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Viaggio nella memoria, tesina
Storia- La questione istriana
Italiano- Ugo Foscolo, A Zacinto
Inglese- George Orwell , 1984
Viaggio nella memoria
“La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé”
“Memory is the diary that we all carry about with us”.
Oscar Wilde
Fin da piccola sono sempre rimasta affascinata dai racconti di mia nonna, storie di un’infanzia
segnata dalle vicende della guerra e dall’amara esperienza dell’esilio. Luciana Favretto, la mia
nonna materna, è nata ad Umago d’Istria, un piccolo paese sulle sponde del Mar Adriatico. Appena
tredicenne dovette abbandonare, come la maggior parte degli altri italiani, la terra istriana e la sua
amata Umago che diventerà, da allora, tema di tante sue poesie nutrite proprio da quella ferita mai
rimarginata, da quei ricordi incancellabili, da quell’opprimente disagio dell’anima che conosce
tutta l’angosciosa sensazione di perdita e di sradicamento. La poesia “Terra Mia”, riportata in
copertina, sprigiona una luminosa grazia che tuttavia non riesce a celare quell’intima sofferenza,
quel costante riandare ai ricordi, quasi una sorta di rifugio in cui si annida il disperato tentativo di
riannodare i fili di un’esistenza ormai spezzata. Chi scrive è spesso spinto dal bisogno non solo di
raccontare ad altri il proprio vissuto, ma risponde ad un’esigenza personale, intima, alla necessità
di dare sfogo alla nostalgia di luoghi e momenti perduti.
Ma, oltre ad un bisogno intimo di dare spazio ai propri ricordi vi è una necessità collettiva di
conservare la memoria affinché ciò che è stato non si ripeta mai più. E’ per questo che lo Stato
Italiano ha istituito “Il Giorno della Memoria” e “Il Giorno Del Ricordo”.
Il primo, celebrato il 27 gennaio data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ricorda la Shoah
(sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, gli italiani che
hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e
schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno
salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Il Giorno del Ricordo, invece, è celebrato il 10 febbraio di ogni anno e commemora le vittime
dei massacri delle foibe e delle deportazioni avvenute in Istria, in Dalmazia e nelle province
Martina Cavallaro classe V sez. C Liceo Scientifico “G. Seguenza” Pagina 2
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dell'attuale confine orientale durante l'ultima fase della seconda guerra mondiale e negli anni
immediatamente successivi.
Conservare la memoria, considerare i ricordi di chi ha vissuto quelle tragedie in prima persona
come un tesoro prezioso da preservare mi ha portato a riflettere sul rischio che il passato venga
modificato, cancellato, negato. Già George Orwell nel suo romanzo 1984 aveva denunciato come il
controllo della memoria, del passato fosse un’arma straordinaria per chi volesse instaurare un
regime totalitario. Tramite il ricordo è infatti possibile sfuggire ai tentativi di manipolazione da
parte di chi usa pretesti storici falsi o per lo meno frutto di una cattiva interpretazione storica per
propagare pregiudizi. E’ anche il mezzo con cui è possibile capire le radici profonde dei problemi
ed evitare soluzioni semplicistiche e propagandistiche.
Certo è che l’oblio rassicura ed è comodo: elimina responsabilità, colpe, paure ed evita di riflettere,
togliendo dalla nostra vista le cause degli errori dell’umanità. Tuttavia la Memoria va affrontata,
anche se è una sfida, anche se ci fa male ricordare; anche se preferiremmo dire che i grandi errori
della Storia non sono mai esistiti: il ricordo di ciò che è stato, seppur pesante e tremendo, ci stimola
ad essere migliori, ed è un ottimo monito a non ripeterli. La Memoria è dunque una sentinella, il
ricordo è l’unico metro di confronto valido, l’unico presupposto irrinunciabile per giudicare la
realtà. Dimenticare il passato vuol dire dimenticare chi siamo.
STORIA
Martina Cavallaro classe V sez. C Liceo Scientifico “G. Seguenza” Pagina 3
Viaggio nella memoria
La questione istriana
L’esodo degli Istriani rappresenta un momento per lungo tempo rimosso dalla memoria storica.
Oggi sappiamo che le ferite causate dalla Seconda Guerra Mondiale avevano concentrato
l’attenzione sulla necessità di ricostruire una nazione distrutta e i profughi erano stati vittime di una
diaspora che li aveva dispersi non solo in Italia, ma anche in paesi stranieri.
Il 10 luglio 1943 le truppe angloamericane erano sbarcate in Sicilia e avevano conquistato l’isola
in poche settimane. Intanto in Italia aumentava il malcontento nei confronti del regime fascista. Il
25 luglio 1943 il re Vittorio Emanuele III fece arrestare il Duce e affidò il governo al generale
Badoglio il quale intavolò trattative segrete con gli Alleati che sfociarono nell’Armistizio di
Cassibile (3 settembre 1943). L’uscita dell’Italia dal conflitto, annunciata l’8 settembre, causò
l’immediata reazione dei Tedeschi che occuparono la Penisola. L’esercito italiano rimase alla
Martina Cavallaro classe V sez. C Liceo Scientifico “G. Seguenza” Pagina 4
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deriva senza ordini. Mentre i Tedeschi, dopo aver liberato Mussolini che era prigioniero sul Gran
Sasso, proclamarono nel Nord la Repubblica Sociale Italiana che si rifaceva al fascismo ed
intendeva continuare la guerra al fianco di Hitler. In questo contesto si sviluppò l’azione partigiana,
una guerriglia di popolo finalizzata a liberare l’Italia dagli invasori Tedeschi e che in molti casi
assunse il carattere di vera e propria guerra civile. L’insurrezione partigiana nel Nord e l’avanzata
degli Alleati dal Sud condussero alla Liberazione e alla riunificazione dell’Italia il 25 aprile 1945.
Il 9 maggio 1946 il re Vittorio Emanuele III abdicò in favore del figlio Umberto II che rimase in
carica solo per un breve periodo in quanto, il 2 giugno 1946 dopo un referendum al quale
parteciparono per la prima volta anche le donne, l’Italia scelse di diventare Repubblica. Per gestire
tutta questa delicata fase era nato un governo di unità nazionale guidato da De Gasperi che ratificò
anche il trattato di pace con gli Alleati firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 che comportava la
perdita dell’Istria, di Fiume e Zara.
Il confine orientale
La questione Istriana è strettamente collegata agli avvenimenti che si sono succeduti dopo l'8
settembre del 1943, quando la comunità italiana restò in balia dei Tedeschi e della resistenza
iugoslava. Le violenze coinvolsero, all’inizio, anche parte della Venezia Giulia che cadde, per un
breve periodo, sotto il controllo dei partigiani slavi aderenti al movimento partigiano di Tito. In
questo breve lasso di tempo si verificarono i primi episodi di violenza anti-italiana. Vi furono
numerose esecuzioni sommarie, le cui vittime vennero in genere gettate nelle “foibe” (profonde
voragini tipiche del territorio carsico) e deportazioni di un gran numero di militari e civili, parte dei
quali morì di stenti e maltrattamenti nelle carceri, nei campi di prigionia o durante i lunghi
trasferimenti.
Il 2 ottobre 1943 l' Istria fu occupata da ingenti forze militari tedesche guidate dal generale delle SS
Paul Hausser. I reparti teutonici penetrarono nella penisola preceduti da forti bombardamenti aerei
ed in pochi giorni raggiunsero tutte le principali città. I reparti partigiani furono annientati e
costretti alla fuga verso l'interno. L’Istria fu sottratta totalmente al controllo della Repubblica
Martina Cavallaro classe V sez. C Liceo Scientifico “G. Seguenza” Pagina 5
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Sociale Italiana e annessa di fatto al Terzo Reich. Si realizzò così il predeterminato disegno di
Hitler di occupare militarmente e poi annettere a guerra conclusa tutti quei territori nord-orientali
che furono un tempo sotto il dominio asburgico.
Tra l'aprile e il maggio del 1945 l'Istria, grazie allo sforzo congiunto della resistenza locale (sia
slava che italiana), fu liberata dall'occupazione nazista dall'armata jugoslava di Tito.
La successiva politica di persecuzioni, vessazioni ed espropri messa in atto da Tito ai danni della
popolazione italiana, culminata nel dramma dei massacri delle foibe, già sperimentato nel
settembre del 1943, spinse la massima parte della popolazione locale di etnia italiana ad
abbandonare l'Istria, dando vita ad un vero e proprio esodo.
Il dopoguerra
Dopo la fine della seconda guerra mondiale con il trattato di Parigi (1947), l'Istria fu assegnata
alla Jugoslavia che l'aveva occupata, con l'eccezione della parte nord-occidentale, che formava la
Zona A del Territorio libero di Trieste.
La zona B del Territorio libero di Trieste, in cui ricadeva il paese di Umago, rimase
temporaneamente sotto amministrazione jugoslava, ma dopo la dissoluzione del Territorio Libero
di Trieste nel 1954 (memorandum di Londra), fu di fatto incorporata alla Jugoslavia. Tale
annessione fu ufficializzata col trattato di Osimo (1975).
L'esodo
Durante e subito dopo la seconda guerra mondiale un certo numero di italiani fu soppresso dai
partigiani titini. Sulla quantificazione delle vittime vi sono tuttora aspri dibattiti: le stime vanno da
4.000 a 10.000 italiani trucidati, all'interno di un ben più ampio processo di eliminazione
postbellica degli oppositori del costituendo regime comunista jugoslavo che durò fino agli anni '50.
Secondo molte interpretazioni questi fatti furono parte di un disegno di lungo periodo, per cui
foibe ed esodo andrebbero considerati come tappe successive di un medesimo percorso. A
conferma di questa tesi viene spesso citata la testimonianza del braccio destro di Tito Milovan
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Viaggio nella memoria
Đilas, che affermò testualmente d'essere andato in Istria perché «bisognava indurre gli italiani ad
andare via con pressioni di ogni tipo. Così fu fatto».
Una “pulizia etnica” nata anche dal timore che il destino della regione fosse deciso da un
referendum tra gli abitanti. Le stragi erano mirate contro gli italiani di qualunque estrazione sociale
e di qualunque fede politica.
Negli anni del dopoguerra il protrarsi della dura repressione da parte delle autorità jugoslave,
provocò in tal modo la fuga della gran maggioranza degli Italiani autoctoni. Anche sul numero
degli esuli non c'è accordo fra gli storici, ma si stima che circa il 90% degli appartenenti al gruppo
etnico italiano abbia abbandonato definitivamente l'Istria.
A metà degli anni cinquanta, quando l'ultima ondata dell'esodo fu completata, l'Istria aveva perduto
metà della sua popolazione e gran parte della sua identità sociale e culturale.
Come in altri casi di pulizia etnica, eliminato il "problema italiano", le nuove autorità slave
provvidero a cancellare anche la memoria della presenza italiana in Istria: i monumenti furono
abbattuti, le tombe divelte dai cimiteri, la toponomastica cambiata. Le proprietà italiane vennero
interamente confiscate ed assegnate agli slavi che vennero insediati nella regione ormai vuota dei
suoi precedenti abitanti.
Per commemorare questi drammatici eventi è stato istituito in Italia il Giorno del ricordo: il 10
febbraio (anniversario della ratifica del trattato di pace).
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Viaggio nella memoria
ITALIANO A Zacinto
« Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura. »
Ugo Foscolo
Ugo Foscolo
Dopo aver analizzato il periodo storico in cui si svolge l’esodo istriano, passo ad esaminare uno dei
più grandi scrittori di tutta la letteratura italiana, Ugo Foscolo, che soffre come gli istriani la