Concetti Chiave
- Argo, figlio di Agenore o della dea Terra, era un gigante con innumerevoli occhi, noti per dormire alternativamente in due gruppi di cinquanta.
- Conosciuto per la sua forza straordinaria, Argo ha compiuto imprese eroiche come liberare l'Arcadia da un toro e uccidere Echidna, madre di molti mostri.
- Era lo aveva incaricato di sorvegliare Io, trasformata in una giovenca da Zeus per nascondere l'accaduto.
- Ermes, inviato da Zeus per liberare Io, uccise Argo usando un pendolo e, secondo Ovidio, lo addormentò con un flauto prima di decapitarlo.
- Era commemorò Argo spargendo i suoi occhi sulla coda di un pavone, perpetuandone la memoria.
Origini e caratteristiche di Argo
Figlio secondo alcuni di Agenore e secondo altri della dea Terra, è dotato di una corporatura gigantesca e di un numero incredibile di occhi; da alcune fonti ( Euripide) si ricava che i suoi cento occhi cedevano al sonno alternativamente , in due turni di cinquanta per volta.
Imprese eroiche di Argo
Dotato di una forza prodigiosa, fu protagonista di numerose imprese eroiche.
Oltre a liberare l'Arcadia dal flagello di un toro, del quale poi indossò la pelle, e a uccidere nel sonno Echidna , una creatura per metà donna e per metà serpente e madre a sua volta di mostri quali la Chimera, il Cerbero, la Sfinge e l'Idra di Lerna ( Teogonia, Esiodo), fu noto come il vigile custode cui Era ordinò di sorvegliare la sacerdotessa Io, figlia di Inaco.Il destino di Io e Argo
Zeus, invaghitosi di lei, l'aveva posseduta sotto forma di nuvola, ma, scoperto da Era, aveva negato l'accaduto, trasformando la fanciulla in una mucca bianca. L'accorta Era, dopo avere ottenuto in dono la giovenca, l'aveva legata a un albero del proprio giardino sotto la sorveglianza di Argo. Ermes, inviato da Zeus a liberare Io, uccise Argo col pendolo con una pioggia di pietre. Secondo la versione narrata anche da Ovidio nelle Metamorfosi, Ermes avrebbe fatto addormentare il mostro al suono del suo flauto e poi lo avrebbe decapitato. Al che Era avrebbe sparso gli occhi di Argo sulla coda di un pavone, l'uccello a lei sacro, perpetuando in tal modo la memoria del suo fedele servitore.