Sintesi
SOMMARIO
ITALIANO
- Italo Svevo……………………………………………………………………………………………………….1
- La Coscienza di Zeno, Svevo…………………………………………………………………………….1

LATINO
- Apuleio…………………………………………………………………………………………………………….7
- Le Metamorfosi, Apuleio………………………………………………………………………………….7

FILOSOFIA
- Sigmund Freud………………………………………………………………………………………………11
- L’interpretazione dei Sogni, Freud…………………………………………………………………12

STORIA
- Il Sogno di Hitler……………………………………………………………………………………………16

BIOLOGIA
- Rapporto Sonno-Metabolismo……………………………………………………………………...19

INGLESE
- Samuel Taylor Coleridge, Kubla Khan……………………………………………………………25

ITALIANO: LA COSCIENZA DI ZENO, ITALO SVEVO

Italo Svevo, pseudonimo di Hector Schmitz che rivela la duplicità culturale dello scrittore, nasce a Trieste nel 1861. Lo scrittore ha origini tedesche e risiede in una grande comunità ebraica a Trieste. In seguito alla morte prima del padre, poi della madre, è costretto a sposare una sua cugina che gli offre un posto di lavoro nella sua azienda di vernici sottomarine. Durante il periodo della prima guerra mondiale inizia ad interessarsi alla psicoanalisi, in particolare traduce ‘’La Scienza dei Sogni’’ di Sigmund Freud. Tale interesse si apprezza in particolar modo nel suo romanzo ‘’La Coscienza di Zeno’’. Il 12 settembre 1928, Svevo è coinvolto in un incidente stradale, in cui perde la vita.

LA COSCIENZA DI ZENO

È un romanzo di Italo Svevo, pubblicato nel 1923 a Trieste. In tale romanzo, l’autore si avvale di una finzione scenica molto ben architettata, con la quale presenta tutti i temi a lui più cari. Innanzi tutto, il tema che più di tutti è presente nello scrittore è senz’altro quello dell’inetto, ovvero colui che, pur convinto di possedere qualità e doti straordinarie, non riesce a conseguire alcuno degli scopi che si prefigge nella sua misera vita. L’altro tema che coinvolge l’intero romanzo è quello della psicoanalisi, scienza alla quale Svevo si era avvicinato intorno agli anni ’20. Nella stesura di questo testo, Svevo adotta la tipologia narrativa del monologo interiore accompagnato ad uno stile semplice e sintassi lineare. Il romanzo inizia a circolare grazie all’aiuto di Montale e Joyce e il suo successo accresce velocemente.
Innovativa è la struttura del romanzo, costruito ad episodi e non secondo una successione cronologica precisa e lineare. Il narratore è il protagonista, Zeno Cosini, che ripercorre sei momenti della sua vita all'interno di una terapia di psicoanalisi. La vicenda si apre con la Prefazione del dottore psicoanalista che ha avuto in cura Zeno e che l'ha indotto a scrivere la sua autobiografia. Il protagonista si è sottratto alla psicoanalisi e il medico per vendetta decide di pubblicare la sue memorie. Ogni episodio è narrato dal punto di vista del protagonista, e il suo resoconto degli eventi risulta spesso inattendibile; egli presenta la sua versione dei fatti, modificata e resa come innocua in un atto inconscio di autodifesa, per apparire migliore agli occhi del dottore.

TRAMA:

Dopo una Prefazione e un Preambolo sulla propria infanzia, nel terzo capitolo Zeno scrive del suo vizio del fumo: fin da ragazzino il protagonista è dedito a questo vizio, da cui cerca inutilmente di liberarsi con diversi tentativi infruttuosi, testimoniati dalle pagine di diari e dai libri su cui appunta la data e la sigla u.s. (ultima sigaretta). Infine per liberarsi dal fumo il protagonista si fa ricoverare in una clinica, da cui fugge. L’episodio del fumo permette a Zeno di riflettere sulla propria mancanza di forza di volontà e sull'incapacità di perseguire un fine con forza e decisione. Tale debolezza è attribuibile all’assenza nella sua infanzia di una figura paterna che fornisca regole e norme comportamentali.
Il secondo episodio è appunto incentrato sulla figura del padre di Zeno. Il protagonista analizza il difficile rapporto con il genitore, che non riesce a identificare come figura di riferimento e guida. Zeno infatti non ha mai tentato di stabilire un rapporto affettivo e di reciproca intesa con il padre. Quando quest'ultimo è colto da paralisi, il figlio, in cerca di approvazione e giustificazione, prova ad accudirlo prima che sia troppo tardi. Ma durante la notte, il padre viene colpito da un edema cerebrale. Ormai incapace di intendere e volere l’uomo è destinato a morte certa e Zeno spera, per evitare ulteriori sofferenze al padre e soprattutto fatiche per se stesso, in una fine rapida e indolore. Nell’estremo momento della morte in un gesto incontrollato il padre schiaffeggia il figlio, per poi spegnersi; gesto che segnerà irrimediabilmente il protagonista e ne orienterà tutti i malcelati tentativi di spiegare quel gesto, o di giustificare il proprio atteggiamento.
Terzo evento del romanzo è la storia del matrimonio di Zeno. Il protagonista, dopo aver conosciuto Giovanni Malfenti, uomo d’affari triestino, inizia a frequentare la sua casa e la sua famiglia. Zeno si innamora di una delle quattro figlie di Malfenti, Ada, la più bella, che però è innamorata di un altro, Guido Speier. Il protagonista si dichiara ad Ada, da cui viene rifiutato. Si rivolge allora anche alle tre sorelle con la stessa proposta di matrimonio, ma tale proposta viene accolta solo dalla meno affascinante, Augusta, che tuttavia sa garantire all’uomo un matrimonio borghese ed apparentemente felice, dato che entrambi i coniugi vedono realizzati i loro desideri inconsci.
Il quarto episodio della vita di Zeno è la storia dell’amante: in un desiderio di conformarsi a un costume sociale il protagonista trova una giovane amante, Carla. La relazione con la donna si rivela ambigua per Zeno, che da una parte non vuole far soffrire la moglie, mentre dall’altra è attratto dall'esperienza trasgressiva del tradimento coniugale. La storia con Carla (nei confronti della quale Zeno prova sia desiderio che senso di colpa) si conclude, tuttavia quado la ragazza, stanca delle contraddizioni del protagonista, sposa il suo insegnante di canto, mentre Zeno ritorna dalla moglie incinta.
Nel penultimo capitolo si assiste invece al fallimento dell’azienda messa in piedi da Zeno e Guido, marito di Ada, a causa dello sperpero del patrimonio da parte di quest’ultimo. Guido, dopo due tentativi di suicidio simulati per avere ulteriore denaro dalla moglie e salvare così l'impresa, riesce erroneamente a uccidersi. Zeno, dopo aver sbagliato corteo funebre, riscuote successo negli affari, ma ciò non serve a conquistargli le simpatie di Ada, che ormai lo disprezza e parte per il Sudamerica.
Infine nell’ultimo episodio, riprende, dopo sei mesi di interruzione, a scrivere le sue memorie, per ribellarsi al medico, esprimendo il suo disprezzo e il suo rifiuto per la psicoanalisi. Ma in questo ultimo atto si rende conto che la malattia interiore di cui si sentiva vittima e da cui riesce a curarsi è una condizione comune a tutta l’umanità e che coincide con il progresso del mondo intero. Il romanzo si conclude con una drammatica profezia di un’esplosione che causerà la scomparsa dell’uomo dalla faccia della Terra.

TEMA DEL SOGNO IN SVEVO:

Nel descrivere la sua vita, Zeno non tralascia di appuntare alcuni sogni, circa una decina, fatti in epoche e circostanze diverse, che danno ai lettori la possibilità di curiosare nel suo inconscio. Talvolta, però, i sogni che il protagonista riporta non sono autentici, ma alterati per ingannare l’analista. A tale scopo sono rivolti cinque sogni inventati di sana pianta per farsi beffe dell’analista e prendersi gioco del suo mestiere che dice essere un “trucco buono per commovere qualche vecchia donna isterica”.
Molto più interessanti sono i sogni autentici che Zeno annota nel suo diario, poiché permettono di indagare approfonditamente l’inconscio del protagonista. In particolare riporto un sogno che Zeno fa anni dopo l’episodio dello schiaffo inferto dal padre prima di morire. In quell’occasione, Zeno si scontra con il medico curante del padre. Il medico voleva ricorrere a sanguisughe e camicia di forza, se necessaria. Nel sogno, Zeno ripercorre l’evento al contrario: stavolta è lui a imporre, battendo il pugno su un libro di medicina, le sanguisughe e la camicia di forza al padre malato:
“Mi rivedevo col dottore nella stessa stanza ove avevamo discusso di mignatte e camicie di forza, di quella stanza che ora ha tutt’altro aspetto perché è la stanza da letto mia e di mia moglie. Io insegnavo al dottore il modo di curare e guarire mio padre, mentre lui (non vecchio e candente com’è ora, ma vigoroso e nervoso com’era allora) con ira, gli occhiali in mano e gli occhi disorientati, urlava che non valeva la pena di fare tante cose”.
Il sogno, rovesciando i ruoli e le responsabilità dei protagonisti, costituisce una sorta di aiuto che l’inconscio gli offre per cercare di ricondurre il gesto finale del padre nell’ambito di una tragica fatalità.
Vi è un altro sogno, altrettanto importante, ma decisamente più complesso da interpretare, il sogno di Basedow. Tale scena onirica presenta Ada e Zeno affacciati ad una finestra che dà sul Corso. Ada pare appoggiarsi volutamente a Zeno, sempre sensibile al fascino della cognata. Infatti Zeno si sorprende del fatto che Ada sia tornata desiderabile come era prima che fosse colpita dal morbo di Basedow: si chiede allora dove esso sia finito. Augusta glielo indica con la mano, è un vecchio barbone inseguito dalla folla minacciosa che ripete l’imprecazione mazziniana “ammazzate l’untore”. Dopo una breve pausa di veglia, il sogno riprende col desiderio sempre più intenso di Zeno di consumare un atto sessuale con Ada. Tale passione è interrotta dal sopraggiungere di Basedow, Zeno spaventato scappa e si sveglia.
Questa scena onirica sembra incarnare, in tutto e per tutto, una delle teorie fondamentali di Freud sul sogno: il sogno è la soddisfazione di un desiderio. Infatti, il sogno offre a Zeno una seconda chance per avere Ada, la donna che ama davvero e che desidera ancor più ora che è ammalata, poiché raggiungibile più che mai.
































LATINO: LE METAMORFOSI, APULEIO

Apuleio nasce intorno al 125 d.C. presso Madaura, in Algeria, da una famiglia ricca ed importante. Possiede una grande formazione culturale in tutti i settori, che inizia a Cartagine e completa ad Atene. In quest’ultima città, svolge la professione di avvocato e si trova a dover difendere se stesso dall’accusa di negromanzia mossa dai familiari della moglie defunta per allontanarlo dall’eredità. In seguito si sposta a Roma, dove prosegue la carriera di avvocato e contemporaneamente si avvicina al culto di Iside e Osiride. In questo periodo inizia la stesura delle “Metamorfosi”. Negli ultimi anni della sua vita si trova a Cartagine, dove muore intorno al 170 d.C.

LE “METAMORFOSI” (o Asino d’oro)

“Metamorfosi” è un romanzo a cornice, strutturato in 11 libri, in cui Apuleio narra la vicenda di Lucio. Nel testo si individuano diversi riferimenti autobiografici, ad esempio, lo stesso protagonista Lucio sembra essere la trasposizione letteraria di Apuleio. A partire dall’evento centrale della trasformazione di Lucio in un asino, l’autore inserisce numerose novelle, cui temi fondamentali sono: la curiositas, che è fondamentale, prima nella vicenda di Lucio, poi nella favola di Amore e Psiche; e gli aspetti mistici-religiosi, soprattutto nella parte finale del romanzo. All’interno del testo si nota una componente comica molto consistente, che contribuisce a rendere il testo più leggero e scorrevole, nonostante il suo stile arcaizzante che è, però, abbinato ad una sintassi rapida e veloce ed una lingua che va progressivamente volgarizzandosi. In generale nella stesura di questo romanzo, Apuleio sembra aver risentito molto dell’influenza di Ovidio.
TRAMA:

La storia narra di un giovane chiamato Lucio, appassionato di magia. Originario di Patrasso, in Grecia, egli si reca per affari in Tessaglia, paese delle streghe. Là, per caso, si trova ad alloggiare in casa del ricco Milone, la cui moglie Panfile è ritenuta una maga: ha la facoltà di trasformarsi in uccello. Lucio vuole imitarla e, grazie all'aiuto di una servetta, Fotide, accede alla stanza degli unguenti magici della donna. Ella però sbaglia unguento, e il protagonista viene trasformato in asino, pur conservando coscienza ed intelligenza umana. Per una simile disgrazia, il rimedio sarebbe semplice, se un concatenarsi straordinario di circostanze non gli impedisse di scoprire l'antidoto indispensabile. Rapito da dei ladri durante la notte stessa della metamorfosi, egli rimane bestia da soma per lunghi mesi, si trova coinvolto in mille avventure, sottoposto ad infinite angherie e muto testimone dei più abietti vizi umani. Nella caverna dei briganti, Lucio ascolta la lunga e bellissima favola di "Amore e Psiche", narrata da una vecchia ad una fanciulla rapita dai malviventi: la favola racconta appunto l'avventura di Psiche innamorata di Eros, dio del desiderio, la quale possiede senza saperlo, nella notte della propria coscienza, il dio che lei ama e che però smarrisce per curiosità, per ritrovarlo poi nel dolore di un'espiazione che le fa attraversare tutti gli "elementi" del mondo. Sconfitti poi i briganti dal fidanzato della fanciulla, Lucio viene liberato, finché – dopo altre peripezie – si trova nella regione di Corinto, dove, sempre sotto forma asinina, si addormenta sulla spiaggia. Durante la notte di luna piena, vede apparire in sogno la dea Iside che lo conforta, gli annuncia la fine del supplizio e gli indica dove potrà trovare le benefiche rose che lo faranno tornare umano. Il giorno dopo, il miracolo si compie nel corso di una processione di fedeli della dea, e Lucio, per riconoscenza, si fa iniziare ai misteri di Iside e Osiride.



TEMA DEL SOGNO IN APULEIO:

Il tema del sogno appare nell’undicesimo libro, infatti all'improvviso l'asino si sveglia e vede sorgere dal mare la luna. Profondamente commosso, le rivolge una preghiera chiedendole di potersi liberare della bestia che è in lui, oppure di morire. Poi si riaddormenta. In sogno gli appare Iside, la dea creatrice e distruttrice della natura. Iside, la quale afferma di essere venerata ovunque sotto molteplici forme e con numerosi nomi, gli annuncia la fine dei suoi tormenti: il giorno seguente è la festa della dea; Lucio dovrà avvicinarsi al sacerdote e mangiare i petali delle rose della sacra ghirlanda: all'istante ritornerà uomo. La sua vita però cambierà del tutto, infatti diventerà un adepto del culto della dea, che gli promette beatitudine eterna dopo la morte. L'asino si risveglia: è una stupenda giornata primaverile e tutto è permeato di una strana gioia. Durante la processione finalmente Lucio vede il sacerdote, gli si avvicina e mangia le rose. All'istante ridiventa uomo. Il sacerdote gli spiega il senso delle sue traversie e lo esorta ad abbracciare la nuova fede. Lucio, commosso, segue il corteo del “navigium Isidis”. Il giovane può finalmente rivedere i suoi, da cui era creduto morto; ma tutti i suoi desideri sono rivolti all'iniziazione, che dopo una lunga attesa, avrà finalmente luogo.
Leggendo Apuleio è evidente come, in ogni cultura e in ogni paese, il sogno abbia una dimensione mistica e allo stesso tempo misteriosa, da scoprire. In questo caso, il sogno non è soltanto appagamento di un desiderio di liberazione dalla metamorfosi, ma un vero e proprio mezzo di collegamento tra il mondo umano e il mondo degli dei. Ciò, pur essendo frutto di finzione letteraria, dimostra che fin dall’antichità i sogni sono sempre stati considerati come qualcosa che sembra non provenire dal nostro Io, ma avere addirittura origine divina.






















FILOSOFIA: L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI, SIGMUND FREUD

Sigmund Freud nasce a Freiberg, in Moravia, nel 1856 da genitori ebrei, che si trasferiscono a Vienna nel 1860. Laureatosi in medicina, intraprende gli studi di anatomia del sistema nervoso, lavorando nel laboratorio neurofisiologico di Brucke. Nel 1882, per questioni economiche, intraprende la professione medica, dedicandosi alla psichiatria. Si occupa per un breve periodo di ipnosi a Nancy, torna poi a Vienna dove, grazie alle sue ricerche sull’isteria, giunge alla scoperta dell’inconscio e dunque alla formulazione della teoria psicoanalitica.
Freud svolge la sua ricerca a partire dall’inconscio, manifestazione visibile del conscio, e la sua divisione in due zone: preconscio e rimosso.
La sua straordinaria capacità risiede nel saper intuire i mezzi per esplorare a fondo l’inconscio: parte dal metodo delle associazioni libere fino all’adottamento del fenomeno del transfert.
Sposta poi la sua attenzione sulla psiche e la divisione in Es, Io e Super-io. Si sofferma dunque sui rapporti che queste istanze della psiche possono assumere tra di loro. Questo studio lo porta alla formulazione del criterio di discriminazione tra normalità e nevrosi.
In seguito a tali scoperte, lo psicanalista mette a fuoco i sogni, gli atti mancati e i sintomi nevrotici. In particolare il tema dei sogni è trattato con scrupolosa attenzione nell’opera “Interpretazione dei sogni”.




L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI

Nel 1899 viene pubblicato “L'interpretazione dei sogni”, opera che può esser considerata il vero e proprio manifesto della psicoanalisi. Secondo Freud, per poter comprendere l’inconscio, la via da prediligere è appunto quella dell’interpretazione dei sogni.
In quest’opera, Freud espone tutte le scoperte e le supposizioni che ha formulato durante la sua indagine sul sogno: in particolare evidenzia che il sogno non è l'inconscio in se per se, ma ne è soltanto manifestazione, che opportunamente interpretata permette di accedere ai contenuti repressi e al modo di lavorare dell'inconscio stesso.
Durante il sonno infatti, la censura messa in atto dalla coscienza si affievolisce e l'inconscio, coi suoi desideri rimossi, preme con più intensità e genera tensioni; il sogno, presentando all'immaginazione come realizzati i desideri inconsci, rende possibile la liberazione di queste tensioni: in questo senso, il sogno viene concepito da Freud come l’appagamento di un desiderio.
La rappresentazione dei desideri all’interno dei sogni si attua tramite mascheramenti e deformazioni, effettuate dalla censura della coscienza stessa, che, sebbene affievolita, può ancora dire la sua: il fine di queste deformazioni è di rendere accettabili alla coscienza i contenuti rimossi. In ciò consiste il lavoro onirico.
Freud indaga, inoltre, sul materiale che può essere oggetto del sogno. In proposito, Freud presenta tre caratteristiche principali: innanzitutto i sogni mostrano una palese preferenza per le impressioni dei giorni immediatamente precedenti; in secondo luogo, essi compiono la loro selezione secondo principi diversi da quelli della memoria sveglia, infatti non ricordano ciò che è essenziale ed importante ma ciò che è secondario e inosservato; infine, hanno a loro disposizione le primissime impressioni dell’infanzia e ripresentano dei dettagli di quel periodo della nostra vita che, di nuovo, ci sembrano insignificanti e che, quando siamo svegli, siamo convinti di aver dimenticato da lungo tempo.
Successivamente Freud individua nel sogno un contenuto manifesto, quale appare al sognatore che racconta il proprio sogno: esso può risultare incoerente o anche prendere la forma di una storia dotata di una certa coerenza, ma il racconto dei propri sogni fatto dai sognatori è sempre un'elaborazione secondaria, ovvero un rimaneggiamento che porta a renderli, in linea di massima, comprensibili. Il vero significato del sogno non è quindi in questo livello, ma sta nel contenuto latente che è stato trasformato dal lavoro del sogno, dando luogo al contenuto manifesto. Il contenuto latente va allora ricostruito ripercorrendo all'indietro il lavoro svolto dal sogno: proprio in questo consiste l'interpretazione dei sogni che porta dunque a cogliere i messaggi segreti dell’Es.
Ciò è possibile solamente tenendo in considerazione le regole sintattiche che presiedono al collegamento di questi disparati elementi: la condensazione e lo spostamento; la condensazione è la tendenza ad imprimere tramite un solo elemento più elementi connessi tra loro, ad esempio rappresentando due individui mediante un unico tratto comune o tramite un'assonanza tra i loro nomi e così via; questo vuol dire che, in una certa misura, il contenuto manifesto del sogno contiene sempre abbreviazioni rispetto a quello latente. Lo spostamento consiste nel trasferimento di interesse da una rappresentazione ad un'altra; trasferimento che permette, grazie ad associazioni, di passare dai contenuti rimossi ad altri che appaiono più neutri sul piano emotivo.
Tenendo presenti queste regole, l'interpretazione può arrivare alla decifrazione del sogno, il quale al termine dell'analisi non sembrerà più un semplice racconto fatto per immagini, ma un insieme organizzato e ragionato di pensieri, tramite il quale si esprimono i desideri risalenti al passato, per lo più all'infanzia.
A parere di Freud, la censura che impedisce l'emergere alla coscienza di contenuti rimossi opera non solo nel sogno, ma anche in altri comportamenti della vita quotidiana, come nelle amnesie temporanee, per esempio di certe parole, o nei lapsus, in cui una parola viene detta anziché un'altra, o in determinati gesti automatici o involontari, o, ancora, nei motti di spirito. Per lo più questi sono atti mancati, cioè azioni in cui il risultato apertamente perseguito e solitamente raggiungibile non viene raggiunto, ma è sostituito con un altro atto. Solitamente questi comportamenti sono attribuiti al caso o alla distrazione, cioè ad una riduzione della soglia della coscienza; in realtà per Freud essi sono comprensibili solo ammettendo l'esistenza dell'inconscio, che lavora esprimendo contenuti riconducibili a qualcosa di rimosso, ma sottoponendoli al tempo stesso a deformazioni.





































STORIA: IL SOGNO DI HITLER

L’ascesa al potere dei Nazisti pose fine alla Repubblica di Weimar, la democrazia parlamentare costituita in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Dopo la nomina di Adolf Hitler a Cancelliere, avvenuta il 30 gennaio 1933, lo Stato Nazista (conosciuto anche come Terzo Reich) divenne rapidamente un regime totalitario, nel quale la tutela dei diritti fondamentali non era più garantita. Dopo un incendio molto sospetto avvenuto nel Reichstag (il Parlamento tedesco), il 28 febbraio 1933, il governo emanò un decreto con il quale venivano sospesi i diritti civili costituzionali dei cittadini, stabilendo uno stato d’emergenza che permetteva l’approvazione di decreti governativi, senza la conferma del Parlamento.
Nei primi mesi del cancellierato di Hitler, i Nazisti iniziarono una politica cosiddetta di “coordinamento”, la quale puntava a che tutti, cittadini e istituzioni, si conformassero agli obiettivi del Nazionalsocialismo. La cultura, l’economia, l’educazione e la legge vennero interamente poste sotto il controllo Nazista. Il regime cercò anche di “coordinare” le chiese tedesche e, nonostante il risultato non fosse totalmente un successo, riuscì ad assicurarsi l’appoggio della maggior parte del clero, sia cattolico che protestante.
Un’intensa propaganda venne attuata per diffondere gli ideali e gli obiettivi del regime. Alla morte del Presidente tedesco, Paul von Hindenburg, Hitler assunse anche i poteri legati a quella carica; contemporaneamente, l’esercito giurò fedeltà a lui personalmente e non più alla nazione. La dittatura di Hitler si reggeva sull’unione delle cariche di Presidente del Reich (capo di Stato), di Cancelliere (capo del Governo) e di Führer (capo del partito nazista). Inoltre, sulla base del cosiddetto “principio del capo”, Hitler si poneva al di fuori del sistema legale e decideva da solo le politiche del governo.
Hitler aveva un sogno riguardante la politica interna e quella estera. Quest’ultima era basato sulla convinzione razzista che la Germania fosse biologicamente predestinata a espandersi verso est, sfruttando la propria potenza militare; secondo questa visione, la vasta popolazione tedesca, considerata una razza superiore, doveva stabilire il proprio definitivo dominio nell’Europa Orientale e in Unione Sovietica. In tale prospettiva, le donne assumevano un ruolo fondamentale: l’aggressiva politica di colonizzazione del Terzo Reich, infatti, incoraggiava le donne di “sangue puro” a generare il maggior numero possibile di figli “ariani”.
Inoltre, i popoli considerati di “razza inferiore”, come gli Ebrei e gli Zingari, avrebbero dovuto essere totalmente eliminati dalla nazione. La politica estera dei Nazisti puntò, fin dal principio, a provocare una guerra, il cui obiettivo principale era l’annientamento dell’Unione Sovietica; il periodo di pace del regime nazista fu in effetti impiegato nella preparazione del popolo tedesco al conflitto. Nel contesto di questa guerra ideologica, i Nazisti progettarono e misero in atto l’Olocausto, l’assassinio in massa degli Ebrei, che erano considerati la principale “razza nemica”.
Qualunque manifestazione di aperta critica nei confronti del Regime venne soppressa dalla Gestapo (la polizia segreta di stato) e dal Servizio di Sicurezza del partito nazista (SD). In generale, il governo di Hitler fu largamente popolare tra la maggior parte dei Tedeschi, anche se vi furono alcuni tentativi di opposizione al regime, da parte della popolazione, che andarono dal semplice rifiuto di uniformarsi alle politiche naziste, fino al fallito attentato a Hitler, il 20 luglio 1944.
L’8 maggio 1945, gli Alleati sconfissero la Germania Nazista e obbligarono infine i Tedeschi alla resa.

























BIOLOGIA: RAPPORTO SONNO-METABOLISMO

Dormire è essenziale per la vita, supporta numerose funzioni fisiologiche e psicologiche tra cui la riparazione dei tessuti, la crescita, il rafforzamento della memoria e l’apprendimento. Nonostante gli adulti abbiano una soggettiva necessità di ore di sonno, gli esperti affermano che dormire meno di 7 ore per notte, per lunghi periodi, può avere effetti negativi per il cervello e il corpo.
Quando si esaminano le relazioni tra sonno e metabolismo, è spesso difficile determinare se particolari condizioni metaboliche condizionano il sonno oppure se sono la qualità e la quantità del sonno a condizionare il metabolismo. Ad esempio si rilevano periodi più lunghi di sonno profondo in persone fisicamente attive e in chi ha un’iper-attività della tiroide, entrambe queste condizioni sono associate ad un metabolismo più veloce. Al contrario, persone con un’ipoattività della tiroide o chi ha un metabolismo più lento, godono di una minore quantità di ore di sonno profondo.
Tornando al rapporto sonno-metabolismo, si può constatare che la carenza di sonno è correlata ad indesiderabili alterazioni dell’attività metabolica. Per esempio un aumento dei livelli ematici di cortisolo (ormone coinvolto nella risposta allo stress) ha degli effetti sulla risposta immunitaria, sulla capacità dell’organismo di far fronte all’ipoglicemia e sul controllo dell’appetito. Tali variazioni si riscontrano in chi subisce interruzioni del sonno, ad esempio da parte di neonati o per una malattia. Il risultato finale è che la normale attività del nostro organismo è disturbata dalla mancanza di sonno, soprattutto per le indiscutibili conseguenze metaboliche.
Brevi periodi di riposo notturno sono associati ad una diminuzione della tolleranza al glucosio (vd. in fondo alla pagina) e ad un aumento dei livelli ematici di cortisolo (vd. in fondo alla pagina). “Tolleranza al glucosio” è il termine utilizzato per descrivere come il corpo controlla la disponibilità del glucosio ematico per i tessuti e per il cervello. Alti livelli ematici di glucosio e di insulina, a digiuno, indicano una scarsa capacità dell’organismo di utilizzare il glucosio. È stato dimostrato che una bassa tolleranza al glucosio è un fattore di rischio per il diabete di tipo 2. La ricerca ha evidenziato che un lungo periodo di restrizione delle ore di sonno (< 6,5 ore per notte) può portare ad una diminuzione del 40 % di tolleranza al glucosio.
Diversi studi riportano che in molte persone esiste un’associazione tra la riduzione dell’abituale durata del periodo di riposo notturno e l’aumento dell’indice di massa corporea (IMC). Un ridotto periodo di sonno viene associato a modificazioni degli ormoni deputati al controllo dell’appetito: i livelli di leptina (che riduce l’appetito) risultano bassi, mentre i livelli di grelina (un ormone stimolante l’appetito) sono elevati. Tali effetti si rilevano quando la durata del sonno è inferiore alle 8 ore. Questo suggerisce che la diminuzione delle ore di sonno è un fattore di rischio per l’obesità. Uno studio di controllo condotto su maschi sani ha evidenziato che un periodo di sonno di circa 4 ore per notte è associato ad un significativo aumento del desiderio di consumare alimenti ipercalorici con un alto contenuto di carboidrati (dolci, cibi salati o ricchi di amido). È stato visto, inoltre, che l’appetito è aumentato. Dedicare poco tempo al sonno permette di avere a disposizione più tempo per mangiare e bere – ci sono alcune ricerche che mostrano che questo è uno dei motivi per cui si considerano i ridotti periodi di riposo notturno dei fattori predisponenti per l’obesità.
Dal punto di vista del bilancio energetico, le persone che dormono poco sono verosimilmente fisicamente meno attive e ciò comporta un minor dispendio energetico.
Considerati insieme, l’aumento dell’appetito, del desiderio di cibo e la diminuzione dell’attività fisica costituiscono una convincente spiegazione del ruolo svolto dal sonno sulla gestione del peso.
In conclusione, la mancanza di sonno di alta qualità sembra incidere sui meccanismi fisiologici che regolano il bilancio energetico, cioè sull’appetito, sulla sete e sul dispendio energetico. Accanto a questo, la mancanza di riposo influisce negativamente sulla capacità dell’organismo di utilizzare il glucosio e può aumentare il rischio di diabete di tipo 2. Non è chiaro, ad ora, come i cambiamenti dei periodi di riposo possano essere usati per creare condizioni favorevoli per la gestione del peso corporeo e per la riduzione del rischio delle malattie ad esso correlate.
GLUCOSIO – monosaccaridi

I monosaccaridi sono le strutture più semplici dei carboidrati che andranno poi a formare oligosaccaridi e polisaccaridi. Questo tipo di carboidrati presenta una catena carboniosa, lungo la quale sono ripetuti più gruppi ossidrilici. Inoltre lungo la catena troviamo un gruppo carbonilico, che si può trovare all’estremità della catena (in questo caso parleremo di monosaccaride aldoso) oppure all’interno della stessa (in questo caso il monosaccaride si definisce chetoso).
Il glucosio è il composto organico più diffuso in natura. Possiamo classificarlo come un monosaccaride esoso (cui catena carboniosa è formata da 6 atomi di carbonio) ed aldoso (in quanto contiene il gruppo carbonilico all’estremità della catena). Ha formula: C6H12O6. Il glucosio è una molecola chirale, avremo quindi due diversi enantiomeri: uno destrogiro e l’altro levogiro.
Si presenta sotto forma aperta:

Il glucosio può assumere forma ciclica. Avremo quindi:



CORTISOLO – lipidi

I lipidi, o grassi, sono composti organici largamente diffusi in natura, dove rappresentano una delle quattro principali classi di composti organici di interesse biologico, insieme a carboidrati, proteine ed acidi nucleici.
Essi si dividono in saponificabili o insaponificabili (a seconda che subiscano, o meno, una reazione di idrolisi alcalina per riscaldamento in ambiente basico). Alla prima classe appartengono trigliceridi, fosfolipidi e cere, e vengo spesso chiamati lipidi complessi. Della seconda classe, anche detta dei lipidi semplici, fanno parte steroidi, acidi biliari, ormoni sessuali e ormoni corticosurrenali. Quest’ultimi sono prodotti dalle ghiandole surrenali e si suddividono nuovamente in mineralcorticoidi e glicocorticoidi. Proprio a questa ultima classe (i glicocorticoidi) appartengono cortisolo e cortisone. In particolare, il cortisolo è un derivato del colesterolo e la sua azione principale consiste nell’indurre un aumento della glicemia. Questo aumento viene ottenuto stimolando la glicogenolisi epatica.




Il cortisolo si presenta come:




Ricordiamo che la glicogenolisi è una reazione che concerne il metabolismo dei carboidrati. Essa è una reazione catabolica, ovvero degrada una macromolecola, in questo caso il glicogeno, in un monomero, ovvero il glucosio. Poiché tale reazione prevede il passaggio da una molecola ad alta energia ad una molecola a bassa energia, essa porterà la liberazione di energia; la reazione è dunque di tipo esoergonico, per il fenomeno appena descritto.































INGLESE: SAMUEL TAYLOR COLERIDGE, KUBLA KHAN

Coleridge was born in Devon in 1772. In 1797 he moved to Somerset where he became close friends with William Wordswoth and his sister Dorothy. At the end of 1798 the two poets toured Germany, where they studied the German idealist philosopher Kant and Schelling and the deamatist and novelist Schiller. In 1800 they both settled in the Lake District. After an argument with Wordsworth he moved to London, where he remained for the rest of his life. Coleridge died in 1834.
In 1796 Coleridge published “Poems on Various Subjects”; then in 1797 he wrote “Kubla Khan”; in 1798 he published, along with Wordsworth, the “Lyrical Ballads”; in 1808 he began his series of “Lectures on Poetry and Drama” and finally, in 1817, he published “Biographia Literaria”.

COLERIDGE – KUBLA KHAN (or A Vision In A Dream)

“Kubla Khan” is a poem written by Coleridge, published in 1816. According to the author, he wrote the poem one night after he experienced an opium-influenced dream after reading a work describing Xandu, the summer palace of Mongol ruler and Emperor of China Kublai Khan. As he woke up from this dream, he set about writing lines of poetry that came to him from the dream until he was interrupted by a person from Porlock. This break caused him to forget the following lines.
The poem is made up of lots of two-syllable units, in which the stress is placed on the second syllable. The lines also rhyme, although maybe not in the ways you'd expect. In the short lines at the beginning of the section, he's giving us a quick overview, and describing the rushing of a river to the sea. Then, as the poem slows down, the lines get longer too, and as we wind along those "sinuous rills," we start to feel the poem meandering a little too. When the setting changes and the poem shifts gears, the lines get shorter again, back to the eight-syllable length. So the line lengths are a little weird at first, but when we look closer there's some logic to them.
Same goes for the rhyme – it isn't regular. Sometimes Coleridge loops back and picks up a rhyme he hasn't used in a while, creating a kind of echo in the poem.

SUMMARY

This poem describes Xanadu, the palace of Kubla Khan, a Mongol emperor and the grandson of Genghis Khan. The poem's speaker starts by describing the setting of Emperor's palace, which he calls a "pleasure dome". He tells us about a river that runs across the land and then flows through some underground caves and, finnally, into the sea. He also tells us about the fertile land that surrounds the palace. The nearby area is covered in streams, sweet-smelling trees, and beautiful forests.
Then the speaker gets excited about the river again and tells us about the canyon through which it flows. He makes it into a spooky, haunted place, where you might find a "woman wailing for her demon lover." He describes how the river leaps and smashes through the canyon, first exploding up into a noisy fountain and then finally sinking down and flowing through those underground caves into the ocean far away.
The speaker then goes on to describe Kubla Khan himself, who is listening to this noisy river and thinking about war. All of a sudden, the speaker moves away from this landscape and tells us about another vision he had, where he saw a woman playing an instrument and singing. The memory of her song fills him with longing, and he imagines himself singing his own song, using it to create a vision of Xanadu.
Toward the end, the poem becomes more personal and mysterious, as the speaker describes past visions he has had. This brings him to a final image of a terrifying figure with flashing eyes. This person, Kubla Khan, is a powerful being who seems almost godlike.
Here it is a passage from “Kubla Khan”, this is the firts stanza, where the author tells us about the landscape he could admire in dream:

“In Xanadu did Kubla Khan
A stately pleasure-dome decree :
Where Alph, the sacred river, ran
Through caverns measureless to man
Down to a sunless sea.
So twice five miles of fertile ground
With walls and towers were girdled round ;
And there were gardens bright with sinuous rills,
Where blossomed many an incense-bearing tree ;
And here were forests ancient as the hills,
Enfolding sunny spots of greenery […]”.
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