Concetti Chiave
- La musica etnica indiana ha radici antiche e include strumenti con origini divine.
- Le melodie indiane sono considerate portatrici di poteri soprannaturali, con la musica vocale predominante su quella strumentale.
- La scala musicale indiana utilizza 24 quarti di tono chiamati ruti, e fa uso della scala pentatonica.
- Nella musica tradizionale indiana non esistono elementi temporali rigidi, permettendo esecuzioni molto lunghe.
- Strumenti chiave includono il Sarangi, la Vina e il Sitar, ciascuno con caratteristiche uniche.
La musica etnica orientale è quella che ha le radici più antiche di tutte le altre, tanto che ad alcuni strumenti si attribuiscono origini divine. La musica etnica indiana è caratterizzata da melodie, alle quali si attribuiscono poteri soprannaturali. Inoltre la musica vocale è più importante della musica strumentale. L’ottava, anziché essere divisa in toni e semitoni, è frazionata in 24 quarti di tono, detti ruti. In India viene usata la scala pentatonica, che cioè è formata da cinque suoni che sono: SA, RI, GA, PA, DHA.
Nella musica tradizionale colta non esistono elementi temporali, come le battute o le figure di durata, perciò il canto può durare anche ore. Nella musica moderna, invece, la musica si sviluppa su due elementi essenziali, il raga, che indica la successione melodica e il tala, che rappresenta la successione ritmica. Gli strumenti principali della musica indiana sono: il Sarangi, la Vina e il Sitar. Il Sarangi è lo strumento più rappresentativo della musica indiana. E’ uno strumento a corde strofinate, formato da una cassa di legno su cui sono tese delle corde di budello. Questo strumento si suona tenendolo sulle gambe. La Vina è lo strumento più antico della musica indiana. E’ uno strumento a corde, derivato dalla cetra a bastone con due zucche che fanno da risuonatori. Il Sitar è uno strumento a corde pizzicate, caratterizzato da un lungo manico. Il suo nome deriva da “setar”, che significa “tre corde”.