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Concetti Chiave

  • Priamo entra inosservato e si avvicina ad Achille, supplicandolo di restituire il corpo del figlio Ettore, dimostrando una profonda umiltà e disperazione.
  • Achille rimane sorpreso dalla presenza di Priamo e si commuove al pensiero del proprio padre, condividendo un momento di dolore e umanità con Priamo.
  • Priamo ricorda ad Achille la vulnerabilità e la solitudine che i genitori provano quando perdono un figlio, cercando di toccare il cuore del guerriero.
  • Achille riflette sulla natura della sorte umana, riconoscendo che le gioie e le sofferenze sono distribuite dagli dèi, e invita Priamo a trovare pace nel suo dolore.
  • Il dialogo tra Priamo e Achille mette in luce temi universali di perdita, pietà e riconciliazione, offrendo una pausa dalla guerra attraverso l'empatia e la comprensione reciproca.

Il venerando veglio

Entrò non visto da veruno, e tosto600

Fattosi innanzi, tra le man si prese

Le ginocchia d’Achille, e singhiozzando

La tremenda baciò destra omicida

Che di tanti suoi figli orbo lo fece.

Come avvien talor se un infelice 605

Reo del sangue d’alcun del patrio suolo

Fugge in altro paese, e ad un possente

S’appresentando, i riguardanti ingombra

D’improvviso stupor; tale il Pelìde

Del dëiforme Prìamo alla vista 610

Stupì.

Stupiro e si guardaro in viso

Gli altri con muta maraviglia, e allora

Il supplice così sciolse la voce:

Divino Achille, ti rammenta il padre,

Il padre tuo da ria vecchiezza oppresso 615

Qual io mi sono. Io questo punto ei forse

Da’ potenti vicini assediato

Non ha chi lo soccorra, e all’imminente

Periglio il tolga. Nondimeno, udendo

Che tu sei vivo, si conforta, e spera 620

Ad ogn’istante riveder tornato

Da Troia il figlio suo diletto. Ed io,

Miserrimo! io che a tanti e valorosi

Figli fui padre, ahi! più nol sono, e parmi

Già di tutti esser privo. Di cinquanta 625

Lieto io vivea de’ Greci alla venuta.

Dieci e nove di questi eran d’un solo

Alvo prodotti; mi venìano gli altri

Da diverse consorti, e i più ne spense

L’orrido Marte. Mi restava Ettorre, 630

L’unico Ettorre, che de’ suoi fratelli

E di Troia e di tutti era il sostegno;

E questo pure per le patrie mura

Combattendo cadéo dianzi al tuo piede.

Per lui supplice io vegno, ed infiniti 635

Doni ti reco a riscattarlo, Achille!

Abbi ai numi rispetto, abbi pietade

Di me: ricorda il padre tuo: deh! pensa

Ch’io mi sono più misero, io che soffro

Disventura che mai altro mortale 640

Non soffrì, supplicante alla mia bocca

La man premendo che i miei figli uccise.

A queste voci intenerito Achille,

Membrando il genitor, proruppe in pianto,

E preso il vecchio per la man, scostollo 645

Dolcemente. Piangea questi il perduto

Ettorre ai piè dell’uccisore, e quegli

Or il padre, or l’amico, e risonava

Di gemiti la stanza. Alfin satollo

Di lagrime il Pelìde, e ritornati 650

Tranquilli i sensi, si rizzò dal seggio,

E colla destra sollevò il cadente

Veglio, il bianco suo crin commiserando

Ed il mento canuto. Indi rispose:

Infelice! per vero alte sventure 655

Il tuo cor tollerò. Come potesti

Venir solo alle navi ed al cospetto

Hai tu di ferro il core? Or via, ti siedi,

E diam tregua a un dolor che più non giova. 660

Liberi i numi d’ogni cura al pianto

Condannano il mortal. Stansi di Giove

Sul limitar due dogli, uno del bene,

L’altro del male. A cui d’entrambi ei porga,

Quegli mista col bene ha la sventura. 665

A cui sol porga del funesto vaso,

Quei va carco d’oltraggi, e lui la dura

Calamitade su la terra incalza,

E ramingo lo manda e disprezzato

Dagli uomini e da’ numi. Ebbe Pelèo 670

Al nascimento suo molti da Giove

Illustri doni. Ei ricco, egli felice

Sovra tutti i viventi, il regno ottenne

De’ Mirmidóni, e una consorte Diva

Benché mortale. Ma lui pure il nume 675

D’un disastro gravò. Nell’alta reggia

Prole negògli del suo scettro erede,

Né gli concesse che di corta vita

Un unico figliuolo, ed io son quello;

Io che di lui già vecchio esser non posso 680

Dolce sostegno, e negl’ilìaci campi

Seggo lontano dalla patria, infesto

A’ tuoi figli e a te sesso. E te pur anco

Udimmo un tempo, o vecchio, esser beato

Posseditor di quanta hanno ricchezza 685

Lesbo sede di Màcare, e la Frigia

Ed il lungo Ellesponto. All’opulenza

Di queste terre numerosi figli

La fama t’aggiungea. Ma poiché i numi

In questa guerra ti cacciâr, meschino! 690

Ch’altro vedesti intorno alle tue mura

Che perpetue battaglie e sangue e morti?

Pur datti pace, né voler ch’eterno

Ti consumi il dolor. Nullo è il profitto

Del piangere il tuo figlio, e pria che in vita 695

Richiamarlo, ti resta altro soffrire.

parafrasi iliade: Priamo e Achille

Indice

  1. L'incontro tra Priamo e Achille
  2. Il dolore di Priamo
  3. Achille e il dolore condiviso
  4. Achille riflette sulla sorte umana

L'incontro tra Priamo e Achille

Priamo entrò senza essere visto e gli si avvicinò, strinse le gambe di Achille fra le mani, baciò quella mano assassina, che aveva ucciso molti suoi figli.

Come quando un uomo commette un omicidio in patria e fugge in un altro paese, in casa di un ricco, e i presenti lo guardano con stupore, così si stupì Achille, vedendo il potente Priamo e anche gli altri si stupirono e si guardarono in faccia.

Il dolore di Priamo

Ma Priamo disse pregando Achille: "Pensa a tuo padre, o divino Achille, che ha la mia età, che sta diventando vecchio, e forse i suoi vicini lo tormentano perchè non c'è nessuno che lo difenda e allontani da lui i mali.

Eppure, sapendo che tu sei ancora vivo è felice e spera un giorno di vederti ritornare da Troia. Ma io sono disperato perchè ho avuto dei figli forti ma non me ne resta nessuno.

Quando arrivarono i Danai avevo cinquanta figli, e nove erano figli della stessa donna, gli altri erano di mogli diverse: ma Ares furioso ne ha fatti cadere moltie il solo che mi restava, quello che proteggeva la città e la popolazione, tu ieri l'hai ucciso metre lottava per la sua patria, Ettore...

E' per lui che sono qui, per riscattarlo da te e ti porto molti doni.

Achille, rispetta gli dei e abbi pietà di me pensando a tuo padre: ma io sono più povero di lui, perchè ho sopportato quello che nessun altro mortale ha dovuto sopportare, baciare la mano dell'uomo che ha ucciso i miei figli".

Achille e il dolore condiviso

Parlò così e ad Achille venne voglia di piangere per suo padre: allora prese la mano di Priamo e lo fece spostare; entrambi pensavano e uno, rannicchiato ai piedi di Achille, pianse a lungo il figlio Ettore, uccisore di uomini, mentre Achille piangeva per suo padre, e ogni tanto anche per Patroclo; per tutta la casa si sentiva quel pianto.

Achille riflette sulla sorte umana

Infine, avendo pianto a sufficienza, Achille si calmò e si alzò dal suolo il vecchio, avendo pietà della sua barba bianca e dei suoi capelli da vecchio. Quindi rispose: "Infelice! Il tuo cuore ha davvero sopportato tante sciagure. Come hai potuto venire alle navi degli Achei da solo e davanti a colui che ha ucciso i tuoi figli? Hai il cuore di ferro? Adesso siediti e calmiamo questo dolore che non ci fa bene. Non c'è nessun guadagno nel pianto. Gli dei hanno stabilito questo per gli uomini mortali: una vita piena di amarezze, mentre loro vivono senza pensieri.

Due vasi stanno davanti a Zeus: uno dà dei doni buoni, uno delle cattive sorprese. Zeus, che lancia i fulmini, le mescola e dà a volte un bene a volte un male; ma se assegna solo dei mali l'uomo è disprezzato e ha una cattiva fama, se ne va in giro senza onore e non viene considerato nè dagli dei nè dagli uomini. Così gli dei diedero doni magnifici a Peleo, fin dalla nascita. Era superiore a tutti i mortali per ricchezza, regnava sopra i Mirmidoni, e benchè fosse un uomo mortale, sposò una dea.

Ma insieme ai beni, gli dei gli diedero anche un male, cioè generò un solo figlio, che morirà giovane, e non una schiera: e io non posso aver cura del mio vecchio perchè sto qui a Troia, lontano dalla patria, perseguitando te e i tuoi figli. E anche tu, vecchio, sappiamo che sei stato felice prima. I paesi a nord di Lesbo, la sede di Macaro, il sud della Frigia e tutto l'Ellesponto tutti raccontano che eri ricco di beni e di figli.

Da quando invece i tuoi figli ti hanno causato questa guerra, intorno alla tua rocca ci sono stragi e battaglie. sopporta e non tormentarti il cuore: non otterrai nulla piangendo tuo figlio, non lo riporterai in vita, piuttosto soffrirai ancora".

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema centrale dell'incontro tra Priamo e Achille?
  2. Il tema centrale è il dolore condiviso e la pietà umana. Priamo supplica Achille di restituirgli il corpo del figlio Ettore, evocando il ricordo del padre di Achille per suscitare compassione.

  3. Come Priamo cerca di convincere Achille a restituire il corpo di Ettore?
  4. Priamo si appella ai sentimenti di Achille, ricordandogli il suo stesso padre e il dolore che entrambi condividono per la perdita dei loro cari, sperando di suscitare pietà e rispetto per gli dei.

  5. Qual è la reazione di Achille alle parole di Priamo?
  6. Achille è profondamente commosso dalle parole di Priamo, tanto da piangere per il suo stesso padre e per l'amico Patroclo, mostrando un lato umano e vulnerabile.

  7. Cosa riflette Achille sulla condizione umana?
  8. Achille riflette sulla sorte umana, riconoscendo che gli dei hanno destinato agli uomini una vita di sofferenze e dolori, mentre loro vivono senza preoccupazioni, e che il pianto non porta alcun beneficio.

  9. Quali doni e sventure sono stati dati a Peleo, il padre di Achille?
  10. Peleo ha ricevuto molti doni dagli dei, come ricchezza e una sposa divina, ma anche la sventura di avere un solo figlio, Achille, destinato a morire giovane, lasciandolo senza un erede.

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