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Sintesi

Sintesi Trasporti urbani ecosostenibili



Questa tesina di maturità descrive i trasporti urbani ecosostenibili. Le esigenze dei centri urbani, in termini di spostamento delle persone e attività economico-commerciali, hanno portato alla diffusione di un elevatissimo numero di veicoli ad uso prevalentemente privato. Nell’ultimo secolo, la tipologia dei mezzi di trasporto privato è stata orientata alla produzione di veicoli mossi da motori endotermici in misura tale da generare molteplici effetti collaterali di cui alcuni con conseguenze negative sulla salute dell’uomo e sull’equilibrio biologico dell’ambiente. All’inizio del XX° secolo non si era consapevoli del potenziale di inquinamento che si sarebbe andato a generare con tali scelte tecniche basate sul motore endotermico, diesel o a scoppio; solo col passare dei decenni si è realizzato che il quantitativo di gas emessi da tali motori, unito alle problematiche relative allo smaltimento dei prodotti stessi una volta cessato il loro utilizzo (le automobili e i loro componenti) ha portato il livello di qualità dell’aria e dell’ambiente a livelli di preoccupazione tale che, se non verranno presi a breve termine provvedimenti seri, non solo le città , ma lo stato del pianeta ne risulterà inquinato in modo irreversibile.
Si è cercato di portare in evidenza, nella tesina, alcune soluzioni possibili nel breve e lungo periodo per contribuire a invertire la rotta che, altrimenti, ci porterà inevitabilmente alla proibizione dell’uso dei veicoli privati dei centri urbani: per preservare giustamente la salute delle persone, la qualità dell’aria e dell’ambiente, si presenteranno le conseguenze che questo comporta: riprogettare le città.

Collegamenti
Trasporti urbani ecosostenibili tesina

Scienze - Trasporti urbani ecosostenibili .
Storia dell'arte - Futurismo.
Fisica - L'elettricità.
Estratto del documento

STATO GEOFISICO DEL PIANETA

#1.

Le condizioni del pianeta e l'emergenza ambiente nel Globo, in Europa e in Italia.

Situazione globale

Il quotidiano on line “www.repubblica.it” del 13 aprile 2014 citando il nuovo

rapporto 2014 dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), richiama

l’attenzione sulle conseguenze dei gas serra, con un titolo a dir poco preoccupante:

"Ogni anno un miliardo di tonnellate di gas serra in più nell'atmosfera. L'obiettivo

deve essere un taglio delle emissioni di almeno il 40% entro il 2050”; in sostanza, se

non si interviene, continuando con l’attuale livello di emissioni nell’atmosfera la

temperatura del pianeta continuerebbe ad aumentare con conseguenze catastrofiche

in un futuro nemmeno poi troppo lontano.

Dallo stesso sito fra le pagine on-line, si legge “Cosa succederebbe se il ghiaccio dei

poli dovesse sciogliersi? Stati come l'Olanda, la Danimarca e la Florida verrebbero

sommersi; la Foresta Amazzonica sarebbe ricoperta dal mare; Roma, Stoccolma e

Pechino, solo per citare alcune città, scomparirebbero. Le conseguenze si possono

vedere in queste mappe realizzate da Martin Vargic, uno studente universitario e

grafico dilettante che vive in Slovacchia, che ha immaginato gli effetti di un

innalzamento del livello del mare di 260 piedi (circa 79 metri). Nella cartina,

realizzata nello stile dei classici atlanti a cui forse ci stiamo disabituando, i confini

attuali sono segnati con una linea tratteggiata in modo da avere un confronto

immediato. L'Italia perderebbe il 'tacco' dello stivale e l'intera Pianura Padana,

oltre a Roma, Napoli, Pisa, Venezia, Cagliari e Palermo. In Francia scomparirebbe

Nizza, Marsiglia e Bordeaux; in Grecia Atene e Salonicco”. 4

Mappa ipotizzata con le previsioni dello scioglimento dei ghiacci: il tratteggio

identifica la terra allo stato attuale.

Dal 1980 al 2005 la superficie artica si è ridotta quasi del 1% e l’analisi della

temperatura dell’aria troposferica sull’Antartide, a 4-5000 m di altezza, evidenzia

negli ultimi trent’ anni un riscaldamento molto più accelerato rispetto alla superficie:

quasi 3 gradi (un grado ogni decade) evidenziando che i modelli matematici delle

variazioni climatiche che sono disponibili, risultano inadeguati a interpretare quanto

sta accadendo. La conseguenza più evidente è uno scioglimento dei ghiacci molto

più rapido di quanto si era ipotizzato.

Sempre in merito alle variazioni climatiche occorse negli ultimi trent’anni,

nell’International Symposium on Climate Change Research Challenge tenutosi a

inizio 2006, è emerso che “il 2005 è stato l’anno più caldo mai registrato, con

episodi crescenti di eventi estremi” e che “il riscaldamento globale non è più da

vedersi come una possibilità, ma come una certezza: la comunità scientifica è

5

chiamata a dare risposta a tutta una serie di quesiti irrisolti, e soprattutto a

determinare il punto di non ritorno per l’umanità; in questa fase non si può che agire

sulla base di principi di precauzionalità”.

Nonostante la firma del Protocollo di Kyoto che avrebbe dovuto contenere le

conseguenze degli effetti negativi dei gas serra, abbiamo visto un progressivo

accelerarsi dei segnali di cambiamento del clima; siamo di fronte al fatto che una

parte della comunità internazionale sembra mostrare un certo calo di tensione, sia per

le resistenze di paesi industrializzati ad alta concentrazione di usi energetici, sia di

paesi emergenti a ritmo accelerato.

Situazione in Europa

Nel quadro generale europeo il rapporto 2005 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente

dichiara che sulle basi delle proiezioni fattibili oggi, la gran parte degli stati membri

d’Europa incontrerà difficoltà a rispettare gli obiettivi: il protocollo impegnava

l’Europa a ridurre al 2012 le emissioni di gas serra nella misura del 5,2% rispetto ai

valori del 1990, ma questo traguardo è oramai fallito, in considerazione del fatto che

dal 1990 al 2004 le emissioni europee, anziché diminuire, sono aumentate di oltre

l’11%.

Situazione in Italia

L’Italia che è fra i paesi che hanno sottoscritto il Protocollo, sta sostenendo con una

certa difficoltà gli impegni assunti. Dobbiamo sperare che nonostante la persistente

crisi economica e finanziaria che ha colpito l’occidente, non prevalga un approccio

superficiale, riluttante verso “l’assunzione di concreti e ben definiti impegni

quantitativi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti all’orizzonte del 2020,

data identificata come imminente obiettivo per verificare le possibilità di superare

6

il punto di non ritorno verso le conseguenze climatiche generate dai gas serra.”

(Cei.)

L’Italia è in difficoltà maggiore, in quanto nonostante gli interventi attivati, le

emissioni climalteranti del 2004 hanno già superato di quasi il 13% quelle del 1990.

In sostanza, almeno 100 milioni di tonnellate/anno di CO ci separano dall’obiettivo

2

prefissato a Kioto.

Come evidenziato dal Rapporto Nazionale sull’Ambiente del 2005, in questo quadro

il settore dei trasporti, responsabile di 1/3 delle emissioni di gas serra, appare il più

scoperto. In Italia, la domanda di mobilità negli ultimi 15 anni è aumentata del 30%

per i passeggeri e del 10% per le merci, e tale crescita non sembra rallentare. Il parco

veicolare italiano è aumentato complessivamente del 33%, con le auto al +24%, i

motocicli al +82% e gli autocarri al +55%.

Fonte Cei 7

#2. Il PROBLEMA DELL’ENERGIA

Un altro problema rilevante è quello che riguarda l’aspetto energetico. Nei

prossimi 20 o 30 anni, in Europa i 2/3 dei bisogni energetici europei, contro il 50%

attuale, dovranno essere soddisfatti con prodotti importati dall’esterno, con una forte

esposizione non solo economica, ma anche in termini di sicurezza. Le riserve sono

concentrate in poche aree. Attualmente, la metà dei consumi di gas naturale

(metano), probabilmente il vettore energetico che sarà maggiormente utilizzato in

futuro, proviene da tre soli paesi (Russia, Norvegia, Algeria) e, col trend attuale

questa quota aumenterebbe all’80% nei prossimi 25 anni. Instabilità ancora maggiori

sono già ben visibili per l’approvvigionamento del petrolio, le cui riserve sono inoltre

già pericolosamente assottigliate. Si tratta quindi di un problema del medio termine,

che al di là dei prezzi delle fonti energetiche, inevitabilmente destinati ad aumentare,

intacca alla radice il patrimonio delle risorse naturali che sono la base della continuità

di efficienza dell’attività sociale e industriale del futuro.

Tutto ciò deve spingere la ricerca, innescare perfezionamenti e innovazioni indirizzati

ad una maggiore efficienza negli usi finali. E anche sotto questo profilo il settore dei

trasporti, che in Italia è quello che maggiormente incide nel bilancio energetico

nazionale, con un consumo di 44,4 Milioni di T(dato del 2005) imputabili per il 90%

al trasporto su gomma, costituisce un’area di potenziale forte innovazione. 8

#3. TRAFFICO E SALUTE

(Nei centri urbani in Italia)

Tra il 1990 e il 2003, in Italia, la richiesta di mobilità urbana è considerevolmente

aumentata e le indagini ambientali hanno rilevato un accrescimento di emissioni di

Azoto maggiorato del 50%. L’inquinamento atmosferico è un fattore che incide

negativamente sulla salute dell’uomo, della comunità e dell’ambiente.

Le fonti generatrici sono numerose anche se ascrivibili principalmente alle emissioni

del settore dei trasporti, industriale, agricolo e della produzione energetica, ma il 74%

del totale è detenuto indiscutibilmente dai mezzi mobili.

Gli effetti negativi si rendono evidenti nel lungo e nel breve termine. Eventi estremi

possono occorrere quando i livelli di inquinamento raggiungono picchi eccezionali,

come l’episodio del Lond Smog (smoke and fog) che nel 1952 procurò la morte di

12.000 persone per malattie respiratorie pre-esistenti.

Le comunità esposte a particolato atmosferico presentano un’elevata percentuale di

patologie correlate all’inquinamento, riferendo inoltre un notevole aumento della

spesa sanitaria per la gestione delle stesse.

Le polveri di dimensioni submicrometriche presenti nell’aria, sono in grado di

penetrare l’organismo dalle vie aeree superiori per andare ad intaccare le mucose e i

tessuti degli organi interni, generando combinazioni altamente dannose per

l’equilibrio fisiologico degli scambi gassosi polmonari e per il regolare sviluppo

cellulare.

“Generalmente l’esposizione a breve termine aggrava situazioni già note, mentre gli

effetti nel lungo termine sono rilevabili nella costante insorgenza di malattie

9

dell’apparato respiratorio e cardiaco, per non parlare di patologie tumorali,

immunologiche e genetiche.” (Ospedale Gradenigo, Torino).

Esponendo i recenti numeri rilevati dagli studi dell’OMS (Organizzazione Mondiale

della Sanità) del 2012 abbiamo appreso che “l’emergenza di patologie

cardiovascolari, prevalentemente legate a disordini coronarici, hanno causato il

decesso di 4.3 milioni di persone tra l’Europa, l’America, l’Africa, le regioni del

Mediterraneo occidentale e il Sud-Est Asiatico” (OMS).

Secondo l’Istituto Sanitario Nazionale, in Italia, nel 2013, sono state fatte 38.400

nuove diagnosi di tumore al polmone.

Le stime fatte per il futuro non sono confortanti in quanto i livelli di particolato

nell’aria stanno aumentando esponenzialmente, tanto che nel “database” di controllo

OMS, che monitorano 1600 città in 91 Paesi, si è rilevato che solo il 12% delle

persone respira aria pulita.

Nell’UE il 90% delle persone viene esposto a livelli di inquinamento considerati

altamente nocivi per la salute.

Altro aspetto rilevante è quello riferibile ai danni acustici che quotidianamente

subiamo. Nelle aree urbane il rumore del traffico e delle attività industriali, grava

sulla qualità della vita dei cittadini e conduce a un rilevante aumento dello stress con

ripercussioni negative sullo stato di salute.

Sempre secondo l’OMS almeno 40 milioni di persone, in Italia, subisce un

deterioramento dell’apparato uditivo, inoltre recentemente sono state valutate

considerevoli correlazioni con patologie del sistema immunitario, ormonale e

cardiovascolare. 10

4. TRAZIONI ALTERNATIVE

Una possibile alternativa alla vasta diffusione dei veicoli a trazione generata da

motori endotermici, che come si è visto sono una delle principali fonti di

inquinamento acustico e atmosferico, sono i veicoli a trazione elettrica: pura, ibrida o

a celle a combustibile generatrici di energia elettrica.

Vediamo la panoramica sui veicoli a trazioni alternative e le ipotetiche proiezioni su

un futuro prossimo contrapposto al modello più diffuso, cioè quello a trazione con

motori endotermici. Per effettuare questo percorso è interessante partire da alcune

interessanti e curiose notizie relative agli albori dell’avventura umana della trazione

autonoma dei veicoli

4.1 Breve storia dei veicoli elettrici

“Sembra che la prima elettromobile, ovvero il primo veicolo mosso dall’elettricità,

sia stato costruito nel lontano 1842 dall’inglese Davidson: era però una carrozza

mossa da otto elettrocalamite alimentate da pile. Pile perché l’accumulatore doveva

essere inventato più tardi nel 1860, dal francese Plantè. Si può dire che solo quando

nacque il motore elettrico verso il 1880 si ebbero i due ingredienti principali per

l’automobile elettrica.

Ed è al francese Jeantaud che viene attribuita la paternità della prima vera e

propria elettromobile, da lui costruita nel 1894. La vettura, una biposto, aveva 430

chili di batterie elettriche, sistemate posteriormente; un motore elettrico che

sviluppavano una potenza massima di 4 CV a 1300 giri.” (Quattroruote 12/1967). 11

Quattroruote n.12/1967

In seguito vi sono stati vari tentativi di costruzione di veicoli elettrici, i principali

sono riportati di seguito, attingendo le specifiche dal web e da fonti specialistiche

(Museo dell’Automobile di Torino). Sino a poche decine di anni orsono, è sempre

mancata la spinta decisiva per una vera e propria industrializzazione, sia per cause di

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