Francy1982
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Concetti Chiave

  • Achille insegue Ettore intorno alle mura di Troia, ma nessuno dei due riesce a prevalere, finché Apollo non dona nuova forza a Ettore.
  • Minerva inganna Ettore assumendo le sembianze del fratello Deifobo, convincendolo a combattere con Achille.
  • Achille rifiuta ogni accordo con Ettore, dichiarando che non ci sarà pace né giuramenti tra di loro finché uno dei due non sarà morto.
  • Achille colpisce Ettore al collo con la lancia, uccidendolo, mentre Ettore profetizza la morte di Achille per mano di Apollo e Paride.
  • Achille umilia il corpo di Ettore trascinandolo con il carro davanti agli occhi dei Troiani, in segno di trionfo e vendetta per la morte di Patroclo.

Quante volte sfilar diritto ei tenta

alle dardanie porte, o delle torri

sotto gli spaldi, onde co’ dardi aita

gli dian di sopra i suoi, tante il Pelìde

lo previene e il ricaccia alla pianura,

vicino alla città. Come nel sogno

talor ne sembra con lena affannata

uom che fugge inseguir, né questi ha forza

d’involarsi, né noi di conseguirlo;

Indice

  1. Achille e Ettore: un inseguimento senza fine
  2. Il destino di Ettore e l'intervento di Apollo
  3. Il duello tra Achille e Ettore
  4. L'inganno di Minerva e la sfida di Ettore
  5. La determinazione di Ettore e il rifiuto di Achille
  6. La morte di Ettore e la vendetta di Achille
  7. Il rifiuto di Achille e la profezia di Ettore
  8. Il trionfo di Achille e l'umiliazione di Ettore
  9. Il rimpianto di Achille per Patroclo
  10. Il trionfo crudele di Achille

Achille e Ettore: un inseguimento senza fine

Quante volte Achille prova ad arrivare alle porte di

Troia, o dalle torre sotto le mure

con le frecce chiede aiuto di sopra a i suoi,

Così tante vole Achille lo previene e lo ricaccia

nella pianura.

Come in un sogno in cui con perseveranza

si insegue un uomo che fugge, e questo non ha la forza

di correre velocemente, ne noi di inseguirlo

così né Achille aggiugner puote Ettorre,

né questi a quello dileguarsi. E intanto

come schivar potuto avrìa la Parca

di Prìamo il figlio, se l’estrema volta

nuovo al petto vigor non gli porgea

propizio Apollo, e nuova lena al piede?

Il destino di Ettore e l'intervento di Apollo

Allo stesso modo Achille non può raggiungere Ettore

Né Ettore può dileguarsi da Achille nella fuga. E intanto

Come aveva potuto schivare la Parca il figlio di Priamo,

se l'ultima volta non gli porgeva una nuova forza nel petto

il propizio Apollo e una nuovo energia nel piede?

Accennava col capo il divo Achille

alle sue genti di non far co’ dardi

al fuggitivo offesa, onde veruno,

ferendolo, l’onor non gli precida

del primo colpo. Ma venuti entrambi

la quarta volta alle scamandrie fonti,

l’auree bilance sollevò nel cielo

il gran Padre, e due sorti entro vi pose

di mortal sonno eterno, una d’Achille,

l’altra d’Ettorre: le librò nel mezzo,

e del duce troiano il fatal giorno

cadde, e vêr l’Orco dechinò. Dolente

Febo allora lasciollo in abbandono;

con il capo Achille chiedeva alle sue genti

di non colpire il fuggitivo con le frecce,

Così che nessuno, ferendolo, potesse precederlo nell'onore

del primo colpo.

Ma quando arrivarono entrambi alle scamandire fonti,

il gran Padre sollevo le bilance dorate al cielo

e vi pose dentro due destini di morte,

una di Achille e l'altra di Ettore:

Le fece volare nel mezzo e il giorno fatale cadde per il

condottiero troiano. Allora piena di dolore

Febo lo lasciò solo

ed al Pelìde fattasi vicina,

Minerva parlò: Diletto a Giove

inclito Achille, or sì che giunto io spero

il momento in che noi su queste rive,

spento alla fine il bellicoso Ettorre,

d’alta gloria andrem lieti. Ei più non puote

scapparne ei no, quand’anche il Saettante,

ai piè prostrato dell’Egìoco Padre,

di liberarlo s’argomenti. Or tu

qui sòstati e respira. Andronne io stessa

al tuo nemico, e metterogli in core

di venir teco a singolar conflitto.

Il duello tra Achille e Ettore

E avvicinatasi ad Achille Minerva disse: "Figlio diletto di

Giove, ora che è giunto il momento in cui noi su queste sponde

uccidiamo il bellicoso Ettore, e saremo lieti di una più alta gioia.

Egli non puoi più scappare, anche se il saettante prostrato ai piedi

dell'Egiòco Padre, cerchi d liberarlo. Ora tu

riposati qui e respira. andrò io stessa dal tuo nemico

e gli metterò nel cuore di venire da te

per iniziare il duello.

Obbedì, s’appoggiò lieto al ferrato

suo frassino il Pelìde, e dipartita

da lui la Diva, al volto, alla favella

Dëìfobo si fece, e all’anelante

Ettor venuta, O mio german, dicea,

troppo costui dintorno a queste mura

con piè ratto t’incalza e ti travaglia.

Or via restiamci, e difendiamci a fermo".

L'inganno di Minerva e la sfida di Ettore

Achille le obbedì e si appoggio contento alla sua lancia in frassino

e partita da lui la dea con le sembianze e la voce di Deifobo

si recò da Ettore, e gli diceva:

"o mio germano, troppo Achille è venuto intorno a questo mura

con il suo piede veloce ti scappa e ti preoccupa.

Ora andiamo Restiamo qui e difendiamoci da fermi".

Rispose Ettòr: Dëìfobo, di quanti

mi diè fratelli Prïamo ed Ecùba,

sempre il più caro tu mi fosti, ed ora

lo mi sei più che prima, e più mi traggi

ad onorarti, perocché tu solo

da quelle mura osasti a mia difesa,

tu solo uscir, veduto il mio periglio.

Rispose Ettore: Di tutti i miei fratelli figli di Priamo ed Ecuba

tu sei sempre stato il più caro e ora lo sei ancora più di prima

e più mi porti ad onorarti perché tu solo

hai osato difendermi fuori dalle mura,

tu solo sei uscito appena mi hai visto in pericolo.

Fratello amato, replicò la Diva,

i venerandi genitori, e tutti

stringendosi gli amici a’ miei ginocchi

di non uscire mi pregâr, cotanto

terror gl’ingombra: ma l’interno vinse,

che per te mi struggea, fiero dolore.

Fratello amato, replicò la Dea,

i nostri venerabili genitori e tutti

gli amici stringendosi alle mie ginocchia

mi pregarono di non uscire, hanno tantissima paura, ma

il mio intimo vinse, che per te mi struggeva di fiero dolore.

Combattiam dunque arditamente, e nullo

sia più d’aste risparmio, onde si vegga

s’egli, noi spenti, tornerà di nostre

spoglie onusto alle navi, o se piuttosto

qui cadrà per la tua lancia trafitto.

Sì dicendo, la Diva ingannatrice

precorse, e quelli l’un dell’altro a fronte

divenuti, primier l’armi crollando

fe’ questi detti l’animoso Ettorre:

Più non fuggo, o Pelìde.

Combattiamo dunque con ardore, e non ci sarà risparmio di lance

così che si vedrà se egli uccisi entrambi tornerà

con i nostri corpi alle navi o se piuttosto

morirà qui ucciso dalla tua lancia.

Così dicendo la dea Ingannatrice se ne andò

ed Ettore e Achille erano l'uno davanti all'altro

abbassarono le armi ed Ettore disse:

Più non scappo

Intorno all’alte ilìache mura mi aggirai tre volte,

né aspettarti sostenni. Ora son io

che intrepido t’affronto, e darò morte,

o l’avrò. Ma gli Dei, fidi custodi

de’ giuramenti, testimon ne sièno,

che se Giove l’onor di tua caduta

mi concede, non io sarò spietato

col cadavere tuo, ma renderollo,

toltene solo le bell’armi, intatto

a’ tuoi. Tu giura in mio favor lo stesso.

La determinazione di Ettore e il rifiuto di Achille

Intorno alle alte mura iliache, mi sono aggirato già 3 volte

non riesco ad aspettarti. Ora sono io che pieno di coraggio ti

affronto e ti ucciderò o perirò io stesso.

Ma gli dei, che custodiscono i giuramenti, mi siano testimoni,

perché se Giove mi concede l'onore della tua morte,

io non sarò spietato con io tuo cadavere,

ma lo renderò intatto ai tuoi uomini

e lo spoglierò delle belle armi. tu giura che darai lo stesso del mio

Non parlarmi d’accordi, abbominato

nemico, ripigliò torvo il Pelìde:

nessun patto fra l’uomo ed il lïone,

nessuna pace tra l’eterna guerra

dell’agnello e del lupo, e tra noi due

né giuramento né amistà nessuna,

finché l’uno di noi steso col sangue335

l’invitto Marte non satolli. Or bada,

ché n’hai mestiero, a richiamar la tutta

tua prodezza, e a lanciar dritta la punta.

Non parlarmi di accordi, nemico, rispose Achille:

"Non esiste nessun patto tra l'uomo e il leone,

nessuna pace tra l'eterna guerra fra l'agnello ed il lupo,

e tra noi due nessuna amnistia ne giuramenti,

finché uno di noii steso e ricoperto di sangue

non accontenti il mai sazio Marte. Ora stai attento,

che non hai abilitàm a richiamare tutta la tua prodezza

e a lanciare la punta ben dritta

Ogni scampo è preciso, e già Minerva

per l’asta mia ti doma. Ecco il momento

che dei morti da te miei cari amici

tutte ad un tempo sconterai le pene.

Disse, e forte avventò la bilanciata

lunga lancia. Antivide Ettorre il tiro,

e piegato il ginocchio e la persona

lo schivò. Sorvolando il ferreo telo

si confisse nel suol, ma ne lo svelse

invisibile ad Ettore Minerva,

La morte di Ettore e la vendetta di Achille

Ogni tiro è preciso, e già Minerva

la mia spada ti comanda, Ecco i momento

In cui sconterai le tue pene per le morti dei

miei amici. Disse e forte si avventò con la

lunga e bilanciata lancia. Ma Ettore vide il rito e

si piegò in ginocchio e riuscì a schivarlo.

Sorvolando il ferro teso si conficcò nel suolo,

ma lo tolse dal suolo, Minerva, invisibile ad Ettore,

e tornollo al Pelìde. - Errasti il colpo,

gridò l’eroe troian, né Giove ancora,

come dianzi cianciasti, il mio destino

ti fe’ palese. Dëiforme sei,

ma cinguettiero, ché con vani accenti

atterrirmi ti speri, e nella mente

addormentarmi la virtude antica.

Ma nel dorso tu, no, non pianterai

l’asta ad Ettorre che diritto viene

ad assalirti, e ti presenta il petto;

piantala in questo se t’assiste un Dio.

E lo ridiede ad Achille,E hai sbagliato il colpo gridò Ettore,

come hai detto prima, neanche Giove ti ha detto il mio destino

Hai le sembianze di un Dio, ma dici cose senza senso

e speri di scoraggiare la mia mente, e di addormentare nella mia mente

la virtù antica.

Ma nel petto tuo, non pianterai la tua asta sul corpo di Ettore che

dritto viene per assalirti e ti porge il suo petto;

piantala qui se ti assiste una divinità"

Schiva intanto tu pur la ferrea punta

di mia lancia. Oh si possa entro il tuo corpo

seppellir tutta quanta, e della guerra

ai Teucri il peso allevïar, te spento,

te lor funesta principal rovina.

Disse, e l’asta di lunga ombra squassando,

la scagliò di gran forza, e del Pelìde

colpì senza fallir lo smisurato

scudo nel mezzo.

"Tu schiva pure la punta della mia lancia.

così che io possa seppellirla tutta quanta nel tuo corpo,

e alleviare i Teucri del peso della guerra, con te morto, tu che sei

la loro più grande rovina".

Disse e tirò la lunga lancia e la scagliò con gran forza

così che colpì proprio nel centro il grande scudo di Achille

Ma il divino arnese

la respinse lontan. Crucciossi Ettorre,

visto uscir vano il colpo, e non gli essendo370

pronta altra lancia, chinò mesto il volto,

e a gran voce Dëìfobo chiamando,

una picca chiedea: ma lungi egli era.

Allor s’accorse dell’inganno, e disse:

Misero! a morte m’appellâr gli Dei.

Ma lo scudo divino, respinse la lancia lontano.

si intristì Ettore quando vide il colpo a vuoto, e non avendo

pronta nessun altra lancia, abbassò il volto tristemente,

e a gran voce chiamava Deifobo per ottenere un picca, ma egli era lontano

allora si accorse dell'inganno e disse:

Miser! A morte mi hanno condannato gli dei

Credeami aver Dëìfobo presente;

egli è dentro le mura, e mi deluse

Minerva. Al fianco ho già la morte, e nullo

v’è più scampo per me. Fu cara un tempo

a Giove la mia vita, e al saettante

suo figlio, ed essi mi campâr cortesi

ne’ guerrieri perigli. Or mi raggiunse

la negra Parca. Ma non fia per questo

che da codardo io cada: periremo,

ma glorïosi, e alle future genti

qualche bel fatto porterà il mio nome.

Credevo che fosse presente;

ma egli è dentro le mura, mi ha molto deluso Minerva

A fianco a me ho già la morte, e non esiste salvezza per me.

La mia vita un tempo era cara a Giove, e al suo figlio saettante,

ed essi mi erano apparti benevoli nei miei pericoli di guerra.

Ora mi raggiunse la Parca di morte. Ma questo non significa che morirò come

un codardo: Moriremo, ma nella gloria, e alle generazioni future

conosceranno il mio nome.

Ciò detto, scintillar dalla vagina

fe’ la spada che acuta e grande e forte

dal fianco gli pendea. Con questa in pugno

drizza il viso al nemico, e si disserra

com’aquila che d’alto per le fosche

nubi a piombo sul campo si precipita

a ghermir una lepre o un’agnelletta:

tale, agitando l’affilato acciaro,

si scaglia Ettorre.

Detto ciò sguainò la spada che sonora, grande e forte,

gli pendeva dal fianco.

Con questa in pugno alza il viso del nemico, e si spiegò come un'aquila

che che dall'alto scende a piombo per le nubi fosche e si precipita

fino al campo per catturare una lepre o un agnellino:

allo stesso modo, muovendo la spada affilata, si scaglia Ettore contro Achille.

Scagliasi del pari

gonfio il cor di feroce ira il Pelìde

impetuoso. Gli ricopre il petto

l’ammirando brocchier: sovra il guernito

di quattro coni fulgid’elmo ondeggia

l’aureo pennacchio che Vulcan v’avea

sulla cima diffuso. E qual sfavilla

nei notturni sereni in fra le stelle

Espero il più leggiadro astro del cielo;

Questo scagliarsi contro di lui riempì di odio il cuore di Achille.

Gli copriva il petto un ammirabile brocchiere, e sopra era

guarnito con quattro coni, sopra l'elmo ondeggiava un pennacchio dotato

che Vulcano gli ava diffuso sulla cima.

E sul quale brilla nelle notte in cui è sereno Espero,

il più lucente astro del cielo

tale l’acuta cuspide lampeggia

nella destra d’Achille che l’estremo

danno in cor volge dell’illustre Ettorre,

e tutto con attenti occhi spïando

il bel corpo, pon mente ove al ferire

più spedita è la via. Chiuso il nemico

era tutto nell’armi luminose

che all’ucciso Patròclo avea rapite.

Allo stesso modo la punta aguzza lampeggia alla destra di Achelle

che nel cuore vuole uccidere l'illustre Ettore,

e tutto spiando con occhi attenti il bel corpo,

pensa a dove può colpire per dare il colpo fatale.

Il nemico era chiuso nelle armi luminose

che aveva rubato al cadavere di Patroclo.

Sol, dove il collo all’omero s’innesta,

nuda una parte della gola appare,

mortalissima parte. A questa Achille

l’asta diresse con furor: la punta

il collo trapassò, ma non offese

della voce le vie, sì che precluso

fosse del tutto alle parole il varco.

L'unica parte nuda del suo corpo scoperta era la gola,

quella in cui l'omero si innesta al collo,

Una parte mortalissima. Verso il collo Achille

diresse l'asta con rabbia: la punta trapassò il collo di Ettore,

ma non impedì alla voce di uscire, e continuò finché non fosse chiuso

alle parole tutto il varco

Cadde il ferito nella sabbia, e altero

sclamò sovr’esso il feritor divino:

Ettore, il giorno che spogliasti il morto

Patroclo, in salvo ti credesti, e nullo

terror ti prese del lontano Achille.

Stolto! restava sulle navi al mio

trafitto amico un vindice, di molto

più gagliardo di lui: io vi restava,

io che qui ti distesi.

Ettore, ferito cadde nella sabbia e pieno di orgoglio

sopra di esso Achille disse:

"Ettore il giorno che spogliasti il cadavere di Patroclo,

pensavi di essere in salvo e non avevi paura di Achille,

stolto! Sulle navi il mio amico trafitto aveva una persona pronto a

vendicarlo, qualcuno molto più forte di lui: io restavo,

e io qui ti ho ucciso.

Or cani e corvi

te strazieranno turpemente, e quegli

avrà pomposa dagli Achei la tomba.

E a lui così l’eroe languente: Achille,

per la tua vita, per le tue ginoccnia,

per li tuoi genitori io ti scongiuro,

deh non far che di belve io sia pastura

alla presenza degli Achei: ti piaccia

l’oro e il bronzo accettar che il padre mio

e la mia veneranda genitrice

ti daranno in gran copia, e tu lor rendi

questo mio corpo, onde l’onor del rogo

dai Teucri io m’abbia e dalle teucre donne.

Or ai cani e i corvi

strazieranno il tuo corpo, e lui avrà una tomba pomposa tra

gli Achei. Ed Ettore languente rispose: "Achille

per la tua vita, per le tue ginocchia, per i tuoi genitori, io

ti scongiuro, non fare che il mio corpo sia cibo per le belve:

accetta gli averi di mio padre e di mia madre

ti daranno molte ricchezze se tu renderai loro

il mio copre, così che io abbia l'onore di essere bruciato dai Teucri

e dalle Teucre donne.

Con atroce cipiglio gli rispose

il fiero Achille: Non pregarmi, iniquo,

non supplicarmi né pe’ miei ginocchi

né pe’ miei genitor. Potessi io preso

dal mio furore minuzzar le tue

carni, ed io stesso, per l’immensa offesa

che mi facesti, divorarle crude.

No, nessun la tua testa al fero morso

de’ cani involerà: né s’anco dieci

e venti volte mi s’addoppii il prezzo

del tuo riscatto, né se d’altri doni

mi si faccia promessa, né se Prìamo

a peso d’oro il corpo tuo redima,

no, mai non fia che sul funereo letto

la tua madre ti pianga. Io vo’ che tutto

ti squarcino le belve a brano a brano.

Il rifiuto di Achille e la profezia di Ettore

Ma Achille rispose: "non pregarmi, iniquo, non supplicarmi

né per le mia ginocchia, ne per i miei genitori,

se Potessi, preso dalla mia rabbia, io stesso sminuzzerei le

tue carni, e io stesso, per colpa della grande offesa che mi hai fatto,

le divorerei crude.

No, nessuno riscatterà la tua testa dal morso dei cani feroci,

anche se raddoppieranno il prezzo del tuo riscatto di 10 o 20 volte

e neanche se Priamo mi prometterà altri doni e

redima il tuo corpo offrendomi tanto ora quanto pesa.

No, non sarà mai che tua madre pianga sul tuo letto di morte

Io voglio chele belve ti squarcino tutto, pezzo per pezzo

Ben lo previdi che pregato indarno

t’avrei, riprese il moribondo Ettorre.

Hai cor di ferro, e lo sapea. Ma bada

che di qualche celeste ira cagione

io non ti sia quel dì che Febo Apollo

e Paride, malgrado il tuo valore,

t’ancideranno su le porte Scee.

Così detto, spirò. Sciolta dal corpo

prese l’alma il suo vol verso l’abisso,

lamentando il suo fato ed il perduto

fior della forte gioventude.

Lo avevo previsto, che ti avrei pregato,

continuò Ettore moribondo.

Hai il cuore come il ferro e lo sapevo. Ma stai attento

che io non sia il motivo di qualche ira celeste.

che non sia per me che Apollo e Paride, malgrado il tuo valore,

ti uccideranno davanti alle porte Scee.

Detto questo morì. Sciolta dal corpo l'anima di Ettore

prese il volo verso l'abisso, lamentando il suo destino e

il perduto fiore della forte gioventù.

E a lui, già fredda spoglia, il vincitor soggiunse:

Muori; ché poscia la mia morte io pure,

quando a Giove sia grado e agli altri Eterni,

contento accetterò. Così dicendo,

svelse dal morto la ferrata lancia,

in disparte la pose, e dalle spalle

l’armi gli tolse insanguinate. Intanto

d’ogn’intorno v’accorsero gli Achivi

contemplando d’Ettòr maravigliosi

l’ammirande sembianze e la statura;

Il trionfo di Achille e l'umiliazione di Ettore

E al corpo senza vista, Achille aggiunse:

"Muori e che possa e che possa pure io accettare contento la mia

morta quando vorranno Giove e gli altri dei".

Detto questo tolse la sua lancia dal corpo di Ettore

e lo mise da una parte e dalle spalle gli tolse le armi insanguinate.

Intanto tutti intorno si accorsero di Ettore e contemplavano le

bellissime sembianze e l'alta statura di Ettore.

né vi fu chi di fargli una ferita

non si godesse, al suo vicin dicendo:

Per gli Dei, che a toccarsi egli s’è fatto

più tenero che quando arse le navi:

e in questo dir coll’asta il ripungea.

Spoglio ch’ei l’ebbe, fra gli astanti Achei

ritto Achille parlò queste parole:

Amici e prenci e capitani, udite.

Poiché diermi gli Dei che domo alfine

costui ne fosse, che d’assai più nocque

che gli altri tutti insieme, alla cittade

volgiam l’armi, e vediam se, spento Ettorre,

fanno i Teucri pensier d’abbandonarla,

o, benché privi di cotanto aiuto,

coraggiosi resistere...

Non mancò chi non godesse a ferirlo e al suo vicino diceva:

"Per gli dei, egli è più tenero di quando bruciò le navi"

Come fini di spogliarlo tra gli Achei che guardavano

Achille in piedi pronunciò queste parole:

"Amici e prendi e capitani ascoltatemi. Poiché

sono stati gli dei a dirmi che che alla fine sarebbe morto,

perché da solo nocque più di tutti gli altri nemici insieme,

attacchiamo la città e vediamo se, morto Ettore, i Teucri decideranno di abbandonarla,

o anche se privi di un così grande aiuto resisteranno coraggiosi

Ma quale vano consiglio mi ragiona il core?

Senza pianto sul lido e senza tomba

giace il morto Patròclo. Insin che queste

mie membra animerà soffio di vita,

ei fia presente al mio pensiero; e s’anco

laggiù nell’Orco obblivïon scendesse

della vita primiera, anco nell’Orco

mi seguirà del mio diletto amico

la rimembranza. Or via, dunque si rieda

alle navi, e costui vi si strascini.

Il rimpianto di Achille per Patroclo

Ma quale vano consiglio ode il mio cuore? Senza

nessuno che lo piange e senza una tomba giace

il corpo sulla sabbia il corpo di Patroclo.

e finché vivrò lui sarà presente nei miei pensieri;

e se anche nell'Orco Obblivion scendesse in questa vita, anche nell'Orco

mi seguirebbe il ricordo del mio amico

Così adesso andiamo alle navi e strasciniamoci Ettore.

E voi frattanto, giovinetti achivi,

intonate il peana: alto è il trionfo

che riportammo: il grande Ettòr, dai Teucri

adorato qual nume, è qui disteso.

Disse, e contra l’estinto opra crudele

meditando, de’ piè gli fora i nervi

dal calcagno al tallone, ed un guinzaglio

insertovi bovino, al cocchio il lega,

andar lasciando strascinato a terra

il bel capo.

Il trionfo crudele di Achille

E intanto voi, giovani Achei, intonate una canzone:

grande è il trionfo che portiam: il grande Ettore,

adorato come una divinità dai Teucri, è qui disteso"

Disse questo, e contro l'estinto meditò un atto crudele,

bucò i nervi del piede dal calcagno al tallone e vi inserì un guinzaglio

bovino, e lo legò al suo cocchio, per lasciarlo strisciare

al terra con il suo bel capo

Sul carro indi salito

con l’elevate glorïose spoglie,

stimolò col flagello a tutto corso

i corridori che volâr bramosi.

Achille salì così sul carro a

cui era legato il corpo,

e frusto i cavalli per farli muovere

più velocemente.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale del testo?
  2. Il tema principale del testo è il duello tra Achille ed Ettore, che culmina con la morte di Ettore e la vendetta di Achille per la morte di Patroclo.

  3. Come interviene Apollo nel destino di Ettore?
  4. Apollo interviene nel destino di Ettore dandogli nuova forza e vigore per sfuggire temporaneamente ad Achille, ma alla fine il destino di Ettore è segnato.

  5. Qual è l'inganno di Minerva nel duello tra Achille ed Ettore?
  6. Minerva inganna Ettore assumendo le sembianze di Deifobo, convincendolo a fermarsi e affrontare Achille, portandolo così alla sua morte.

  7. Come reagisce Achille alla richiesta di Ettore di restituire il suo corpo?
  8. Achille rifiuta la richiesta di Ettore di restituire il suo corpo ai Troiani, mostrando un atteggiamento spietato e desideroso di vendetta.

  9. Qual è il significato del trionfo crudele di Achille?
  10. Il trionfo crudele di Achille si manifesta nel suo atto di legare il corpo di Ettore al carro e trascinarlo, simbolizzando la sua vendetta e umiliazione del nemico sconfitto.

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