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Fra gli intellettuali e gli artisti in grado di influenzare profondamente la cultura e gli orientamenti estetici dell’Europa del secondo Ottocento Richard Wagner (1813-1883) ricopre certamente un ruolo centrale. Per questo motivo ho deciso di svolgere la mia tesina su questo personaggio. Rivoluzionario nella vita come nell’arte, egli non solo fondò una nuova forma di teatro musicale e un nuovo tipo di sintassi musicale, ma la sua opera esercitò un’enorme influenza sugli tutti gli ambiti del pensiero europeo fino alle soglie del Novecento. La musica di Wagner ispirerà filosofi quali Sabina Spielrein e Carl Gustav Jung per l’elaborazione di teorie che tratteranno dell’istinto di morte, della nascita di qualcosa di puro ed eroico attraverso il peccato e la violenza, del legame tra eros e thanatos , tra amore e morte, ( temi fondamentali delle opere wagneriane e dello stesso decadentismo) da cui Freud trarrà le basi per l’ideazione della propria teoria sul rapporto tra pulsione di vita e pulsione di morte, e di come l’uomo sia in constante ricerca di soddisfazioni per i propri bisogni che ,una volta soddisfatti, saranno fonte di ricongiungimento con la morte (morte metaforica come nel caso dell’orgasmo considerato come “piccola morte”). Tuttavia tali bisogni, nonostante soddisfatti, si ripresenteranno all’infinito, nella speranza di morire ancora ,o anche, rinascere ancora ; rinascere per vivere, vivere per morire.
A influenzare Freud e lo stesso Wagner ci sarà A. Schopenhauer che, con lo scritto “Il mondo come volontà e rappresentazione” sarà di rilevante importanza per un cambiamento sulla concezione dell’uomo e sullo stesso mito da parte di Wagner ,che verrà eletto, da nuove generazioni di artisti, musicisti e scrittori, a modello indiscusso.
Charles Baudelaire confessò a Wagner stesso, in una celebre lettera, l’esaltazione provata all’ascolto della sua musica, Gabriele D’Annunzio gli rese omaggio nel romanzo Il Fuoco, Anton Bruckner gli dedicò una delle sue più importanti sinfonie e innumerevoli altri artisti tributarono, in un modo o nell’altro, la loro personale ammirazione al maestro di Bayreuth. Tanta fu la venerazione che la sua opera suscitò quante anche le critiche e le stroncature. Il filosofo Friedrich Nietzsche, ad esempio, da grandissimo estimatore che fu nei primi anni, divenne il massimo detrattore dell’opera wagneriana; compositori come Claude Debussy e Igor Stravinsky furono profondamente influenzati dallo stile musicale di Wagner, pur affermando decisamente la loro completa avversione e antipatia per la sua musica. Di questa singolare forma di attrazione e rifiuto si potrebbero elencare numerosissimi casi. Ma l’influenza di Wagner non si limita solamente ai decenni successivi alle innovazioni: tutt’oggi molti aspetti del nostro modo di pensare l’arte e la musica sono totalmente debitori delle idee wagneriane. Ad esempio, la musica cinematografica ancora oggi sfrutta appieno la tecnica del Leitmotiv, ereditata direttamente da Wagner già dai primissimi anni dopo la nascita del cinema. la mia tesina di maturità inoltre permette dei collegamenti con altre discipline di studio.
Filosofia - Richiami a Sabina Spielrein, Carl Gustav Jung, Sigmund Freud, Arthur Schopenhauer.
Italiano - R.Wagner e il Decadentismo (Baudelaire con Spleen, richiami a Peladan, Bourges, Moreau, D'Annunzio).
Storia dell'arte - Richiami a Schiele, Klimt, Marina Abramovic, tre film (Melancholia, Drive, Django Unchained).
Inglese - Arte preraffaellita,femme fatale: Lady Lilith di Dante Gabriel Rossetti e Ophelia di Milles
speranze di ottenere dalla monarchia riforme di carattere liberale, decide il ricorso alla
lotta aperta facendo causa comune con la classe operaia.
Sedata la rivolta, vengono individuati e perseguiti tre capi: August Roeckel, Michail
Bakunin e Richard Wagner. Solo quest'ultimo, già direttore d'orchestra all'Opera, che
aveva prima rivolto un appello al re perché agisse in senso riformista, e poi era
intervenuto attivamente nell'insurrezione, riesce a sfuggire al carcere venendo esiliato
in Svizzera.
La partecipazione attiva di Wagner ai moti rivoluzionari di Dresda è sicuramente la più
palese manifestazione della sua ideologia, che trova un'ampia formulazione teorica in
Arte e Rivoluzione L'opera d'arte
tre importanti scritti: (Kunst und Revolution) e
dell'avvenire Opera e
(Das Kunstwerk der Zukunft), entrambi del 1849, e
dramma (Oper und Drama), del 1851.
Scrive Wagner:
"Or che cosa era divenuta questa società, la cui base era stata il sentimento della
moralità? Addirittura l'opposto di ciò, che avrebbe dovuto essere su questa base: essa
era diventata la rappresentatrice della immoralità e dell'ipocrisia. Ma il veleno che la
guastò fu la consuetudine. La inclinazione alla consuetudine, alla quiete assoluta, la
indusse ad ostruire la fonte, dalla quale essa avrebbe potuto trarre alimento, per
mantenersi eternamente giovane e fresca; e questa fonte era il libero individuo, che
determinava se stesso mercé la sua natura. Giunta all'estremo della corruzione, la
società non è ridiventata morale, cioè non ha riacquistato il suo carattere veramente
umano, che in grazia dell'individuo, che agì di fronte ad essa con l'impulso involontario
della necessità naturale, e moralmente la negò. Il moto della storia universale, che
abbiamo innanzi a noi, contiene, nei suoi tratti, questa bella giustificazione".
Progredendo nella sua analisi, Wagner individua nello Stato politico il prodotto dei vizi
della società, e nella virtù della società il prodotto dell'individualità umana. Pertanto la
libera individualità si oppone allo Stato politico; se lo Stato ha negato all'individuo la
libertà di autodeterminazione, solo dall'annientamento dello Stato e dalle forme di
ordine costituito potrà prendere forma l'individuo libero, reso autocosciente nella
società.
Il compito di descrivere questa lotta, già presente nell'espressione collettiva del mito,
è demandato al poeta, inteso da Wagner in un'eccezione molto ampia.
Tuttavia, le forme cardinali alle quali fino ad ora il poeta ha affidato la sua espressione
- la tragedia, il romanzo - risentono di una grave limitazione; esse si rivolgono
primariamente alla ragione, mediante una costruzione che si apre al sentimento solo
in ben determinati squarci lirici. Il nuovo poeta ha nella musica un mezzo potentissimo
per rendere sentimentalmente pregnanti tutti i momenti della sua opera d'arte,
realizzando così un oggetto compatto e di grande coinvolgimento, che meglio di ogni
altro saprà evidenziare il contrasto che oppone l'individuo allo stato politico. L'opera
d'arte totale, articolata in parola, suona e azione drammatica (Wort-Ton-Drama) è
Opera e Dramma,
quindi motivata, in come mezzo di coscienza. 1
E' su questo retroterra ideologico, di estrazione palesemente anarchica, che la
Tetralogia (o meglio la Trilogia, in quanto il primo dramma del ciclo è un Prologo) vede
la luce.
L'abbozzo originario di quello che sarà l'embrione di tutto il ciclo risale al 1848;
Wagner ha intenzione di portare in scena una tragedia epica dedotta dall'antico
La morte di Sigfrido
patrimonio mitico germanico, dal titolo (Siegfrieds Tod), stesura
Il crepuscolo degli Dei
originaria de . Per far ciò il musicista non si rivolge al poema
Nibelungenlied,
nazionale della sua terra, il composto all'inizio del XIII secolo, poiché lo
considera tardivo e quindi corrotto; preferisce guardare, come fonte privilegiata, ai ben
dell'Edda.
più antichi carmi scandinavi
La morte di Sigfrido
Di vengono realizzati solo il testo ed alcune pagine musicali.
Wagner, smaliziato uomo di teatro, si rende infatti conto a questo punto che il dramma
sarebbe quasi totalmente incomprensibile se gli antefatti mitici rimanessero oscuri al
pubblico; si rende quindi necessario un prologo. Ma un prologo narrato e non
rappresentato, peraltro complesso come quello che va profilandosi, è un evento
decisamente antidrammatico, capace di compromettere la buona riuscita di tutta
l'opera; è quindi preferibile ampliarla in più capitoli. Prende così forma l'idea del ciclo;
Il giovane Sigfrido, Sigfrido;
nel 1851 è pronto il libretto di versione originale del l'anno
La Valchiria L'oro del Reno
successivo, con (Die Walkuere) e (Das Rheingold la
Tetralogia, almeno nel suo elemento testuale, può dirsi conclusa.
In questo ampio progetto trova spazio l'ideale wagneriano del mito, inteso come
trasfigurazione trascendente delle vicende umane, come immaginario collettivo fuori
dalla storia in cui tuttavia la storia è totalmente compendiata e resa esplicita nei suoi
significati fondamentali.
Nell'Uno liquido primordiale non esistono i concetti di bene e di male, di lecito e di
illecito; la nascita dei tre ordini di Esseri - Dei in cielo, Giganti sulla terra, Nani (o
Nibelunghi) sotto terra - rappresenta già essa stessa una violazione dell'equilibrio, che
per essere regolata necessita quindi di leggi arbitrarie. La lancia di Wotan reca incise
in primis
le rune degli antichi patti, le leggi che tutti gli stessi Dei - dovrebbero
rispettare; ma nel momento in cui la volontà individuale del Dio si trova a
contravvenire al dovere socialmente stabilito che egli stesso rappresenta, ponendolo
in una selva di brucianti contraddizioni, egli desidera che nasca un uomo nuovo, un
individuo completamente libero, padrone di se stesso e del suo destino. Questo eroe
sarà un suo discendente, Sigfrido, il quale infrangerà la lancia con la sua spada e darà
inizio agli accadimenti che porteranno al crepuscolo degli Dei ed alla nascita del
mondo degli Uomini liberi. 1
Sein zum Tode [Essere-per-la-morte]
Sabina Spielrein e Sigmund Freud attraverso il mito di Sigfrido
E proprio dall’ispirazione tratta dall’opera di Wagner che Sabina Spielrein, insieme al
suo ,prima dottore e poi grande amore Carl Gustav Jung , concepisce un figlio
(Sigfrido),un figlio concettuale ,simbolico ,che potesse unire le anime dei due amanti e
psicanalisti.
Sabina Spielrein: « Per molto tempo le nostre anime furono molto vicine; per esempio
io e il Dottor Jung non avevamo mai parlato di Wagner; ma un giorno arrivo da lui e
parlo di ciò che differenzia Wagner dagli altri musicisti, spiegando che la sua musica è
profondamente psicologica. Il Dottor Jung aveva gli occhi umidi : « Le mostro, dice, che
stavo scrivendo la stessa cosa ». Secondo la Spielrein dal peccato e dallo scontro di
due forze distruttrici può nascere qualcosa di nuovo ,puro ed eroico come Sigfrido
nell’opera wagneriana, nato da un incesto tra Sieglinde e Sigmund ,separati alla
nascita. L’unione di lei (ebrea), e Jung (ariano) avrebbe simboleggiato il superamento
del divario tra ebrei e tedeschi ,e in tal caso anche il superamento del divario tra Jung
e Freud. Inoltre fu proprio grazie al mito di Sigfrido che Sabina Spielrein ideò la teoria
sull’istinto di morte ,sulla sessualità intesa come perdita del proprio individualismo
nell’altro, sul conseguenziale legame tra amore e morte (come nel caso di Sigfrido e
Brunilde che, vinta dall'amore di Sigfrido, rinuncerà al mondo degli dei. Insieme, i due
canteranno "l'amore lucente e la morte ridente" – il loro amore porterà poi alla morte
fisica,anche se in maniera implicita, di uno dei due ).
Giuditta II, quadro di Gustav Klimt che Sabina Spielrein sceglie come
modello rappresentativo del connubio tra principio di piacere e
pulsione di morte.
La figura femminile rappresentata nella sua interezza conferisce una
forte verticalità all'insieme pittorico, tanto che il limite inferiore del
quadro, tagliando di netto la gonna della donna, ci lascia
immaginare quasi che la sua figura possa continuare ancora verso il
basso. Lo slancio verticale quasi sproporzionato delle figure
femminili è una caratteristica peculiare dei quadri del pittore
austriaco, che con tale mezzo espressivo conferiva ai suoi soggetti
una monumentalità e un'eleganza assolutamente predominanti
all'interno delle sue opere. Giuditta fu l'eroina ebrea che liberò il suo
popolo da Oloferne tagliandogli la gola dopo essere riuscita tramite
la sua intelligenza e bellezza a sedurlo. Lo sguardo è quello di una
donna bellissima, seducente, passionale ma al tempo stesso fiera e
coraggiosa, ha un'espressione sfuggente che pensando al gesto che
ha appena compiuto potremmo quasi definire cinica e crudele. Le
sue mani sembrano gli artigli di un'aquila che ha appena afferrato la
sua preda tenendola saldamente tra i suoi artigli, e la sua preda in
questo caso è proprio la testa di Oloferne che tiene per i capelli,
come simbolo di vittoria e di riscatto per lei e per il suo popolo.
La grandezza di Klimt sta nell'essere riuscito tramite un linguaggio 1
contemporaneo e moderno rispetto al periodo in cui è vissuto ad
isolare nello spazio e nel tempo le figure rappresentate,
destinandole immancabilmente a diventare eterne.
La teoria di Sabrina Spielrein influenzerà ,quasi innesterà basi concettuali in Freud
Al di là del principio di piacere
che citerà la psicanalista, nel 1920, in dove tratterà di
Eros (pulsione di vita) e Thanatos (pulsione di morte).
Secondo Freud, l’amore è eros, e cioè libido, pulsione che tende a scaricare le tensioni
cercando il massimo piacere: ma le tensioni erotiche risorgono continuamente,
determinando quello che il grande psicanalista ha chiamato il “frastuono dell’eros”,
che più prosaicamente potrebbe coincidere con l’eterna incontentabilità umana. A
compensare questo eterno risorgere delle tensioni e della sofferenza ci sarebbe,
secondo Freud, la pulsione di morte, cioè la tendenza a tornare ad uno stato
inorganico, in cui cessano le tensioni e che viene chiamato “stato di costanza”. Ciò
significa che senza la morte, cioè senza la cessazione
delle tensioni erotiche, l’amore sarebbe destinato a rimanere perennemente
insoddisfatto, ed è così finché restiamo vivi. Ecco perché la pulsione di morte sarebbe
al servizio del principio di piacere, benché nel suo sublimare le tensioni essa andrebbe
al di là del principio di piacere stesso. In fondo, come scrive Pessoa (1997), “non c’è
espediente mentale che riesca a realizzare un’assimilazione di concetti contrari quali il
piacere e la paura”). In quest’ottica, l’amore non è più contrapposto alla morte, ma è
la morte che rappresenta la fine dell’amore. Certe interpretazioni dell’orgasmo, inteso
come “piccola morte” ne sarebbero un esempio: l’amore tende alla piccola morte 1
dell’orgasmo, ma anche al riposo originato dal rinnovarsi della tensione amorosa. Se
l’amore non fosse solo eros- cioè tensione a godere dell’altro - ma anche agape, cioè
tensione rispetto al godimento dell’altro, o puro desiderio del bene dell’altro, allora
l’amante potrebbe desiderare che l’orgasmo non fosse una morte, per quanto piccola,
bensì una possibilità di rinascere per poter godere ancora.
Nella sua opera “La distruzione o amore”, (Vicente Aleixandre, 1970, p. 31) scrive: 224
“Muoio perché m’avvento, perché voglio morire
o vivere nel fuoco, perché quest’aria che spira
non mi appartiene, è l’alito rovente che se
m’accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.
Lascia, lascia che guardi, infiammato da amore,
mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,
che guardi nel remoto clamore del tuo grembo
dove muoio e rinuncio a vivere per sempre”.
Come dice il poeta, Eros e Thanatos trovano ricomposizione nella nostra stessa
esistenza.
Ad un certo punto del suo lavoro, Freud (2006) nella sua opera Al di là del principio di
piacere, si rese conto che la psiche non poteva essere governata soltanto da una