
Se mi ami sarò sempre nel tuo cuore.
Se mi odi sarò sempre nella tua mente."
William Shakespeare diceva così, nell'opera 'Sogno di una mezza estate'.
Ma cosa c'entra la letteratura inglese... con le Prove Invalsi? C'entra eccome! Le Prove Invalsi sono amate e odiate, ma pur sempre nella mente degli studenti. La rilevazione statistica avviene nella scuola primaria (seconda e quinta elementare), al termine della scuola secondaria di primo grado e nel secondo anno della scuola secondaria di secondo grado.Ho avuto il piacere di parlare con Roberto Ricci, Dirigente di ricerca INVALSI Responsabile Area prove nazionali, che ha soddisfatto alcune delle mie curiosità (e credo anche vostre) circa le temutissime ... INVALSI!

1.Chi scrive le Prove INVALSI? Insegnanti o esperti del vostro Istituto?
In che modo? Vi riunite insieme allo scopo di scegliere gli esercizi adatti?
Le domande sono ideate e scritte da insegnanti e docenti universitari, coordinati da esperti INVALSI e universitari. Le domande sono scritte prevalentemente durante incontri seminariali di più giorni.
2.Qual è l’iter di preparazione di una Prova Nazionale?
Il processo di preparazione della Prova nazionale e delle altre prove INVALSI dura circa due anni e si articola principalmente nelle seguenti fasi:
a. Ideazione delle domande;
b. Prima verifica qualitativa delle domande;
c. Pre-test sul campo delle domande;
d. Aggiustamento delle domande in funzione dell’esito del pre-test;
e. Secondo pre-test;
f. Costruzione delle prove definitive .
3.Perché, all’interno dello stesso ambiente scolastico, secondo lei, è tangibile un’avversione verso i vostri test?
Ritengo che la causa sia da ricercarsi nella conoscenza non sempre adeguata della finalità delle prove e del loro contenuto. Spesso l’avversione è generata dal timore di ciò che non si conosce bene e che quindi viene visto con sospetto e timore. Noto che in questi ultimi anni le cose stanno migliorando e che il dialogo con la scuola sta diventando sempre più costruttivo e proficuo.
4.Una delle polemiche più frequenti, che sorge oramai annualmente, è quella dei costi delle prove somministrate dal vostro Istituto. Perché, a suo avviso, è importante finanziare la misurazione dei livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti italiani?
La questione finanziaria è sempre importante quando si utilizzano i soldi pubblici. Il costo delle prove INVALSI è oggettivamente basso poiché rappresenta circa lo 0,008% del bilancio del Ministero dell’Istruzione, ma, al di là di questo dato, ritengo che siano risorse spese bene poiché aiutano a comprendere quali sono i livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti delle scuole italiane in due ambiti fondamentali: la comprensione della lingua italiana scritta e la matematica. Conoscere è importante per migliorare, partendo da un dato solido e comparabile e non solo da informazioni di carattere qualitativo e non generalizzabili.
5.Uno degli aspetti che viene ignorato, forse perché “scomodo” a qualcuno è che i test INVALSI stimolano una delle competenze più richieste dal mondo del lavoro: il problem solving. Perché questo pregio delle vostre rilevazioni è ignorato?
Non credo che sia totalmente ignorato, ma forse non è conosciuto a sufficienza. Le competenze come il problem solving sono fondamentali per tutti gli allievi, di qualsiasi età. Forse questo aspetto è ritenuto da qualcuno ancora come scomodo poiché impone una continua riflessione sulla didattica e sui suoi effetti. Ma sono molto ottimista, poiché le cose stanno cambiando e mi sembra che siano molte le situazioni in cui si comincia a ragionare apertamente e senza timore su questi aspetti.
6.Alcuni intendono le rilevazioni nazionali come una valutazione agli insegnanti. È ormai appurato che ciò non accade. Potrebbe chiarire questa cosa, affinché non si presentino discussioni analoghe?
Per costruzione e per legge (D.P.R. 80/2013) le prove INVALSI non servono per valutare gli insegnanti, ma per avere una misura dei livelli di apprendimento degli studenti in alcune classi e in alcuni ambiti disciplinari (Italiano, Matematica e molto probabilmente nel prossimo futuro anche l’Inglese). Non c’è stato alcun caso in cui gli insegnanti siano mai stati valutati in funzione dell’esito delle prove INVALSI. Chi lo afferma credo che sappia di dire qualcosa di non vero, infatti non viene mai citato alcun caso concreto. Per una ragione semplicissima: non esiste.
7.Il questionario studente è oggetto di numerose polemiche (finora infondate, considerato che il Garante della Privacy non si è espresso a riguardo). Che fine fanno i dati personali degli studenti? A che scopo vengono utilizzati? Vengono rimossi dagli archivi? Se sì, dopo quando?
I dati raccolti mediante il questionario studente giungono all’INVALSI in un formato totalmente anonimo e senza alcuna possibilità per l’istituto di risalire al singolo studente. Inoltre, dal 2016 l’INVALSI è entrato a far parte del Sistema statistico nazionale (SISTAN) che richiede tutta una serie di misure a protezione dei dati. Proprio perché i dati raccolti hanno la caratteristica del pieno anonimato non si pone l’esigenza di una loro rimozione e rimangono a disposizione del mondo della ricerca, proprio per promuovere attraverso di essi io miglioramento del nostro sistema scolastico.
8.Secondo il test Pisa-Invalsi 2015 sui 15enni l'Italia resta nelle retrovie per le competenze tra i 35 paesi aderenti all'organizzazione, scendendo dal 32esimo al 34esimo posto. Siamo ancora indietro nella comprensione testuale mentre miglioriamo in matematica. In quale maniera possiamo interpretare tali dati?
Io credo che questi dati vadano osservati in modo lucido senza cadere nel catastrofismo che non aiuta nessuno. Il miglioramento in matematica è sintomatico. È il frutto di un lavoro costante e serio che ha richiesto e richiede un lungo impegno. I dati PISA ci dicono che è importante investire nella scuola, non solo in senso finanziario, ma anche nell’impegno delle migliori risorse intellettuali, a partire dalla serietà nello svolgimento del lavoro quotidiano da parte di tutti: insegnanti e studenti! Un dato tra tanti. In alcune aree del Paese, quelle in cui si riscontrano i risultati più bassi, si osservano tassi di assenteismo degli studenti molto alti sia rispetto alla media del Paese sia, soprattutto, rispetto alla media OCSE. Ecco, questo potrebbe essere un punto di inizio dal quale cercare di migliorare. Maggiore impegno, assiduità e serietà nel frequentare la scuola. Una cosa che si può fare da domani e che non costerebbe un centesimo…
E ora, passiamo al personale. Sì: anche dott. Roberto Ricci è stato uno studente, una persona che - per diventare ciò che è oggi - ha trascorso del tempo sui libri; esattamente come te.
a)Le piacciono più le prove di lingua italiana o di matematica?
È difficile rispondere a questa domanda, soprattutto se si considera la mia formazione matematica. Posso dire che più passa il tempo, più mi appassiono allo studio della lingua in tutti i suoi aspetti. Ogni anno anche io scopro qualcosa di nuovo e sono sempre più convinto dell’importanza di conoscere bene la nostra lingua.
b)Lei non ha potuto svolgere le prove INVALSI. Se le dovesse eseguire domani stesso, di quale dei due test avrebbe più timore? Matematica o italiano?
Non saprei proprio. Se mi penso a quando ero studente, forse avrei avuto timore di entrambe, ma senza esagerare.
c)Ogni anno, milioni di studenti italiani sentono la necessità di allenarsi allo svolgimento dei vostri quiz. Acquistano, allora, testi scolastici adatti, libri, libricini ecc. Per lei è utile comprare tali oggetti?
Assolutamente no. Per far bene le prove INVALSI, basta fare bene scuola ogni giorno. Non serve altro.
d)Qual è l’arma vincente per superare la Prova Nazionale col sorriso?
Studiare con serenità e serietà. Personalmente questo mi ha permesso di affrontare sempre bene tutte le prove scolastiche della mia lunga carriera di studente.

e)Un po’ di dati: quanti studenti in Italia hanno preso 10 alle INVALSI?
Circa il 5% degli allievi che hanno sostenuto l’esame di licenza media, cioè circa 28.000.
Dunque, cosa augura agli studenti?
Auguri a tutti di avere la fortuna di incontrare sulla propria strada insegnanti bravi, competenti ad appassionati come ho incontrato io e che ancora oggi, dopo tanti anni, mi ispirano nella mia vita professionale e personale.
Roberto Ricci a Skuola.net.
Articolo scritto da Alessio Cozzolino con le risposte di Roberto Ricci.