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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Uomo e natura: usia e attualità
Autore: Pietro Giammanco
Descrizione: in questa tesina, intendo fare un'attenta anamnesi, sia in ambito umanistico che scientifico, del rapporto uomo e natura dall'antichità fino ai giorni nostri.
Materie trattate: storia, fisica, inglese, letteratura italiana, filosofia, geografia astronomica, letteratura latina
Area: umanistica
Sommario: E' mio compito sottoporre alla vostra attenzione l'argomento in oggetto prescelto per l'ideazione, la progettazione, lo svolgimento della tesina "Uomo e Natura: usia e attualità ". Oggetto del presente lavoro risultano l'analisi e insieme la discussione di due elementi topici quali l'uomo e la natura, contemplati nella loro archetipica dicotomia. Occorre quindi rilevare come tale rapporto si sia sempre connotato come una evidente usia, cioè i due elementi uomo e natura risultano tanto inter-dipendenti da risultare quasi consustanziati pur nelle loro rispettive differenze. Ciò impone una anamnesi, e in senso storico e in senso tematico, delle relazioni che in ambito sincronico o diacronico sono intercorse all'interno delle coppie uomo-natura, uomo-civiltà , uomo-progresso. Si impone quindi la necessità di esaminare, all'interno di tale dicotomia uomo-natura, tutti i fenomeni che, più o meno ricollegabili all'azione umana, dunque antropici, hanno concorso, nel tempo, a variare o a trasformare del tutto la "sub-stantia" della natura stessa, dunque l'inquinamento, il surriscaldamento globale (Global Warning), i disastri ecologici, quindi i catastrofismi della natura più o meno dipendenti dall'uomo, dalla civiltà , dal progresso. L'oggetto della mia tesina nasce da interessi personali pertinenti soprattutto a mie ricerche e documentazioni su tematiche fortemente attualizzanti, d'ambito tanto tecnico quanto scientifico. A tal proposito giova ricordare che il pretesto per l'ideazione del mio progetto di studio è costituito dalla visione e insieme dall'analisi di alcune testimonianze all'argomento dedicate, e in particolare il film documentario "Una scomoda verità " (titolo originale: "An Inconvenient Truth") di Al Gore del 2006, film ambientato in USA, peraltro vincitore di due Premi Oscar (nel 2007 come miglior documentario e per la miglior canzone di Melissa Etheridge); o anche dall'analisi e dall'ascolto di taluni "pezzi" musicali quale, ad esempio, "Eppure il vento soffia ancora" di Pierangelo Bertoli. A tale mio interesse hanno pure concorso, quali conoscenze strettamente personali, la visione e la discussione di reportage o notiziari multimediali di recentissima produzione, su catastrofi...
b) Descrizione
Poiché il vapore d'acqua si ottiene invariabilmente somministrando
all'acqua liquida energia in forma termica, una parte essenziale del sistema
che comprende il motore a vapore è il generatore di vapore, o caldaia. Il vapore
viene poi inviato al motore, che può essere di due tipi fondamentali:
alternativo o rotativo. Si usa di solito (e impropriamente) la locuzione motore a
per i soli motori alternativi, mentre quelli di tipo rotativo vengono
vapore
definiti turbine.
In quello alternativo in genere la ruota azionata muove le valvole che
consentono di sfruttare i due lati di ogni pistone, così in ogni tempo avviene
un'espansione bilaterale, mentre i motori a combustione interna hanno in
genere un'espansione ogni 4 tempi. A partire dalla seconda metà del 1800 la
quasi totalità dei motori a vapore ha utilizzato due, tre e anche quattro cilindri
in serie (motori a doppia espansione e tripla espansione); i diversi stadi
lavorano con pressioni di vapore decrescenti in modo da sfruttare meglio la
pressione degli scarichi degli stadi precedenti, che contengono ancora una
certa potenza. In particolare, la soluzione a tripla espansione fu quella
universalmente adottata da tutte le navi della seconda metà dell'800 e dei
primi anni del '900. Per esempio il transatlantico era equipaggiato con
Titanic
due motori a vapore a tripla espansione (uno per ciascuna delle due eliche
laterali) a quattro cilindri, uno ad alta pressione, uno a pressione intermedia e
due a bassa pressione. Invece l'elica centrale era collegata ad una turbina a
vapore mossa dal vapore a bassissima pressione scaricata dai due motori
alternativi. Proprio la soluzione a turbina (adottata a cominciare dalle navi
militari a partire dal 1905) avrebbe soppiantato completamente in campo
marino i motori alternativi prima di essere a sua volta sostituita dai motori a
combustione interna e dalle turbine a gas. Le turbine a vapore rimangono in
uso soprattutto nelle centrali elettriche come forza motrice per azionare gli
alternatori trifase. Di fatto oggi il motore a vapore è stato quasi
completamente sostituito dai motori a combustione interna, che è più compatto
e potente e non richiede la fase di preriscaldamento (per mettere la caldaia in
7
che si traduce in un ritardo prima di poter utilizzare il motore
pressione),
stesso.
II. 1. 2. Il carbon coke
La non risultò l’unica innovazione tecnologica, altre se
macchina a vapore
ne aggiunsero e riguardarono le macchine utensili, le macchine motrici, le
industrie tessili e l’industria pesante. Occorre quindi ricordare l’invenzione
del cosiddetto “filatoio nel 1767 e l’invenzione del telaio meccanico
idraulico”
nel 1787 ad opera di Edmund Cartwright. Tutto ciò concorse ad accrescere lo
sviluppo industriale che richiese l’utilizzo di quantità sempre maggiori di
ben superiori a quelle fornite dalla macchina all’uomo. La
energia macchina
quindi sostituì le tradizionali e ciò in ragione (specie per la
fonti di energia,
macchina a vapore) della abbondantissima ricchezza di giacimenti di carbone
in Inghilterra. Non minore fu per altro il progresso nel campo della siderurgia,
dove per merito di Abraham Darby si cominciò ad utilizzare, anziché il carbone
di legna, il cosiddetto cioè l’antracite distillata a secco: senza tale
“coke”,
innovazione la siderurgia sarebbe incorsa in un irreversibile pericolo, anzi
l’uso del fece sì che non si procedesse ulteriormente alla deforestazione.
“coke”
Fu tale l’importanza del “coke” che, non a caso, tale invenzione cosi come tutti i
fenomeni tecnologici e sociali ad essa legati furono oggetto di analisi e
discussione anche in ambito letterario, cosi come si pronuncia Charles Dickens
nel suo romanzo e in particolare nel in riferimento
“Hard Times” capitolo V,
alla cosiddetta “Coketown”. II. 3. INGLESE
"It was a town of red brick, or of brick that would have been red if the smoke
and ashes had allowed it; but as matters stood, it was a town of unnatural red
and black like the painted face of a savage. It was a town of machinery and
8
tall chimneys, out of which interminable serpents of smoke trailed themselves
for ever and ever, and never got uncoiled. It had a black canal in it, and a river
that ran purple with ill-smelling dye, and vast piles of buildings full of
windows where there was a rattling and a trembling all day long, and where
the piston of the steam-engine worked monotonously up and down, like the
head of an elephant in a state of melancholy madness. It contained several
large streets all very like one another, and many small streets still more like
one another, inhabited by people equally like one another, who all went in and
out at the same hours, with the same sound upon the same pavements, to do
the same work, and to whom every day was the same as yesterday and to-
morrow, and every year the counterpart of the last and the next."
(from 'Hard Times' by Charles Dickens, chapter V. 'The key-note').
Traduzione
“Era una città di mattoni rossi o, meglio, di mattoni che sarebbero stati rossi,
se fumo e ceneri lo avessero consentito; ma così come stavano le cose, era una
città di un rosso e di un nero innaturale come la faccia dipinta di un selvaggio.
Una città piena di macchinari e di alte ciminiere fuori dalle quali uscivano,
snodandosi ininterrottamente, senza mai svoltolarsi del tutto, interminabili
serpenti di fumo. C'era un canale nero e c'era un fiume che scorreva viola per
le tinture maleodoranti che vi si riversavano, c'erano vasti agglomerati di
edifici pieni di finestre che tintinnavano e tremavano tutto il giorno, e dove gli
macchine a vapore
stantuffi delle si alzavano e si abbassavano con moto
regolare e incessante, come la testa di un elefante in preda a una follia
malinconica. C'erano tante strade larghe, tutte uguali fra loro e altre piccole
strade sempre uguali l’una all’altra, abitate da persone altrettanto uguali fra
loro, che entravano e uscivano tutte alla stessa ora, con lo stesso suono sopra
gli stessi pavimenti, per svolgere lo stesso lavoro; persone per le quali l'oggi era
uguale all'ieri e al domani, e ogni anno era la replica di quello passato e di
quello a venire.” 9
These attributions of Coketown were in the main inseparable from the
work by which it was sustained.
But what are the characteristics of this city? The pollution, the
repetitiveness, the loss of identity of workers, the sense of suffered
alienation
by those who are forced to live in a place where everybody is performing the
same work, where every day of the year is the same as any other day, where
all roads are the same as all buildings. This description presents a realistic
picture, whose effectiveness stems from the rhythmic repetition of simple
statements with a person impersonal and contrasting expressions that
highlight the negative aspects of the elements described.
The choice of terms that recall the senses and in particular the view
through the use of colors with a negative connotation (black as death or denial
of life; purplish as something unnatural or as a sense of sadness, red like life)
contributes to ensure that the description is realistic and does not leave room
for imagination. The Dickens’ imaginary is anticipation of a cultural alienation
and aesthetics that will have broad course in artistic production starting in
late '800. There are similarities and metaphors through which the criticism of
the process of industrialization is tight.
The sfigurate houses of Coketown "of a red and a black unnatural as the
"snakes machinery, forms "titanic" of
painted face of a savage", smoke",
chimneys, allude to "controlled" monstrosity. In short, everything is fake,
unnatural, but it is the man to create and govern this "fiction". These urban
metaphors draw, then, the boundaries of a "alien" world certainly distressing,
in which man moves to fatigue, but moves relatively protected.
Dickens prepares the reader to the introduction of the theme of alienation
expressed here, because (the steam engine) and effect (melancholic madness),
leaving guess the frustration of workers and the loss of identity that connotes.
Coketown presents itself as the willed and grotesque exasperation of the
hallmarks of the city: here the balance becomes monotony, the order becomes
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squalor, the symmetry becomes obsession and man becomes caricature or
impersonal gear with its anonymous inhabitants.
II. 1. 3. Parte Seconda (Seconda rivoluzione industriale)
La visione della macchina, della modernità, del progresso durante
la seconda rivoluzione industriale.
Nella seconda metà dell’ ‘800 si assiste ad una fioritura delle scienze in
concomitanza, in ambito filosofico, alla diffusione del cosiddetto positivismo,
ossia quel movimento filosofico che sanciva il progresso come un percorso
continuo ed irreversibile destinato a realizzare il benessere e la felicità di tutti
gli uomini. E’ un scientifico e tecnologico che mira a trasformare le
progresso
abitudini quotidiane, tanto da investire anche altri campi del sapere; in
particolare, per le sue ricadute sociali, l’ambito letterario, in cui il tema del
progresso viene rappresentato a seconda della prospettiva, ora in modo
positivo, ora in modo negativo. E’ una cultura, quella positivistica, che osserva
con crescente soddisfazione le scoperte scientifiche tese a guarire malattie e a
migliorare la vita dell’uomo. Si afferma, per altro, una “fede” incrollabile nel
giustificata dall’incremento dell’industrializzazione, dei commerci,
progresso
degli affarismi. Dunque, si crea una ottimistica fiducia nella scienza e nella
capacità razionali dell’uomo, supportata dalle trasformazioni che concorrono a
definire sempre più gli aspetti della modernità (telefono, telegrafo, treno,
elettricità). 11
II. 2. 2. La scoperta e l’utilizzo dell’elettricità
Col termine si allude genericamente a tutti i fenomeni su scala
elettricità
macroscopica che coinvolgono una delle interazioni fondamentali,
l'elettromagnetismo, con particolare riferimento all'elettrostatica. A livello
microscopico tali fenomeni sono riconducibili all'interazione tra particelle
cariche su scala molecolare: i protoni nel nucleo di atomi o molecole ionizzate,
e gli elettroni. I tipici effetti macroscopici di tali interazioni sono le correnti
elettriche e l'attrazione o repulsione di corpi elettricamente carichi.
L'elettricità è responsabile di ben noti fenomeni fisici come il fulmine o
l'elettrizzazione, e rappresenta l'elemento essenziale di alcune applicazioni
industriali come l'elettronica e l'elettrotecnica. Divenuta contemporaneamente
il più diffuso mezzo di trasporto per l'energia e uno dei più diffusi mezzi di
trasporto per l'informazione, l'elettricità è diventata il simbolo del mondo
moderno: illumina le abitazioni, fa funzionare le fabbriche e rende vicini i
popoli più lontani. L’elettricità: cenni storici
Antichità
Secondo quanto descritto da (600 a.C.), l'elettricità era nota nella
Talete
Grecia antica nella misura in cui lo strofinio di pelo su alcune superfici, come
l'ambra, causava un'attrazione tra i due corpi. I greci antichi compresero che
l'ambra era in grado di attrarre oggetti leggeri, come i capelli, e che un
ripetuto strofinio dell'ambra stessa poteva addirittura dare origine a scintille.
Un oggetto rinvenuto in Iraq nel 1938, datato circa 250 a.C. e denominato
ricorda una e alcuni credono possa essere
Batteria di Baghdad, cella galvanica
stata utilizzato a scopo di galvanoplastica. 12
Età moderna
Il fisico italiano si occupò di nel
Girolamo Cardano elettricità De
(1550), distinguendo, forse per la prima volta, la forza elettrica da
Subtilitate
quella magnetica. Nel 1600 lo scienziato inglese nel
William Gilbert, De
estese il lavoro di Cardano e coniò il termine latino da
Magnete, electricus
(elektron), in greco antico "ambra", che presto sarebbe stato
ηλεκτροn
convertito nell'anglosassone e (in italiano ed
electric electricity elettrico
elettricità).
Gilbert ebbe seguito nel 1660 grazie a Otto von Guericke, che inventò un