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Sintesi
Italiano - Dante, Divina commedia ( trilogia del VI canto), Inferno la commedia del potere, Tommaso Cerno
Storia - lo scandalo di tangentopoli
Greco - Platone, Apologia di Socrate
Latino - Seneca, consolatio ad Marciam
Inglese - The Dead, first Joyce's masterpiece.
Estratto del documento

“… e li occhi scrutaron quella fier,

che testa d’uom e corpo avea giaguaro.

<< Giulio fu’ io,della Italia vera…”

(Inferno. La commedia del potere, primo canto, vv. 29-31)

“E il Duca disse:<<Quei è dei Fanfani,

mentre l altra fiera col cipiglio

l’amico che chiamai sempre

Forlani.

Custodi siam…>>”

(Inferno. La commedia del potere, primo canto, vv. 73-76)

“Ed una lupa, che di tutte brame

“Ed ecco, quasi al cominciar de l’ erta, sembiava carca ne la sua

una lonza leggera e presta molto, magrezza…”

che di pel macolato era coverta” (Inferno,canto I vv.49-50)

(Inferno,canto I vv.31-33)

“… ma non sì che paura non mi

desse

La vista m’apparve d’un leone.”

(Inferno,canto I vv. 44-45)

LA TRILOGIA DEL VI CANTO

Io gli rispuosi:<< Ciacco, il tuo

“ affanno

mi pesa sì,ch’a lagrimar mi’nvita;

ma dimmi,se tu sai,a che verranno

li cittadin de la città partita;

s’ alcun v’è giusto; e dimmi la cagione

per che l’ha tanta discordia assalita

>>.”

(Inferno, canto VI vv.58-63)

“Ahi serva Italia,di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

Non donna di province,ma bordello!”

(Purgatorio,VI canto vv. 76-78)

“Ahi gente che dovresti esser devota,

e lasciar seder Cesare in la sella,

se bene intendi ciò che Dio ti nota,

guarda come esta fiera è fatta fella

per non esser corretta da li sproni,

poi che ponesti mano a la predella.”

(Purgatorio,VI canto vv.91-96)

“O Alberto tedesco ch’abbandoni

costei ch’è fatta indomita e

selvaggia,

e dovresti inforcar li suoi arcioni,

giusto giudicio da le stelle caggia

sovra ‘l tuo sangue, e sia novo e

aperto,

tal che ‘l tuo successor temenza

n’aggia!”

(Purgatorio,VI canto vv. 97-102)

aut finis aut transitus

La morte: “Se invece la morte è come un

trasmigrare da qui in un altro luogo, e

sono vere le cose che si dicono, che cioè

sono là tutti i morti, quale bene vi

potrebbe essere maggiore di questo, o

giudici?” (Apologia di

Socrate,40e )

“O ancora,a qual prezzo uno di voi

accetterebbe di stare insieme con

Orfeo,Museo,Esiodo e Omero?”

(Apologia di Socrate,41a)

FINIS

LA MORTE COME

Dalla “Consolatio ad Marciam” di Seneca :

“mors dolorum omnium

exsolutio est” “est finis ultra quem mala

nostra non exeunt”

“Mors nec bonum nec malum est; id

enim potest aut bonum aut malum esse

quod aliquid est; quod vero ipsum nihil

est et omnia in nihilum redigit, nulli nos

fortunae tradit” TRANSITUS

LA MORTE COME

“Excessit filius tuus terminos

intra quos servitur, excepit

illum magna et aeterna pax”

(consolatio ad Marciam,Seneca) “Tandem ibi constitit

unde nil eum pellat, ubi

nihil terreat”

(consolatio ad

Marciam,Seneca)

“Ma allo stesso modo, Scipione, sull'esempio di questo tuo

avo e come me che ti ho generato, coltiva la giustizia e il

rispetto, valori che, già grandi se nutriti verso i genitori e

i parenti, giungono al vertice quando riguardano la patria;

una vita simile è la via che conduce al cielo e a questa

adunanza di uomini che hanno già terminato la propria

esistenza terrena e che, liberatisi del corpo, abitano il

luogo che vedi» - si trattava, appunto, di una fascia

risplendente tra le fiamme, dal candore abbagliante -,

«che voi, come avete appreso dai Greci, denominate Via

Lattea». (Somnium

Scipionis,Cicerone) The Dead

Joyce’s first masterpiece

“ Better pass boldly into that other world,

in the full glory of some passion, than fade

and wither dismally with age.”

“His soul had approached that region where

dwell the vast hosts of the dead. He was

conscious of, but could not apprehend, their

wayward and flickering existence. His own

identity was fading out into a grey impalpable

world: the solid world itself, which these dead

had one time reared and lived in, was dissolving

and dwindling.”

“His soul swooned slowly as he heard the

snow falling faintly through the universe

and faintly falling, like the descent of

their last end, upon all the living and the

dead.” Dubliners, The Dead by James Joyce

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