
hanno bombardato la zona di Zaporizhzhya dove si trova la più grande centrale nucleare d'Europa. Sebbene l'impianto si trovi attualmente in sicurezza, per qualche ora si è temuto un disastro più grave di Chernobyl: infatti la centrale di Zaporizhzhya si compone di ben sei reattori nucleari, cinque in più rispetto la centrale di Prypjat.
“Se dovesse esplodere, sarebbe dieci volte peggio di Chernobyl. La Russia deve immediatamente cessare il fuoco, consentire ai pompieri di intervenire e creare una zona di sicurezza". Sono le parole del Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba che tramite Twitter ha espresso tutta la sua preoccupazione. Ma cosa succederebbe se la centrale dovesse esplodere? E quali conseguenze ci sarebbero per l'Europa?
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Evitare la fusione del nocciolo
Prima di tutto è opportuno specificare che, in seguito alla tragedia di Chernobyl, i reattori RBMK, tra cui quello della centrale esplosa, non vengono più prodotti. Con questo particolare reattore, in alcune condizioni, potevano verificarsi degli aumenti ingiustificati di temperatura che portava ad una fusione degli elementi combustibili, più comunemente nota come “fusione del nocciolo”. Ed è ciò che avvenne a Chernobyl: un'esplosione dovuta a reazioni chimiche ad alta temperatura, che hanno provocato il cedimento delle strutture di contenimento, favorendo la fuoriuscita di materiale radioattivo che si è poi sparso in tutto il continente.
Bombardamento centrale: rischio atomico?
Chernobyl infatti non fu solo una tragedia umanitaria, ma anche ambientale. E proprio per questo, a seguito dell'esplosione, gli esperti hanno ritenuto di accantonare i reattori RBMK, in favore di quelli PWR, e di dover mettere in sicurezza il reattore. Come? Con strutture di contenimento più efficaci. Il reattore, e molti dei componenti fondamentali legati ad esso sono contenuti in un edificio dimensionato in modo da reggere a missili, bombe, aeroplani e terremoti. L'edificio di contenimento, di solito, è fatto da calcestruzzo armato spesso almeno un metro e quaranta e da un contenitore d'acciaio spesso di solito una ventina di centimetri. Inoltre, i nuovi reattori, dotati di doppio circuito sarebbero "molto più sicuri perché dotati di sistemi di raffreddamento aggiuntivi", a dirlo è Tony Irwin, professore dell'l'Australian National University, intervistato dal Guardian.
In questo modo dovrebbero essere scongiurate eventuali perdite di materiale radioattivo. Non solo, gli esperti escludono inoltre qualsiasi legame con un'esplosione di tipo atomico. Questo perché, a differenza del noto ordigno, in una centrale nucleare le reazioni avvengono lentamente; viene quindi meno l'elemento che innesca l'esplosione atomica: l'estrema rapidità con cui si succedono le reazioni nucleari. Ma se il reattore è protetto da attacchi esterni, lo stesso non si può dire per il resto dell'impianto, gravemente esposto agli attacchi, come quello di Zaporizhzhya.
Ma le autorità ucraine assicurano: centrale in sicurezza
Infatti nelle prime ore del mattino i pompieri sono arrivati alla centrale nucleareper spegnere l'incendio ad una delle unità colpite dall'artiglieria russa e la sicurezza dell'impianto è stata ora "ripristinata". "Il direttore della centrale ha assicurato che la sicurezza nucleare è ora garantita", ha scritto su Facebook Oleksander Starukh, capo dell'amministrazione militare della regione di Zaporizhazhia. Le autorità ucraine hanno anche smentito presso l'Aiea che si siano verificati innalzamenti del livello di radiazioni attorno alla centrale; fortunatamente l'incendio, secondo il Servizio statale di emergenza dell'Ucraina, sarebbe divampato fuori dal perimetro.
Le conseguenze di Chernobyl in Italia
Tuttavia nessuno può dire con certezza cosa accadrebbe davanti ad attacchi ripetuti. Così come le conseguenze di un'esplosione non potrebbero essere circoscritte nel tempo e nello spazio. In seguito al disastro di Chernobyl, sull'Italia è arrivata la nube di prodotti di fissione emessi dall'incidente. In quei giorni abbiamo respirato un'aria in cui erano presenti molti isotopi radioattivi, che erano tutti, tranne uno, entro le concentrazioni ritenute “non pericolose”. L' isotopo in questione era lo iodio 131, che aveva una concentrazione 50 volte superiore a quella permessa per l'aria respirata da lavoratori addetti delle centrali.
La dose che abbiamo assorbito è stata circa quella che si assorbe per una radiografia, ma meno pericolosa perché diluita in una settimana. Tuttavia, i media hanno diffuso dati preoccupanti sui rischi di danni a lungo termine, tra cui leucemie e tumori alla tiroide. In particolare, nei primi anni del duemila, fu registrato un aumento di tumori alla tiroide nelle ragazze e nei ragazzi di 14 anni: ovvero i nati nel 1986, anno in cui si verificò l'esplosione.