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Pag. 2/7 Sessione ordinaria 2010

Prima prova scritta

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca

1. Comprensione del testo

Dopo una prima lettura, riassumi il contenuto informativo del testo.

2. Analisi del testo

2.1 Quali sono per Levi le conseguenze degli «input ibridi» (r. 1) e dell’«ibridismo» (r. 7)?

2.2 Spiega le considerazioni di Levi sul «tempo soggettivo» (r. 13).

2.3 Perché si leggeva molto nella famiglia di Levi? Spiega, in particolare, perché leggere era «una sorta

di fata morgana nella direzione della sapienza» (r. 17).

2.4 Soffermati su ciò che Levi dichiara di avere ricavato dalle sue letture (rr. 24-29). In particolare, spiega

l’atteggiamento di Levi nei confronti della «carta stampata» (r. 26).

2.5 Esponi le tue osservazioni in un commento personale di sufficiente ampiezza.

3. Interpretazione complessiva ed approfondimenti

Proponi una tua interpretazione complessiva del brano e approfondiscila con opportuni collegamenti al libro da

cui il brano è tratto o ad altri testi di Primo Levi. In alternativa, prendendo spunto dal testo proposto, proponi una

tua «antologia personale» indicando le letture fatte che consideri fondamentali per la tua formazione.

TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”

(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)

CONSEGNE

Sviluppa l’argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o

in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti.

Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue

conoscenze ed esperienze di studio.

Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.

Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi

che l’articolo debba essere pubblicato.

Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.

1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO

: Piacere e piaceri

ARGOMENTO . DOCUMENTI

«La passione li avvolse, e li fece incuranti di tutto ciò che per ambedue non fosse un godimento immediato. Ambedue,

mirabilmente formati nello spirito e nel corpo all’esercizio di tutti i più alti e i più rari diletti, ricercavano senza tregua

il Sommo, l’Insuperabile, l’Inarrivabile; e giungevano così oltre, che talvolta una oscura inquietudine li prendeva pur

nel colmo dell’oblio, quasi una voce d’ammonimento salisse dal fondo dell’esser loro ad avvertirli d’un ignoto castigo,

d’un termine prossimo. Dalla stanchezza medesima il desiderio risorgeva più sottile, più temerario, più imprudente;

come più s’inebriavano, la chimera del loro cuore ingigantiva, s’agitava, generava nuovi sogni; parevano non trovar

riposo che nello sforzo, come la fiamma non trova la vita che nella combustione. Talvolta, una fonte di piacere

inopinata aprivasi dentro di loro, come balza d’un tratto una polla viva sotto le calcagna d’un uomo che vada alla

ventura per l’intrico d’un bosco; ed essi vi bevevano senza misura, finché non l’avevano esausta. Talvolta, l’anima,

sotto l’influsso dei desiderii, per un singolar fenomeno d’allucinazione, produceva l’imagine ingannevole d’una

esistenza più larga, più libera, più forte, «oltrapiacente»; ed essi vi s’immergevano, vi godevano, vi respiravano come

in una loro atmosfera natale. Le finezze e le delicatezze del sentimento e dell’imaginazione succedevano agli eccessi

della sensualità.» Gabriele ’A , Il piacere, 1889 (ed. utilizzata 1928)

D NNUNZIO

Pag. 3/7 Sessione ordinaria 2010

Prima prova scritta

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca

Sandro B Pablo P Henri M

OTTICELLI ICASSO ATISSE

Nascita di Venere, circa 1482-85 I tre musici, 1921 La danza, 1909-10

«Piacer figlio d’affanno; «Volti al travaglio

gioia vana, ch’è frutto come una qualsiasi

del passato timore, onde si scosse fibra creata

e paventò la morte perché ci lamentiamo noi?

chi la vita abborria; Mariano il 14 luglio 1916»

Giuseppe U , Destino, in Il Porto Sepolto, 1916

onde in lungo tormento, NGARETTI

fredde, tacite, smorte,

sudàr le genti e palpitàr, vedendo «Il primo sguardo dalla finestra il mattino

mossi alle nostre offese il vecchio libro ritrovato

folgori, nembi e vento. volti entusiasti

O natura cortese, neve, il mutare delle stagioni

son questi i doni tuoi, il giornale

questi i diletti sono il cane

che tu porgi ai mortali. Uscir di pena la dialettica

è diletto fra noi. fare la doccia, nuotare

Pene tu spargi a larga mano; il duolo musica antica

spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto scarpe comode

che per mostro e miracolo talvolta capire

nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana musica moderna

prole cara agli eterni! assai felice scrivere, piantare

se respirar ti lice viaggiare

d’alcun dolor: beata cantare

se te d’ogni dolor morte risana.» essere gentili.»

Giacomo L , La quiete dopo la tempesta, vv. 32-54, Bertolt B , Piaceri, 1954/55, trad. di R. Fertonani,

EOPARDI RECHT

1829 (in G. Leopardi, Canti, 1831) (in B. Brecht, Poesie, trad. it., 1992)

«Il piacere è veramente tale quando non si rende conto né delle proprie cause né dei propri effetti. (È immediato,

irrazionale). Il piacere della conoscenza fa eccezione? No. Il piacere della conoscenza procede dal razionale ed è

irrazionale.» Andrea E , Quaderni di metafisica (1927-1928), in A. Emo, Quaderni di metafisica 1927-1981, 2006

MO

«I filosofi ed i sinonimisti vi spiegano con paziente sollecitudine la differenza precisa che passa fra la giustizia, la

bontà e il dovere; ma voi stessi potete persuadervi che essi fabbricano un mondo di carta pesta. Ciò che è giusto è

buono, ciò che è dovere è giustizia, e ciò che si deve fare è ciò che è giusto e buono. Ma non vedete voi il circolo

eterno del cosmo, la volta infinita del cielo che non comincia in un alcun luogo e mai non finisce? Studiate il

cerchio, perché in verità vi dico che la sua geometria morale abbraccia la storia del mondo. Le gioie della

giustizia e del dovere esercitano la più benefica influenza sulla felicità della vita e, rendendoci calmi e soddisfatti

nel presente, ci preparano un avvenire felice. Chi possiede maggiori ricchezze di fortuna, di mente e di cuore, ha

anche maggiori doveri da esercitare; ma tutti gli uomini, purché abbiano soltanto un’individualità morale, devono

essere giusti e buoni, e devono quindi rendersi degni di gustare queste gioie sublimi.»

Paolo M , Fisiologia del piacere, 1992 (1ª edizione 1854)

ANTEGAZZA

Pag. 4/7 Sessione ordinaria 2010

Prima prova scritta

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca

2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO

ARGOMENTO: La ricerca della felicità. DOCUMENTI

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di

lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà

e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di

tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»

Articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana

«Noi riteniamo che sono per sé stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono

dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della

Felicità.» Dichiarazione di indipendenza dei Tredici Stati Uniti d’America, 4 luglio 1776

«La nostra vita è un’opera d’arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l’arte della vita

dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte – porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le

poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno nel momento in cui li

scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per

quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare. Dobbiamo

tentare l’impossibile. E possiamo solo sperare – senza poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe – di

riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi,

dimostrandoci così all’altezza della sfida.

L’incertezza è l’habitat naturale della vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore delle attività

umane. Sfuggire all’incertezza è un ingrediente fondamentale, o almeno il tacito presupposto, di qualsiasi immagine

composita della felicità. È per questo che una felicità «autentica, adeguata e totale» sembra rimanere costantemente a

una certa distanza da noi: come un orizzonte che, come tutti gli orizzonti, si allontana ogni volta che cerchiamo di

avvicinarci a esso.» Zygmunt B , L’arte della vita, trad. it., Bari 2009 (ed. originale 2008)

AUMAN

«Nonostante le molte oscillazioni, la soddisfazione media riportata dagli europei era, nel 1992, praticamente allo

stesso livello di 20 anni prima, a fronte di un considerevole aumento del reddito pro capite nello stesso periodo.

Risultati molto simili si ottengono anche per gli Stati Uniti. Questi dati sollevano naturalmente molti dubbi sulla

loro qualità e tuttavia, senza entrare nel dettaglio, numerosi studi provenienti da altre discipline come la

psicologia e la neurologia ne supportano l’attendibilità. Citiamo solo la critica che a noi pare più comune e che si

potrebbe formulare come segue: in realtà ognuno si dichiara soddisfatto in relazione a ciò che può realisticamente

ottenere, di conseguenza oggi siamo effettivamente più felici di 20 anni fa ma non ci riteniamo tali perché le

nostre aspettative sono cambiate, migliorate, e desideriamo sempre di più. Esistono diverse risposte a questa

critica. In primo luogo, se così fosse, almeno persone nate negli stessi anni dovrebbero mostrare una crescita nel

tempo della felicità riportata soggettivamente. I dati mostrano invece che, anche suddividendo il campione per

coorti di nascita, la felicità riportata non cresce significativamente nel tempo. Inoltre, misure meno soggettive del

benessere, come la percentuale di persone affette da depressione o il numero di suicidi, seguono andamenti molto

simili alle risposte soggettive sulla felicità e sulla soddisfazione. Ma allora cosa ci rende felici?»

Mauro M e Michele P , Alti e bassi dell’economia della felicità, «La Stampa», 12 maggio 2003

AGGIONI ELLIZZARI

Pag. 5/7 Sessione ordinaria 2010

Prima prova scritta

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca

«Il tradimento dell’individualismo sta tutto qui: nel far creder che per essere felici basti aumentare le utilità.

Mentre sappiamo che si può essere dei perfetti massimizzatori di utilità anche in solitudine, per essere felici

occorre essere almeno in due. La riduzione della categoria della felicità a quella della utilità è all’origine della

credenza secondo cui l’avaro sarebbe, dopotutto, un soggetto razionale. Eppure un gran numero di interazioni

sociali acquistano significato unicamente grazie all’assenza di strumentalità. Il senso di un’azione cortese o

generosa verso un amico, un figlio, un collega sta proprio nel suo essere gratuita. Se venissimo a sapere che

quell’azione scaturisce da una logica di tipo utilitaristico e manipolatorio, essa acquisterebbe un senso totalmente

diverso, con il che verrebbero a mutare i modi di risposta da parte dei destinatari dell’azione. Il Chicago man –

come Daniel McFadden ha recentemente chiamato la versione più aggiornata dell’homo œconomicus – è un

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