Anteprima
Vedrai una selezione di 13 pagine su 57
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 1 What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 2
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 6
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 11
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 16
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 21
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 26
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 31
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 36
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 41
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 46
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 51
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
What it takes to be a successful entrapreneur - Tesina per istituto tecnico commerciale Pag. 56
1 su 57
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Italiano: Futurismo

Inglese: Biography Steve Jobs

Storia: Prima Guerra Mondiale

Ragioneria: Bilancio d'esercizio

Tecnica: Fido Bancario

Matematica: Statistica ed Interpolazione Lineare

Diritto: I Diritti degli Imprenditori

Scienza Delle Finanze: Le Privatizzazioni
Estratto del documento

l'entrata in guerra. Alla fine, il 26 aprile del 1915, al termine di un'ardua

trattativa, l'accordo con l'Intesa si concretizzò nel Patto di Londra, firmato da

Sonnino all'insaputa sia del parlamento italiano sia per l’opinione pubblica. Con

il Patto di Londra l'Italia ricevette la promessa di ottenere, in caso di vittoria, i

territori rivendicati: Istria e Venezia. L’interventismo sembrava tuttavia votato

all’insuccesso a causa della maggioranza neutralista presente il parlamento,

legata al nome di Giovanni Giolitti. Così, il 13 maggio Salandra presentò al re le

dimissioni, il quale però era apertamente favorevole all’intervento e, quindi, lo

invitò a restare al governo, così, Giolitti lasciò Roma. Il parlamento disorientato

e scosso da tutti questi eventi finì per votare i pieni poteri a Salandra. L’Italia

entrò perciò in guerra per volontà di un gruppo di relativa minoranza,

chiamando a combattere i militari lungo più di 750 chilometri di fronte, che

andavano dal mar Adriatico al confine svizzero.

1915

La guerra di posizione Al termine del primo anno di guerra, ebbe inizio

una nuova fase e il conflitto si trasformò in una

guerra di posizione combattuta nel fango delle

trincee. La guerra di trincea ha rappresentato

una caratteristica tipica e unica del primo

conflitto mondiale; alla fine del 1914 buona

parte dell’Europa era attraversata da un

complesso sistema di trincee, fossati scavati

a zigzag e muniti di muretti, postazioni di tiro e

rinforzati con piastre d'acciaio per il tiro da cui i soldati potevano sparare al

riparo. Nelle retrovie si sviluppò un complesso d’infrastrutture comprendenti

posti di comando, centri di medicazione, strade e ferrovie. Forse l'aspetto

peggiore dell'esperienza dei soldati in trincea, oltre a convivere spesso in

condizioni igieniche e metereologiche spaventose (pioggia neve fango e topi)

fu la continua stanchezza. Le uniche possibilità di vita, anche se i soldati

venivano sostituiti in media ogni quattro giorni dalla prima linea, erano l'alcol,

l'arrivo della posta da casa, lo spirito di corpo e le occasionali licenze.

Naturalmente tutto ciò fu un supplizio quotidiano e indescrivibile, uno scenario

grigio, triste, che solo la forza d'animo e una testardaggine di uomini che

seppero accettare sacrifici disumani, affrontando prove indicibili, riuscirono a

ridare contorni umani a una vicenda altrimenti incomprensibile.

La guerra si trascinò fino al 1916 senza che nessuno dei paesi belligeranti fosse

in grado di risolvere a proprio favore il conflitto.

Fronte occidentale 15

La situazione di stallo era molto evidente, poiché anche se era stato

possibile contenere la pressione germanica sulle linee di difesa, le forze anglo-

francesi non riuscivano a passare al contrattacco.

Fronte orientale

Le maggiori difficoltà per l’Intesa provenivano però dal fronte orientale, dove i

russi erano stati ricacciati dalla Galizia, dalla Polonia e dalla Lituania. Mentre le

truppe Zariste si ritiravano gli Austro-Tedeschi con l’appoggio della Bulgaria,

riuscivano a mettere fuori combattimento la Serbia e costituire insieme alle

truppe Turco-Bulgare con un fronte ininterrotto dal Mar Baltico al Mar Egeo.

Fronte italiano

L’entrata in guerra dell’Italia costituì l’unico elemento decisamente positivo per

l’intesa. Il nostro esercito al comando di Luigi Cadorna entrò in azione proprio

mentre era in atto la rottura del fronte Russo. Subito l’avanzata fu portata di là

del confine austriaco sia pure a costo di gravi perdite, ma l’esercito italiano

dovette arrestarsi presso Gorizia, a causa della tenacissima resistenza

austriaca. Tra il giugno e dicembre del 1915 furono combattute le quattro

battaglie dell’Isonzo risoltesi con perdite ingentissime e con risultati assai

modesti, nonostante il valore e lo spirito di sacrificio dimostrati dai soldati

italiani, male equipaggiati, scarsamente armati e guidati da comandi spesso

no all’altezza della situazione, che si ostinavano a seguire le ormai superate

regole tattiche e strategiche ottocentesche. Con il sopraggiungere dell’inverno

anche sul fronte italiano aveva inizio così un’estenuante guerra di posizione.

Altri fronti

L’intesa subì un altro insuccesso nel corso di una spedizione navale nei

Dardanelli ideata dal ministro della marina britannica Winston Churchill al fine

di aprire attraverso gli stretti, una diretta comunicazione con la Russia,

l’impresa dovette essere abbandonata dopo alcuni mesi a causa dell’ostinata

resistenza dei turchi. 1916

Il terzo anno di guerra

Il terzo anno di guerra si apri con eserciti numerosissimi di uomini che ancora si

fronteggiavano a breve distanza l’uno dall’altro, dietro i reticoli e immersi nel

fango delle trincee, mentre all’interno dei singoli paesi milioni di uomini e

donne venivano impegnati all’estremo delle loro forze per produrre tutto ciò

che serviva per combattere. Il 1916 fu un anno molto duro per tutti i

16

belligeranti: su i fronti di guerra non si

ebbero mutamenti importanti, ma le

perdite furono enormi e si crearono

crescenti difficoltà di approvvigionamento.

Fronte occidentale

I tedeschi iniziarono un’offensiva nel

settore di Verdun e sulla Somme. Le due battaglie si risolsero in vere e

proprie stragi, senza conseguire alcun risultato, malgrado l’uso dei primi lancia

fiamme e delle prime bombe contenenti gas asfissianti.

La guerra sul mare

La Germania, evitò uno scontro diretto, facendo invece un

più largo ricorso ai sommergibili. In questo modo, pensava

di riuscire a rompere il blocco navale imposto dalle potenti

flotte congiunte dall’Inghilterra e dalla Francia. Fu così che si

scateno una guerra sottomarina che mise ben presto, a

dura prova gli equipaggi alleati, impegnati ad assicurare, i

rifornimenti marittimi. La Germania cercò di dare una svolta

al conflitto sul mare sfidando apertamente le forze dell’intesa

nella battaglia dello Jutland. Tale battaglia causò

gravissime perdite da ambo le parti ma non ebbe esiti

risolutivi. Ciò convinse i tedeschi a intensificare la guerra sottomarina che finì

con l’irritare ulteriormente gli Stati Uniti che subivano sempre più spesso

l’affondamento delle loro navi commerciali.

Fronte italiano

Nel maggio del 1916 gli austriaci sferrarono in Trentino, fra l’Adige e il Brenta,

una violenta offensiva, detta Boria militaresca Strafexpedition (spedizione

punitiva), con l’intensione di vendicare il tradimento dell’Italia. L’azione

dell’Austria ebbe inizialmente successo ma il successivo intervento dei russi

giunti in soccorso degli italiani, porto Vienna sull’orlo della capitolazione,

evitata all’ultimo momento solo per l’aiuto in uomini e mezzi ricevuti dalla

Germania. Di fronte al grave pericolo corso nel Trentino, che aveva posto in

drammatica evidenza, l’impreparazione e la debolezza dell’esercito italiano

concentrazione

fecero si che Salandra si dimise. Il nuovo governo, detto di

nazionale, era presieduto da un vecchio partito paolo borselli, il 28 aprile 1916

dichiarò guerra anche alla Germania. Pochi giorni prima il nostro esercito aveva

iniziato una poderosa offensiva sull’Isonzo e il 9 agosto aveva conquistato

Gorizia. 17

1917

Dalla caduta del fronte russo alla fine della guerra

Il quarto inverno di guerra causò difficoltà sempre più gravi alle popolazioni civili e si

moltiplicarono così i casi di diserzione e di autolesionismo. Il senso di stanchezza ormai

ampiamente diffuso tra le popolazioni assumeva in alcuni casi forme di manifestazioni

di piazza.

Fronte orientale

In Russia si crearono gravi tensioni che, nel febbraio, portarono allo scoppio di

una sommossa la quale provocò l’abdicazione dello zar e in seguito

all’instaurazione di un governo rivoluzionario comunista guidato dal capo dei

d’ottobre, ebbe

bolscevichi Lenin. La rivoluzione, detta come conseguenza

immediata il ritiro della Russia dal conflitto. Il nuovo governo stipulò con

l’impero austro-ungarico e con la Germania l’armistizio di Brest-Litovsk, poi

trasformato in pace nel marzo del 1918.

Fronte occidentale

Il ritiro russo rappresentò un duro colpo per l’intesa, perché gli austro-tedeschi

poterono concentrare le loro divisioni sul fronte occidentale.

Fronte italiano

Tra il 23 e il 24 ottobre, gli austriaci, rinforzati da divisioni tedesche, riuscirono

a sfondare le linee nemiche a Caporetto; ma sulla linea del Piave gli italiani

comandati dal nuovo comandante dell’esercito Armando Diaz, arrestarono

l’avanzata.

L’intervento degli stati uniti

Nell’aprile del 1917 gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania, in nome

anche degli ideali del presidente Woodrow Wilson. L’intervento americano fornì

all’intesa un notevole apporto di uomini e mezzi e mise in crisi Germania e

Austria che scatenarono due offensive:

La battaglia di Kaiser contro gli Anglo-francesi che riuscirono a sferrare

 una potente controffensiva, cosiddetta seconda battaglia della Marna;

Una contro gli italiani annullata a sua volta sul Piave e seguita da una

 controffensiva terminata con la disfatta austriaca a Vittorio Veneto e la

firma dell’armistizio di Villa Giusti.

Sull’onda della sconfitta subita, l’impero tedesco e quello austro-ungarico

dichiarano decaduti i rispettivi regnanti e si trasformano in repubbliche.

La fi ne della guerra e i trattati di pace

Il 18 gennaio 1919 si aprì a Versailles la conferenza di pace alla quale

parteciparono solo le nazioni vincitrici con lo scopo di elaborare un trattato che

sarebbe stato in seguito imposto ai governi delle nazioni vinte. A differenza del

passato, una novità fu che per la prima volta venivano affrontati problemi che

18

riguardavano l’equilibrio europeo insieme a potenze non europee come il

Giappone, ma soprattutto gli Stati Uniti. Si notò subito la differenza tra le

posizioni delle potenze vincitrici: Wilson poneva alla base di ogni discussione i

“quattordici punti”

principi formulati nei suoi con i quali intendeva garantire un

futuro assetto pacifico del mondo, affermare il principio della libertà di

navigazione e di commercio, respingeva le intese della diplomazia segreta in

nome del principio di nazionalità e di autodeterminazione dei popoli. I governi

europei, invece, sentivano il bisogno di risarcimenti per lo sforzo e per le

sofferenze subite mediante ingrandimenti territoriali. Per iniziativa degli Stati

Uniti, fu firmato un accordo per la nascita della Società delle Nazioni, con

sede a Ginevra, che doveva comprendere tutti gli stati vincitori con lo scopo di

garantire la pace e nel caso di violazione della stessa pace venivano applicate

delle sanzioni economiche contro la nazione colpevole. La Società delle nazioni

era un organismo cui si partecipava volontariamente e liberamente: non

poteva quindi imporsi, non aveva un’autorità né un proprio esercito e quindi

poteva contare solo sulle forze dei paesi membri. Quindi si verificarono gli

stessi conflitti politici e diplomatici che si erano avuti in precedenza. Inoltre, gli

Stati Uniti si rifiutarono di far parte della Società a causa delle sue tendenze

isolazioniste: mancava quindi la forza della maggiore potenza internazionale. Il

riassetto politico europeo uscito dalla conferenza di Parigi fu debole e

contraddittorio e lasciò questioni irrisolte sia tra le nazioni vinte, sia tra quelle

vincitrici. Con la scomparsa degli imperi secolari vi furono molte rivalità fra i

nuovi stati. In Italia si parlava addirittura di una “vittoria mutilata” a causa del

mancato mantenimento delle promesse della Dalmazia, secondo il patto di

Londra. La soluzione diplomatica che prevalse al termine della guerra disegnò

un quadro politico dell’Europa completamente differente da quello del 1914.

Tale quadro politico venne designato nel 1919 nella reggia di Versailles e vi

presero parte i capi di governo delle principali potenze vincitrici: l’americano

Wilson, il francese Clemenceau, l’inglese Lloyd George, e l’italiano Orlando (il

quale svolse però un ruolo marginale). Il contrasto fra una pace democratica e

l’obiettivo di una pace punitiva risultò evidente soprattutto quando furono

Dettagli
Publisher
57 pagine
40 download