Concetti Chiave
- La tensione cresce tra Tersite e Odisseo, mentre quest'ultimo cerca di calmare l'esercito acheo, disturbato dalle continue critiche di Tersite verso i capi.
- Tersite, descritto come l'uomo più brutto e insolente a Troia, accusa Agamennone di cupidigia e ingiustizia, suscitando il disprezzo e la rabbia di Odisseo e Achille.
- Odisseo affronta Tersite con parole dure, condannando il suo comportamento e minacciando di punirlo fisicamente per la sua insubordinazione e mancanza di rispetto verso i leader.
- Odisseo colpisce Tersite con lo scettro, facendolo piangere e provocando ilarità tra gli Achei, che apprezzano il gesto di Odisseo come una giusta punizione.
- L'episodio sottolinea il rispetto per l'autorità e la disciplina necessaria tra i guerrieri, lodando Odisseo per aver ristabilito l'ordine tra le fila achee.

Indice
Versi 211-251 Tersite e Odisseo
Così per l’esercito andava Ulisse autorevole
calmando gli animi accesi.
E corsero quelli al raduno
di nuovo, chi dalle navi, chi dalle tende,
gridando: come l’onda marina
quando sorge in tumulto e s’avventa
alla spiaggia profonda ed alto strepita il mare
Sedeva dunque ciascuno al suo posto;
Tersite soltanto ciarlava insolente. Costui
molte sconnesse parole serbava nel cuore,
vane, a dir male dei re; col dileggio
egli credeva di far ridere gli Achei:
il più brutto di quanti vennero uomini a Troia;
sbilenco e zoppo d’un piede, attorto e curvo
era di spalle verso il petto piegate; la testa
era puntuta, di rari peli fiorita.
In odio lo avevano Achille ed Ulisse,
ché lor due sopra tutti soleva egli
insultare. E adesso infieriva
contro il grande Agamennone
movendo con aspre grida all’assalto,
tra l’ira frenata e il dispregio di tutti;
forte sbraitando accusava Agamennone:
“Atride, che cosa ti affligge? A che cosa agogni
ancora? Di bronzi, di donne hai le tue tende
riempito; e le donne le diamo da scegliere
a te per primo noi Achei espugnata che abbiamo
una terra abitata. O sei forse affamato
ancora di oro, tu ingordo, e vorresti
che a te ne portasse qualcuno dei Teucri
a riscatto del figlio che in ceppi ho tratto
io stesso o qualcun altro dei Dànai? O pretendi
qualche giovane donna soltanto per te
e giacere con lei per godertela tutta in disparte?
Ma giusto non è, non è lecito a un prìncipe
tenere gli Achei sommersi nei mali.
Oh molli che siete, o vili: Achee non Achei.
Si riprenda sùbito il mare, a casa si torni:
lasciamolo solo, qui a Troia, a smaltire gli onori,
così che s’avveda se l’abbiamo aiutato anche noi
un pochino, o se no. Poco fa
ha offeso anche Achille, uomo di lui
molto più grande: gli ha strappato la schiava
Ma fiele Achille non ha nel suo corpo,
è neghittoso; altrimenti, o Atride,
la tua ultima offesa certo era questa”
Versi 254-295 II libro Iliade
Subito lo investe Ulisse divino, guardandolo torvo
In tal modo insultava all’Atride capo di genti
Tersite; sùbito a lui si fa incontro
Ulisse divino guardandolo torvo
e con dure severe parole lo investe:
“Tersite, lingua insensata, fiato sonoro,
taci; non osare tu solo offendere i prìncipi!
Io dico che un uomo più abietto
di te non esiste fra quanti vennero ad Ilio
insieme agli Atridi; e tu non cianciare
col nome dei re su la bocca ingiuriando:
né tu del ritorno devi darti la briga.
Queste son cose non chiare per noi
ancora; se un bene o un male è per gli Achei
il ritorno noi non sappiamo. A te piace
offender l’Atride Agamennone, capo di genti,
perché molti doni gli fanno i guerrieri
Dànai: perciò lo schernisci tagliente.
Ma una cosa ti dico che avrà compimento:
se ancora ti prendo a dar nel farnetico
come adesso tu fai, la testa di Ulisse
non stia più su le spalle e non possa nessuno
più di Telemaco padre chiamarmi,
se io non ti afferro e ti strappo violento
le vesti di dosso, il manto e la tunica
e quant’altro di sotto ti copre il pudore,
e così ti rimando alle navi piangente
fuori da questo consesso, battuto e infamato”.
E detto così, gli dà con lo scettro alle spalle
e al petto; quello si torce e gli cadono lacrime.
La pelle del dorso si gonfia, sanguina all’urto
dell’aureo scettro. Pauroso e affranto
Tersite sedette, e intorno volgendo
stupido e mesto lo sguardo, il pianto si terse.
E risero tutti di lui, pure se tristi.
E ci fu chi diceva rivolto al vicino:
“Mille cose bellissime ha fatto di certo
Ulisse, e buoni ha dato consigli e sempre
in guerra nobili imprese ha osato; ma questa
è di gran lunga la cosa più bella
che ha fatto fra i Dànai: ha spento
la voce oltraggiosa di questo insolente.
Non sarà più così audace da spingersi
a dire parole d’infamia ai sovrani”
Parafrasi versi 211-252 di Tersite e Odisseo
Così in mezzo all'esercito camminava Ulisse in maniera autorevole cercando di calmare gli animi accesi. E giunsero le persone che si trovavano tra le navi e tra le tende urlando: "le seguenti
parole: come l’onda marina alla spiaggia profonda ed alto strepita il mare". Ognuno quindi sedeva al proprio posto, soltanto Tersite chiaccherava insolentemente. Egli aveva dentro al suo cuore delle parole sconclusionate, vane, parlando male dei re. Con parole di scherno, egli credeva di far ridere gli Achei. il più brutto di quanti vennero uomini a Troia; sbilenco e zoppo d’un piede, attorto e curvo era di spalle verso il petto piegate; la testa era puntuta, di rari peli fiorita. In odio lo avevano Achille ed Ulisse, ché lor due sopra tutti soleva egli insultare. E adesso infieriva contro il grande Agamennone movendo con aspre grida all’assalto, tra l’ira frenata e il dispregio di tutti; sbraitando Tersite muoveva accuse verso Agamennone: Atride che cosa ti preoccupa? A che cosa miri ancora? Di bronzi e di donne hai riempito i tuoi alloggi. Le donne le facciamo scegliere a te per primo noi Greci che abbiamo conquistato una terra abitata (si riferisce a Troia) O sei ancora desideroso di avere delle ricchezze, tu ingordo, e vorrestiche a te ne portasse qualcuno dei Teucri a riscatto del figlio che in ceppi ho tratto io stesso o qualcun altro dei Dànai? O vorresti qualche giovane donna solo per te e passare la notte con lei per poterne beneficare solo tu? Ma questo non è corretto, non è lecito per un principe fare ciò nei confronti dei Greci. Oh, deboli che siete, o vili: Greci e non Greci. Si riprenda subito la via del mare, si ritorni subito a casa: lasciamolo a Troia solo a saltire i suoi onori, cosicché possa vedere se l'abbiamo aiutato anche noi un po' oppure no. Poco fa ha anche offeso Achille, uomo che è più grande di lui in età: gli ha anche rubato la schiava (Briseide), ma astio Achille non possiede nel suo corpo, è pigro, sennò, o Atride, la tua ultima offesa certamente era questa".
Parafrasi versi 254-295 II libro Iliade
Ma in un attimo gli fu addosso il divino Ulisse: lo osserva in modo bieco e lo investì rivolgendogli parole molto dure: «Tersite, che parli in modo insensato, anche se hai una voce squillante, basta, stai zitto! E non avere la pretesa di tenere testa in modo solitario ai sovrani. Si, ti dico che non vi è alcuna persona più da poco di te tra quanti sono giunti sotto la città di Troia con gli Atridi. Quindi non devi sempre avere da ridire sui sovrani, e muovere contro di loro insulti, spiando l'ora del ritorno. Non sappiamo nemmeno chiaramente come andranno le cose qui, se torneremo in patria, noi figli degli antichi Greci, in modo felice o no. Ed ecco tu, proprio in questo momento, resti qui a insultare l'Atride Agamennone guidatore di popoli, in quanto essi gli offrono tanti doni, i guerrieri Achei: e non fai altro che insultare con le tue chiacchiere. Però una cosa ti voglio dire e accadrà, stai certo! Fatti cogliere un'altra volta a fare lo stolto qui come hai fatto adesso! Spero che quindi non mi rimanga - a me, Ulisse - sulle spalle il capo (testa), e che non venga più chiamato il padre di Telemaco - se non ti prendo con le mie mani e ti tolgo di dosso gli abiti - mantello, tunica e tutto quanto tu indossi che ti copri le vergogne - e ti mando via dall'Assemblea verso le navi in pianto, dandoti tutta una serie di botte che ti possano umiliare.»
Gli si rivolgeva in questo modo: e con lo scettro gli diede dei colpi sul dorso e sulle spalle. Tersite si piegò contorcendosi, grosse lacrime gli colavano in volto. Dei lividi color sangue iniziarono a vedersi sulla schiena a causa dei colpi dello scettro d'oro. E questi se ne stava rannicchiato, provando una grande paura: e tra le grandi fitte di dolore provate, avendo uno sguardo vuoto, iniziò ad asciugarsi le lacrime. Le altre persone presenti, pur essendo delusi, iniziarono a ridere con gusto. E alcuni di loro dicevano volgendo lo sguardo verso Ulisse: «Oh, sì, di grandi imprese, Ulisse ne ha compiute tante, con le sue ottime proposte in seno al Consiglio e con il riaccednere la lotta sul campo. Ma questo di oggi è l'atto migliore che ha compiuto in mezzo agli Achei: ha fatto stare zitto un calunniatore insolente come Tersite! Certamente, Tersite (lo sfrontato) non avrà più per la mente di inveire, in futuro, contro i sovrani con delle parole offensive.»
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto dello scontro tra Tersite e Odisseo nei versi 254-295 del secondo libro dell'Iliade?
- Come viene descritto Tersite nel testo?
- Qual è la reazione di Odisseo alle parole di Tersite?
- Quali sono le conseguenze dell'intervento di Odisseo su Tersite?
- Come viene percepito l'intervento di Odisseo dagli altri Achei?
Lo scontro avviene durante un'assemblea degli Achei, dove Tersite insulta Agamennone e viene rimproverato e punito da Odisseo per la sua insolenza.
Tersite è descritto come l'uomo più brutto tra quelli giunti a Troia, con un aspetto fisico deforme e un comportamento insolente e irrispettoso verso i re.
Odisseo reagisce con durezza, rimproverando Tersite per la sua insensatezza e minacciandolo di punizioni fisiche se continua a insultare i sovrani.
Dopo essere stato colpito da Odisseo, Tersite si ritira in lacrime, umiliato e spaventato, mentre gli altri Achei ridono di lui nonostante la loro tristezza.
Gli Achei apprezzano l'intervento di Odisseo, considerandolo una delle sue migliori azioni, poiché ha messo a tacere un calunniatore insolente come Tersite.