanti.
Se vuoi sapere di più sulla Generazione Hashtag e sui pericoli della rete per i più giovani, segui la Skuola | Tv di oggi 2 novembre 2016 >>
Quali sono le 5 #manie più frequenti?
1. #selfie
I social sono indubbiamente una vetrina fantastica da poter sfruttare per far vedere troppo spesso quello che non si è. Un apparire quasi ossessivo che porta numerosi ragazzi a ritrarsi in tutte le posizioni, a modificare le proprie foto e la propria immagine per ottenere una maggiore approvazione social. Uno degli esiti della selfie mania sono le SOCIAL MODE, ossia tutte quelle catene che nascono sui social in cui si viene nominati, si deve postare un video o un’immagine richiesta e poi si devono nominare altre persone a fare altrettanto. Significa che quella moda in pochissimo tempo si diffonde a macchia d’olio nel Web. A volte sono catene innocue e divertenti o demenziali, altre sono pericolose e rischiose come quelle alcoliche che hanno portato anche ad una serie di morti e di ricoveri tra i più giovani
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2. #like e #follower
Un profilo, due profili, tre profili? A volte anche 5 in parallelo: Instagram, Facebook, Snapchat, storie, foto, video, alla costante ricerca di like e follower, sembra la nuova droga che si diffonde online, la likemania e la followermania.
La maggior parte dei ragazzi attivi sui social controlla chi ha messo il like, quando, il numero dei like degli altri amici, una gara, una sfida a chi raggiunge più “mi piace”.
Il problema dove sta? Sta nel fatto che l’autostima, l’umore, dipendono spesso dal numero di like e dai commenti. Ovviamente commenti negativi significano rabbia e frustrazione mentre commenti positivi, soddisfazione.
Una sfida a suon di post per cercare di acquisire la social popolarità altrimenti, pochi follower, pochi like, equivale ad essere uno “sfigato”.

3. #smart e #instant
Short comunication, oppure oggi la moda degli audio vocali sempre più diffusa, per i più pigri che non hanno neanche voglia di scrivere. Abbreviazioni, pezzi di parole, frasi a metà pur di mantenere la continuità della conversazione. 10 messaggi per scrivere un’unica frase, per non far distogliere mai lo sguardo dallo schermo. Neanche il tempo di attendere un messaggio completo, che arrivano raffiche di tanti piccoli messaggi per mantenere viva l’attenzione, altrimenti non si sa mai che ci si possa distrarre e chattare con qualcun altro.
Comunicare attraverso le classiche faccine o meglio, al giorno d’oggi, animaletti e personaggi che si muovono, che mandano baci, che si buttano in terra dal ridere e che sbattono la testa al muro, rappresentano in un certo senso la modalità comunicativa adolescenziale. Post con innumerevoli # per descrivere emozioni, stati d’animo, sentimenti e comportamenti.
L’instant ha però creato tutta una serie di problemi anche relazionali. Il concetto di attesa è stato completamente modificato, non esiste quasi più, ed è stato sostituito da “Ora e subito”. Sei “online”? Bene, mi devi rispondere e non capisco perché tu non lo debba fare.
Impazienza, controllo ed invasione sono l’altra faccia della medaglia della short ed instant communication. Oggi poi come si manifesta il dissenso e la rabbia? Semplice, basta litigare o lasciarsi con un fidanzato che si viene immediatamente bannati dal fantastico mondo delle chat e dei social amici. Ti blocco, ti impedisco di vedere quello che pubblico, così capisci che tra noi è finita e che sono arrabbiato con te. Solo dopo la pace si può essere riammessi
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4.#socialleoni
La comunicazione social è una comunicazione tecno-mediata, non c’è il contatto diretto con l’altra persona, per cui è facile assumere atteggiamenti forti, diretti, di critica e denigratori nei confronti di altri. Si arrivano a dire e a fare cose che a tu per tu, con la persona davanti non si direbbero o farebbero mai. Lo schermo deresponsabilizza e rende tutti più forti. È diventato anche lo spazio delle opinioni non richieste, degli esperti e di coloro che hanno da ridire su tutto. Purtroppo però questo “non guardarsi in faccia” ha favorito anche un uso distorto dei social network, un utilizzo per diffondere materiale intimo, privato, denigratorio in rete, che prende il nome di cyberbullismo.

5. #nomofobia
No-mobile-phone la nuova fobia che assale i ragazzi quando rimangono senza telefono. Smartphone accesi h24, sempre connessi, sempre in attività, ovviamente quasi sempre scarichi o a rischio spegnimento. Il dramma è quando c’è il rischio si possa scaricare, risolvibile con cavetti carica batterie ovunque, ormai anche i ristoranti fanno il servizio carica telefono, gratis per ora. L’altro problema insorge quando il telefono non prende, non c’è connessione wi-fi o quando anche il 4G o 3G ci abbandona! Scatta immediatamente l’allarme. Ci si muove su e giù per cercare di agganciare il campo, posizioni inverosimili per rosicchiare un pochino di connessione! E quando riappare l’immagine della connessione attiva è come ci si illuminasse di immenso, si può finalmente respirare, non si è più tagliati fuori. Sembra quasi si stia sviluppando una sorta di wi-fi addiction di tutti i ragazzi che vivono a testa bassa, con gli occhi puntati dritti verso uno schermo di uno smarpthone
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