Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Latino- Satyricon di Petronio
Filosofia- La dialettica apollineo-dionisiaca di Nietzsche
Italiano- Il piacere di D'Annunzio
Storia- Il proibizionismo Americano
Inglese- The great Gatsby di F. Scott Fitzgerald
DIGITARE IL TITOLO DEL DOCUMENTO
BERE VINO COME ATTO DI CIVILTA’
Bere vino nel mondo greco era considerato un atto di civiltà. Già Omero
nel sesto libro dell’Odissea sottolinea la maestosa regalità di Alcinoo che
beve con compostezza, sottintendendo la condanna dell’ubriachezza,
bandita dalla vita sociale del nobile guerriero come pesante stonatura,
tant’è vero che i personaggi che venivano mostrati palesemente ubriachi
non erano mai di nobili origini.In questo caso possiamo considerare
esemplare il caso del Simposio, durante il quale si mesceva il vino ad
acqua in modo che i simposiasti evitassero di ubriacarsi eccessivamente,
come possiamo evincere dalla metafora attribuita a Socrate nel
‘’Simposio’’ Platonico:
‘’Se il dio le bagna [le piante] con troppa abbondanza, non riescono a stare
erette né a dispiegarsi quand'è il momento; se invece bevono solo quando a
loro piace, crescono belle dritte e giungono in piena fioritura alla stagione
dei frutti. Lo stesso anche per noi: se buttiamo dentro troppo vino, in breve
tempo il corpo e la mente vacilleranno, e non saranno capaci neppure di
tirare il fiato, tanto meno di dir parola; se invece i servi [... ] ci verseranno
solo una pioggerella, poche gocce in piccoli calici, non saranno trascinati a
viva forza dal vino in uno stato di ubriachezza, ma per effetto di gentile
persuasione arriveranno a una maggiore allegria.’’
In base a questa concezione dell’ubriachezza risulta straniante la figura
di Eracle che, nell’Alcesti di Euripide (circa 438 a. C.), ci viene descritto
con sconcerto ed amarezza da un servo come un ubriaco il quale , mentre
nella casa si odono ancora pianti di disperazione per la morte della
padrona(anche se Eracle non è informato dell’identità del defunto) , si
mette corone in testa e urla canzoni stonate.
5
DIGITARE IL TITOLO DEL DOCUMENTO
‘’πολλοὺς µὲν κἀπὸ παντοίας χθονὸς
ἤδη
ξένους µολόντας οἶδ' δόµους,
ἐς Ἀδµήτου
οἷς δεῖπνα προύθηκ'· τοῦδ' οὔπω ξένου
ἀλλὰ
κακίον' τήνδ'
ἐς ἑστίαν ἐδεξάµην.
πρῶτα µὲν πενθοῦντα δεσπότην
ὃς ὁρῶν
κἀτόλµησ' πύλας.
ἐσῆλθε ἀµείψασθαι
δ' οὔτι σωφρόνως
ἔπειτα ἐδέξατο
τὰ προστυχόντα ξένια, συµφορὰν µαθών,
εἴ τι µὴ φέροιµεν, φέρειν.
ἀλλ', ὤτρυνεν
ποτῆρα δ' χείρεσσι†κίσσινον λαβὼν
ἐν
πίνει µελαίνης µητρὸς εὔζωρον µέθυ,
αὐτὸν φλὸξ
ἕως ἐθέρµην' ἀµφιβᾶσα
οἴνου. στέφει δὲ κρᾶτα µυρσίνης κλάδοις,
δισσὰ δ' µέλη κλύειν·
ἄµουσ' ὑλακτῶν· ἦν
µὲν γὰρ τῶν κακῶν
ὁ ἦιδε, ἐν Ἀδµήτου
οὐδὲν προτιµῶν, οἰκέται δ' ἐκλαίοµεν
δέσποιναν, δ' οὐκ ξένωι
ὄµµα ἐδείκνυµεν
τέγγοντες· γὰρ
Ἄδµητος ὧδ' ἐφίετο.
καὶ νῦν µὲν δόµοισιν
ἐγὼ ἐν ἑστιῶ
ξένον, πανοῦργον κλῶπα καὶ ληιστήν τινα,
δ' δόµων βέβηκεν, οὐδ'
ἡ ἐκ ἐφεσπόµην
οὐδ' χεῖρ'
ἐξέτεινα ἀποιµώζων ἐµὴν
δέσποιναν, 'µοὶ πᾶσί τ' οἰκέταισιν
ἣ ἦν
µήτηρ· κακῶν γὰρ µυρίων ἐρρύετο,
µαλάσσουσ' τὸν ξένον
ὀργὰς ἀνδρός. ἆρα
στυγῶ δικαίως, κακοῖς
ἐν ἀφιγµένον;’’
6 DIGITARE IL TITOLO DEL DOCUMENTO
‘’Molti ospiti ,ormai, provenienti da ogni sorta di terra, so che giungono alla
casa di Admeto, ai quali preparai il pranzo, ma non ho mai accolto a questo
focolare un ospite peggiore di questo. Lui che prima di tutto, vedendo che il
mio padrone era in lutto, entrò ed osò oltrepassare le porte. Poi non accolse
con moderazione i doni ospitali che capitavano, ma se non portavamo
qualcosa ci spingeva portarla. Tenendo fra le mani una coppa di edera,
beve succo puro di nera madre, finchè la fiamma del vino, circondandolo, lo
riscaldò. Incorona la testa con rami di mirto, latrando stonato: si potevano
sentire due specie di canto; lui infatti, cantava, per nulla considerando le
disgrazie nella casa di Admeto, mentre noi servi piangevamo la padrona,
ma, bagnando di lacrime gli occhi, non li facevamo vedere all’ospite:
giacchè così Admeto comandava.’’
Nella descrizione del servo Eracle assume la connotazione di un
personaggio